L'Aquila, nove dipendenti dell'associazione teatrale da 10 mesi senza stipendio

La direttrice dell'Atam (Associazione teatrale abruzzese e molisana) Finarelli: debiti con le compagnie teatrali per 900mila euro, situazione disastrosa dovuta anche ai tagli del Ministero e della Regione

L’AQUILA. Senza stipendio da dieci mesi, e nessuna certezza per il futuro. Condizioni al limite per i lavoratori dell’Associazione teatrale abruzzese e molisana (Atam). Per questo Carla Finarelli, direttore dallo scorso anno, ha voluto mettere in chiaro la situazione. Nei giorni scorsi l’attore Milo Vallone in relazione all’Atam aveva parlato di una «scellerata gestione» che avrebbe portato allo stop di un suo spettacolo.

«Sono molto dispiaciuta per le compagnie e per tutti coloro che in questi anni non sono stati pagati per i loro spettacoli», chiarisce Finarelli, «ma noi lavoratori ci troviamo nella loro stessa situazione». Carla Finarelli per vent’anni all’Atam si è occupata di programmazione, ma aggiunge: «Sono venuta a conoscenza dello stato economico dell’ente solo quando sono subentrata come direttore; dell’amministrazione e dei suoi conti», spiega, «nessuno di noi sapeva nulla». Al vertice dell’Atam per molti anni sono stati Enzo Gentile, che lo ha diretto fino alle dimissioni del giugno 2013 (e che collabora ancora con Atam per progetti speciali) e Marco Fanfani attuale presidente della Fondazione Carispaq. Al suo posto, da marzo 2014, c’è l’avvocato Giulio Cesare Primerano: «Ad oggi con il presidente abbiamo le mani legate, impossibile qualsiasi programmazione».

L’Atam conta 9 lavoratori, tutti senza stipendio da dieci mesi. Uno è in cassa integrazione totale, sei in cassa integrazione parziale, e 2 collaboratrici con stipendio ridotto. «La cassa integrazione ordinaria», spiega la Finarelli, «avrebbe dovuto pagarla l’Atam che, però, non ha la possibilità di farlo. Da aprile siamo in cassa in deroga: continuiamo a lavorare senza soldi solo perché crediamo che le cose possano in futuro migliorare». Futuro che deve passare per il pronunciamento in merito a due ricorsi, per il ripiano dei debiti e decisioni ministeriali. Per l’anno 2013 il ministero dei Beni culturali ha tagliato il contributo passato dai 580 milioni di euro del 2012 ai 250 del 2013. Avverso questa decisione l’Atam si è rivolta al Tar, che deve ancora pronunciarsi. «La Regione invece», spiega la direttrice, «deve darci il contributo 2014, non ci ha dato quello del 2011 e anche su questo taglio abbiamo fatto ricorso al Tar». Seppure il Tar dovesse dar ragione all’Atam la situazione resterebbe critica: «Solo verso le compagnie», prosegue Finarelli, «abbiamo debiti per 900 mila euro. Abbiamo quasi saldato il 2011, fin qui abbiamo programmato ma senza poter pagare».

All’orizzonte c’è un futuro basato su promesse, tra cui quelle di riordino del comparto teatrale che non ci sarà prima di settembre, ovvero quando il nuovo consiglio regionale diventerà davvero operativo. «L’ente andrà ripensato», aggiunge la direttrice, «ma sono le compagnie a chiederci di mantenere in vita il circuito. Ci sono gruppi che lavorano con noi gratuitamente, come il Florian di Pescara e i Guardiani dell’Oca. Abbiamo ottimi rapporti anche con Tsa, Kora Teatro e altri. Poi, però, ci sono Comuni che ci chiudono la porta. C’è chi non vuole neanche sentire il nome Atam, c’è chi paga in ritardo e chi non paga affatto. Vantiamo crediti da Chieti, Roseto, Avezzano e Ortona». Tra i Comuni c’è anche quello dell’Aquila: «Qui non si tratta di pagamenti ma di volontà di seguire la nostra situazione. Ho trovato grande attenzione da parte dell’assessore Betty Leone poi, però, si è bloccato sempre tutto. Ho deciso di parlare della nostra situazione», conclude, «perché lo devo a chi pur senza compenso sta continuando a lavorare con la stessa passione di sempre».

Barbara Bologna

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