L'Aquila, requisitoria del pm: "Palazzo in via XX Settembre come un castello di carta"
Picuti ha chiesto la condanna a quattro anni di carcere per il collaudatore del condominio accusato di omicidio colposo
L’AQUILA. «Quel palazzo era un fragile castello di carta». Così si è espresso il pm Fabio Picuti nella sua requisitoria nel processo per il crollo, in seguito al sisma, di un palazzo realizzato negli anni Cinquanta, in via XX Settembre 123, sotto le cui macerie rimasero uccise cinque persone mentre altre riportarono ferite gravi e traumi incancellabili.
Ieri il pm ha chiesto per l’unico imputato (gli altri sospettati sono deceduti anni fa), il collaudatore Leonardo Carulli, la condanna a quattro anni di carcere per cooperazione in omicidio colposo plurimo e lesioni.
Nella sua requisitoria il magistrato ha ribadito che in occasione della costruzione del palazzo non furono affatto osservate le prescrizioni antisismiche. Inoltre furono adoperati materiali scadenti sia in relazione al cemento che al ferro. «Il telaio», ha ribadito il magistrato, «è stato fatto ignorando il fatto che l’edificio dovesse resistere a onde sismiche provenienti da ogni direzione, ma non fu così».
Picuti ha parlato anche di «progetto maldestro» che «un bimbo delle scuole elementari avrebbe realizzato meglio». Ha poi aggiunto che se l’imputato, nella sua veste di collaudatore, avesse osservato il progetto, si sarebbe reso conto degli errori. Ha poi detto che l’imputato avrebbe dovuto comunque segnalare i difetti di requisiti antisismici.
Le parti civili si sono adeguate alle richieste del pm. L’avvocato Stefano Rossi si è qualificato come «portavoce di Grande dolore», il legale Monica Badia ha insistito sulle gravi irregolarità dei lavori e l’avvocato Paolo Vecchioli ha ribadito il concetto che «l’immobile difettava dei requisiti antisismici». Egli ha anche chiesto il dissequestro del sito per permettere nuovi lavori. L’avvocato Antonio Orsini, per conto del Comune, ha chiesto danni per un milione.
Poi è stato il turno del primo dei legali dell’imputato, Fabio Santaniello. Egli ha sostenuto che in relazione alle leggi antisismiche vigenti negli anni Cinquanta, e risalenti alla fine degli anni Trenta, il comportamento del suo assistito, che ha 88 anni, è stato ineccepibile chiedendo che venga scagionato. Visto il protrarsi dell’udienza il giudice unico del tribunale, Giuseppe Nicola Grieco, ha rinviato l’udienza al 14 giugno data nella quale interverrà un secondo difensore dell’accusato e poi ci saranno le repliche di pm e delle difese.
Le richieste di danni, comunque, non sono rivolte all’accusato ma all’Ater, che gestiva il palazzo, individuata nel processo come responsabile civile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA