la protesta

L'Aquila, scioperano i 120 ricercatori della Intecs

Ingegneri, matematici, fisici e tecnici vengono impiegati a chiamata. Da gennaio il contratto di solidarietà abbasserà i compensi e la proposta dei 120 lavoratori di gestire il centro di ricerca con un progetto di auto imprenditorialità non è stata accettata

L'AQUILA. Oltre 120 lavoratori, di cui il 70% parcheggiato in attesa che venga risolta un'emergenza lavorativa che dura da tempo, mesi di impasse e di scarso lavoro, commesse fatte portare avanti soltanto da 7, 8, 10 impiegati al massimo: tutti gli altri a casa da mesi che "rischiano di perdere le loro professionalità", come dice Elvira Simona De Sanctis, rappresentante sindacale della Fiom, "tutte professionalità molto alte". Si tratta di laureati, ingegneri, fisici, matematici o tecnici con competenze di alto profilo del laboratorio di Ricerca & Sviluppo della Intecs dell'Aquila, fiore all’occhiello della ricerca nel campo delle telecomunicazioni e. un tempo, uno dei centri più importanti dell’ex polo elettronico. Da mesi lavorano soltanto a chiamata, “come avviene nel caporalato”, denuncia uno di loro, Donato Di Domenico, 60 anni e 33 di lavoro alle spalle, project manager e, in passato, per 18 anni responsabile di un gruppo che si occupava di microelettronica, all'interno del quale ha diretto ingegneri in importanti lavori condivisi anche con gli Stati Uniti. Di Domenico è uno di quelli che viene chiamato a giornata quando all'azienda serve un'attività che gli compete.

[[(Video) L'Aquila, lo sciopero dei lavoratori Intecs]]

Sul destino dei 120 ricercatori incombe, oltre alla vertenza che ormai va avanti con un contratto di solidarietà che ha permesso sino a ora di far vivere dignitosamente le famiglie, anche la riforma degli ammortizzatori sociali: a partire da gennaio ridurrà ulteriormente il loro reddito. Lo spiega Raul Giorgi, Rsu Cgil della Intecs, padre di famiglia che con il suo reddito mantiene una moglie e due figlie studentesse, e che da gennaio, come tutti gli altri, vedrà abbassarsi la somma dell'ammortizzatore sociale a 800 euro. La maggior parte dei dipendenti ha un'età troppo giovane per andare in pensione e "vecchia" per ricollocarsi facilmente altrove. Quello della Intecs, per Alfredo Fegatelli, segretario provinciale della Fiom Cgil, è un caso emblematico: "E' come avere una Ferrari e la facesse funzionare come una Cinquecento. Chi ha acquistato questo sito non ne ha capito le reali potenzialità e lo sta facendo morire". Fegatelli ricorda che i lavoratori hanno proposto agli imprenditori di accollarsi il centro di ricerca con un progetto di auto-imprenditorialità. Molti si sono anche resi disponibili a essere trasferiti in altri siti più produttivi, proposte rispedite al mittente. Oggi c'è stato uno sciopero di otto ore davanti all’edificio in vetro dell’ex Technolabs dismesso e abbandonato, dove fino a pochi mesi fa lavoravano i ricercatori. L’obiettivo è tentare di riportare al centro dell’attenzione l’urgenza di affrontare il piano industriale della Intecs con le istituzioni e sollecitare un intervento sugli ammortizzatori sociali come la Fiom, ha chiesto sia al prefetto che alla Regione.

@ RIPRODUZIONE RISERVATA