L’Enel: sicure le dighe di Campotosto
Manifestazione «Centrali aperte» a Poggio Cancelli proprio sotto lo sbarramento.
CAMPOTOSTO. Quando si pensa a una diga la si immagina fatta di ferro e cemento. A Campotosto, negli anni Cinquanta del secolo scorso, per formare il lago artificiale, di dighe ne furono costruite tre: Sella Pedicate, Rio Fucino e Poggio Cancelli. Quest’ultima è fatta in terra battuta e pietre di una vicina cava. Ed è proprio davanti alla diga di Poggio Cancelli che ieri l’Enel ha organizzato l’evento legato alla tradizionale manifestazione “Centrali aperte”. Negli anni scorsi l’Enel aveva scelto la centrale di San Giacomo, nel Teramano come “location” per l’evento. Il lago di Campotosto infatti dà acqua alle turbine (che producono energia elettrica) di tre località: Provvidenza, San Giacomo e Montorio. Quest’anno il programma è cambiato. Il terremoto del sei aprile ha riportato all’attenzione proprio le dighe del grande lago artificiale creato più di 50 anni fa. Dopo le scosse il livello di allerta era salito.
Se uno immagina una catastrofe nella zona di Campotosto pensa a una diga che si può squarciare con l’acqua che travolge ogni cosa che si trova sulla sua strada. Ieri l’Enel ha voluto lanciare un messaggio rassicurante: le dighe sono ben solide e il terremoto non ha provocato nessun danno. Quando si arriva a Campotosto lo sbarramento che fa più impressione è quello di Sella Pedicate. Si supera una curva della statale 80 e spunta un enorme muro di cemento. Anche alla persona più tranquilla del mondo viene un po’ la pelle d’oca a pensare che dietro quel muraglione ci sono milioni di metri cubi d’acqua. Ma è un attimo. Un altro paio di curve ed ecco che spunta il lago: bello, enorme, azzurro. Ieri mattina, qua e là, negli spazi verdi a fianco al bacino artificiale c’erano camper e famigliole impegnate nel pic-nic di mezzogiorno. Sulla strada un via vai di mezzi delle forze dell’ordine.
I controlli per il G8 sono anche qui. Un temporale poco prima dell’una ha un po’ rovinato quei momenti di serenità. Ma la pioggia fa parte del paesaggio e a volte finisce per renderlo ancora più affascinante. Superata la diga di Rio Fucino bisogna fare ancora qualche chilometro per arrivare a Campotosto. Si va oltre il paese (che si trova a quota 1400 metri) e si inizia a scendere. Vedi solo boschi, prati, casupole per il ricovero degli animali, greggi che punteggiano di bianco il verde intenso dei pascoli. Poco prima di arrivare a Poggio Cancelli ecco la diga. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a uno sbarramento naturale. Le acque del lago quasi non arrivano a toccarlo. Dalla parte posteriore si apre una valle che porta verso la frazione di Poggio Cancelli. E’ lì che c’è la festa dell’Enel: giochi, assaggi di prodotti locali, esibizioni di cani.
Fermo la macchina sulla strada asfaltata e vado a piedi. In lontananza si sente della musica. E’ la banda di Montorio. «Qui da noi a Campotosto la banda musicale di Montorio è di casa» mi dice Assunta Perilli, la ragazza che ha scelto di restare nel paese montano a tessere la tela come le donne di un secolo fa: «Non c’è festa se non ci sono loro». Con Assunta c’è Giovanna De Angelis il vicesindaco che indossa un paio di occhiali sportivi e la maglietta con la scritta “J love Aq”. Poco più in là ecco il sindaco di Campotosto Bruno D’Alessio. Fra il Comune di Campotosto e l’Enel c’è sempre stato un rapporto di incontro-scontro. A volte si sono aperti contenziosi ma che il lago sia una risorsa per gli abitanti questo non lo mette in dubbio più nessuno. «Oggi» mi dice il primo cittadino «con l’Enel c’è grande collaborazione».
Qualche problema in più c’è invece con il Parco Gran Sasso. L’accusa principale che viene fatta all’ente di tutela è che è sempre pronto a mettere vincoli e mai a venire incontro alle esigenze della popolazione. D’Alessio ricorda per esempio che il Comune ha dovuto attendere più del lecito per avere l’autorizzazione a costruire una scuola nautica. «Ma con il Parco vogliamo avere un confronto a tutto campo» continua il sindaco «anche se il problema di oggi è che quasi non abbiamo interlocutori. Negli ultimi anni il vertice è cambiato spesso». Poi la ferita del terremoto: «Ha frenato molti progetti» sottolinea D’Alessio «abbiamo tante case inagibili e molta incertezza sul futuro. Però almeno una cosa: non parliamo di dighe lesionate. Non c’è nessun pericolo. E questo lo dico soprattutto per i turisti che dopo il sei aprile si sono ridotti notevolmente anche per tutto quello che è stato detto e scritto».
Saluto Franco Gizzi, il collega che si occupa delle relazioni esterne dell’Enel. E’ un amico di vecchia data. Sa tutto del mio sei aprile. Non serve dire molto. Mi presenta l’ingegner Luciano Chiti. Gli chiedo del lago, dei suoi 118 milioni di metri cubi d’acqua (che possono arrivare fino a 225), della produzione di centinaia di milioni di kilowattora all’anno. Mi fornisce in pochi minuti una serie impressionante di dati. Il succo è che le dighe del lago di Campotosto sono solide. Tanto solide che, come è accaduto ieri, ci si può giocare a due passi, andare con un trenino a fare il giro del bacino, salire sul dragon boat per una “passeggiata” sull’acqua in compagnia dell’olimpionico Davide Tizzano. Rassicurato mi giro per gustare il miele e la ricotta di Emidio Rascelli e le mortadelline (i cojoni di mulo) di Dino Cipriani. Piccoli capolavori nel cuore del “cratere”.
Se uno immagina una catastrofe nella zona di Campotosto pensa a una diga che si può squarciare con l’acqua che travolge ogni cosa che si trova sulla sua strada. Ieri l’Enel ha voluto lanciare un messaggio rassicurante: le dighe sono ben solide e il terremoto non ha provocato nessun danno. Quando si arriva a Campotosto lo sbarramento che fa più impressione è quello di Sella Pedicate. Si supera una curva della statale 80 e spunta un enorme muro di cemento. Anche alla persona più tranquilla del mondo viene un po’ la pelle d’oca a pensare che dietro quel muraglione ci sono milioni di metri cubi d’acqua. Ma è un attimo. Un altro paio di curve ed ecco che spunta il lago: bello, enorme, azzurro. Ieri mattina, qua e là, negli spazi verdi a fianco al bacino artificiale c’erano camper e famigliole impegnate nel pic-nic di mezzogiorno. Sulla strada un via vai di mezzi delle forze dell’ordine.
I controlli per il G8 sono anche qui. Un temporale poco prima dell’una ha un po’ rovinato quei momenti di serenità. Ma la pioggia fa parte del paesaggio e a volte finisce per renderlo ancora più affascinante. Superata la diga di Rio Fucino bisogna fare ancora qualche chilometro per arrivare a Campotosto. Si va oltre il paese (che si trova a quota 1400 metri) e si inizia a scendere. Vedi solo boschi, prati, casupole per il ricovero degli animali, greggi che punteggiano di bianco il verde intenso dei pascoli. Poco prima di arrivare a Poggio Cancelli ecco la diga. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a uno sbarramento naturale. Le acque del lago quasi non arrivano a toccarlo. Dalla parte posteriore si apre una valle che porta verso la frazione di Poggio Cancelli. E’ lì che c’è la festa dell’Enel: giochi, assaggi di prodotti locali, esibizioni di cani.
Fermo la macchina sulla strada asfaltata e vado a piedi. In lontananza si sente della musica. E’ la banda di Montorio. «Qui da noi a Campotosto la banda musicale di Montorio è di casa» mi dice Assunta Perilli, la ragazza che ha scelto di restare nel paese montano a tessere la tela come le donne di un secolo fa: «Non c’è festa se non ci sono loro». Con Assunta c’è Giovanna De Angelis il vicesindaco che indossa un paio di occhiali sportivi e la maglietta con la scritta “J love Aq”. Poco più in là ecco il sindaco di Campotosto Bruno D’Alessio. Fra il Comune di Campotosto e l’Enel c’è sempre stato un rapporto di incontro-scontro. A volte si sono aperti contenziosi ma che il lago sia una risorsa per gli abitanti questo non lo mette in dubbio più nessuno. «Oggi» mi dice il primo cittadino «con l’Enel c’è grande collaborazione».
Qualche problema in più c’è invece con il Parco Gran Sasso. L’accusa principale che viene fatta all’ente di tutela è che è sempre pronto a mettere vincoli e mai a venire incontro alle esigenze della popolazione. D’Alessio ricorda per esempio che il Comune ha dovuto attendere più del lecito per avere l’autorizzazione a costruire una scuola nautica. «Ma con il Parco vogliamo avere un confronto a tutto campo» continua il sindaco «anche se il problema di oggi è che quasi non abbiamo interlocutori. Negli ultimi anni il vertice è cambiato spesso». Poi la ferita del terremoto: «Ha frenato molti progetti» sottolinea D’Alessio «abbiamo tante case inagibili e molta incertezza sul futuro. Però almeno una cosa: non parliamo di dighe lesionate. Non c’è nessun pericolo. E questo lo dico soprattutto per i turisti che dopo il sei aprile si sono ridotti notevolmente anche per tutto quello che è stato detto e scritto».
Saluto Franco Gizzi, il collega che si occupa delle relazioni esterne dell’Enel. E’ un amico di vecchia data. Sa tutto del mio sei aprile. Non serve dire molto. Mi presenta l’ingegner Luciano Chiti. Gli chiedo del lago, dei suoi 118 milioni di metri cubi d’acqua (che possono arrivare fino a 225), della produzione di centinaia di milioni di kilowattora all’anno. Mi fornisce in pochi minuti una serie impressionante di dati. Il succo è che le dighe del lago di Campotosto sono solide. Tanto solide che, come è accaduto ieri, ci si può giocare a due passi, andare con un trenino a fare il giro del bacino, salire sul dragon boat per una “passeggiata” sull’acqua in compagnia dell’olimpionico Davide Tizzano. Rassicurato mi giro per gustare il miele e la ricotta di Emidio Rascelli e le mortadelline (i cojoni di mulo) di Dino Cipriani. Piccoli capolavori nel cuore del “cratere”.