L'Aquila, vanno a caccia nel Parco: denunciati
Con fucili e cani in cerca di coturnici in area protetta, nei guai per bracconaggio nella zona di Monte Ocre
L’AQUILA. Sono stati bloccati e denunciati dal personale della Forestale F.C., di 32 anni, e D.M., di 35 anni, residenti nel Lazio, rispettivamente a Marino (Roma) e Latina, per aver effettuato attività di caccia vietata in aree protette, con l’ausilio di fucili calibro 12 e di due cani Setter da caccia. I bracconieri, cui è stata sequestrata l’arma, sono stati denunciati e deferiti all’autorità giudiziaria. Rischiano fino a sei mesi di arresto ed un’ammenda di 13000 euro.
«Sale così a cinque», spiega una nota della Forestale, «il numero di bracconieri sorpresi sul Monte Ocre, una delle aree più remote del Parco naturale regionale Sirente-Velino, caratterizzata da intatti habitat di alta quota e contemporaneamente molto prossima all’Aquila e alla zona contigua del Parco, dove la caccia è consentita. Il personale dell’Ufficio territoriale per la biodiversità dell’Aquila della Forestale,che gestisce la Foresta demaniale regionale “Acquazzese” per conto della Regione, aveva già sorpreso altri tre bracconieri lo scorso anno, proprio nella stessa area e nello stesso periodo, che coincide con quello di apertura della caccia alla coturnice».
L’area del Monte Ocre, caratterizzata da praterie naturali e habitat rupestri a elevata biodiversità e valore ambientale in quanto ricche di specie animali e vegetali di particolare pregio, si trova al centro dell’areale di diffusione della coturnice (Alectoris graeca ssp. saxatilis), specie fortemente minacciata e protetta a livello europeo. Ci sono appena poche centinaia di esemplari: in questo contesto, le popolazioni del Massiccio del Velino (del quale l’area in questione costituisce la parte più settentrionale) sono tra quelle più importanti dell’intero areale di diffusione della specie, in quanto ne costituiscono il principale “serbatoio biologico”.
La principale minaccia alla conservazione della specie è considerata proprio la pressione venatoria. «Secondo il calendario venatorio della Regione e quello della Provincia», si legge in una nota, «la caccia a tale specie è consentita soltanto con modalità particolari e in limitatissime aree, la più prossima delle quali si trova a circa 3 chilometri a Sud-Ovest del punto di accertamento del reato». I controlli saranno intensificati. Nei pressi del sentiero-natura, in corso di sistemazione in quella zona, il vice questore aggiunto Forestale Bruno Petriccione, biologo, con altro personale, ha bloccato i denunciati, a caccia proprio di quelle coturnici che costituiscono una delle specie più rare e minacciate della Foresta Demaniale e di tutto il Parco Sirente-Velino. L’area si trova a 500 metri dal confine del Parco, oltre il quale i cacciatori “sconfinano” alla ricerca delle prede, «trasformandosi a tutti gli effetti, dal punto di vista giuridico, in veri e propri bracconieri».