L’Aquila patrimonio Unesco
Avviato l’iter che la farà divenire «sito bene dell’umanità».
L’AQUILA. L’iter è già stato avviato, ma l’ufficializzazione si avrà solo nei prossimi mesi: L’Aquila potrebbe diventare presto patrimonio dell’umanità, inserita a pieno titolo tra i siti dell’Unesco. L’annuncio ieri, alla giornata di studio sul futuro della città. A rendere noto il possibile prestigioso riconoscimento sono il presidente della commissione nazionale dell’organizzazione, Giovanni Puglisi, e il direttore generale dell’Iccrom (Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali), Mounir Bouchenaki, ieri all’Aquila per la giornata di studio promossa dall’Ufficio del vice commissario per la tutela dei Beni culturali, in collaborazione con il Politecnico di Torino e l’Iccrom, con il sostegno della Carispaq e del Consorzio Federico II. La proposta, già avanzata nelle scorse settimane da più parti e rilanciata dal professor Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, è stata caldeggiata anche dalla direttrice regionale per i Beni culturali, Anna Maria Reggiani e sembra prendere man mano consistenza. «Le procedure per l’inserimento di un nuovo sito tra quelli dell’Unesco sono piuttosto lunghe» spiega Puglisi, «si tratta di accordi internazionali.
Dal punto di vista politico, tuttavia, potrebbe rappresentare la tappa finale di un percorso nato il 6 aprile: dalla Maddalena all’Aquila, dall’Aquila a Parigi». Lo stesso governo, attraverso il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro giunto all’Aquila nel pomeriggio, sostiene la proposta. Come dire, insomma: dopo il G8, l’Unesco. Prima che questo avvenga però sarà necessario presentare un dossier con le motivazioni che supportino la richiesta dell’inserimento. «Proprio per costruire questo abbiamo iniziato a lavorare in sinergia tra ministero, commissione Beni culturali dell’Unesco e Politecnico di Torino. Si sono già svolte due riunioni sul tema» spiega Bouchenaki «vogliamo dimostrare il valore eccezionale della città che risiede non solo nella sua storia, ma anche nella sua rinascita.
I siti inseriti nella lista dell’Unesco aumentano di media il proprio fatturato turistico del 20-30%». Il capoluogo abruzzese non sarebbe la prima città ad entrare a far parte dei siti dell’Unesco dopo un terremoto devastante: lo stesso è già accaduto per Kotor nel Montenegro e per Bam in Iran. «Si tratta di paesi che dalla propria collocazione geopolitica hanno saputo trarre vantaggi in termini di aiuto da Unesco e comunità internazionale» spiega la Reggiani. Intanto, studenti e ricercatori del Politecnico di Torino, guidati dalla professoressa Tatiana Kirova, hanno dato il via a un’attività di monitoraggio sullo stato dell’arte dell’Aquila. «È stata evidenziata la necessità che l’opera di ricostruzione nella zona rossa debba essere accompagnata da un’unica cabina di regia» spiega la docente, «in modo da rendere compatibili paesaggisticamente i nuovi interventi e individuare criticità».
L’intervento del vice commissario per la tutela del Patrimonio culturale, Luciano Marchetti, ha posto invece l’attenzione sulla ricostruzione dell’Aquila, «un caso diverso da tutti gli altri» ha detto «non sarà sufficiente ricostruire il singolo monumento, bisognerà invece pensare ad un recupero che ponga la massima attenzione al tessuto urbano nella sua totalità». All’incontro hanno partecipato anche il presidente della Regione, Gianni Chiodi, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, il sindaco Massimo Cialente, il rettore Ferdinando di Orio e il collega del Politecnico di Torino Francesco Profumo.
Dal punto di vista politico, tuttavia, potrebbe rappresentare la tappa finale di un percorso nato il 6 aprile: dalla Maddalena all’Aquila, dall’Aquila a Parigi». Lo stesso governo, attraverso il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro giunto all’Aquila nel pomeriggio, sostiene la proposta. Come dire, insomma: dopo il G8, l’Unesco. Prima che questo avvenga però sarà necessario presentare un dossier con le motivazioni che supportino la richiesta dell’inserimento. «Proprio per costruire questo abbiamo iniziato a lavorare in sinergia tra ministero, commissione Beni culturali dell’Unesco e Politecnico di Torino. Si sono già svolte due riunioni sul tema» spiega Bouchenaki «vogliamo dimostrare il valore eccezionale della città che risiede non solo nella sua storia, ma anche nella sua rinascita.
I siti inseriti nella lista dell’Unesco aumentano di media il proprio fatturato turistico del 20-30%». Il capoluogo abruzzese non sarebbe la prima città ad entrare a far parte dei siti dell’Unesco dopo un terremoto devastante: lo stesso è già accaduto per Kotor nel Montenegro e per Bam in Iran. «Si tratta di paesi che dalla propria collocazione geopolitica hanno saputo trarre vantaggi in termini di aiuto da Unesco e comunità internazionale» spiega la Reggiani. Intanto, studenti e ricercatori del Politecnico di Torino, guidati dalla professoressa Tatiana Kirova, hanno dato il via a un’attività di monitoraggio sullo stato dell’arte dell’Aquila. «È stata evidenziata la necessità che l’opera di ricostruzione nella zona rossa debba essere accompagnata da un’unica cabina di regia» spiega la docente, «in modo da rendere compatibili paesaggisticamente i nuovi interventi e individuare criticità».
L’intervento del vice commissario per la tutela del Patrimonio culturale, Luciano Marchetti, ha posto invece l’attenzione sulla ricostruzione dell’Aquila, «un caso diverso da tutti gli altri» ha detto «non sarà sufficiente ricostruire il singolo monumento, bisognerà invece pensare ad un recupero che ponga la massima attenzione al tessuto urbano nella sua totalità». All’incontro hanno partecipato anche il presidente della Regione, Gianni Chiodi, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, il sindaco Massimo Cialente, il rettore Ferdinando di Orio e il collega del Politecnico di Torino Francesco Profumo.