L’Eurispes striglia i Beni culturali
Il presidente Fara: «Ricostruire il centro storico con i soldi non spesi»
L’AQUILA. Finanziare la ricostruzione del centro storico dell’Aquila e dell’arte ferita dal terremoto ricorrendo alle dotazioni finanziarie che ogni anno il ministero dei Beni culturali non riesce a spendere. Una disponibilità dai 70 ai 150 milioni di euro per tre anni. Proposta e conteggi sono di Gian Maria Fara, presidente dell’istituto di ricerca Eurispes, che ieri a Roma ha illustrato il Rapporto 2010 sull’andamento economico nazionale. «Come emerge dai dati nel rapporto», evidenzia Fara, «il ministero dei Beni culturali finisce ogni anno col tenere nel cassetto, perché non riesce a spenderla, circa la metà della sua dotazione finanziaria. Da più parti si segnala l’assenza di risorse adeguate per la ricostruzione del centro storico dell’Aquila.
Che cosa aspetta il ministero a utilizzare lo strumento giuridicamente previsto della rimodulazione della spesa e a destinare una percentuale anche minima, il 5, 10%, alla ricostruzione? In una logica di proiezione triennale si renderebbero disponibili tra i 70 e 150 milioni di euro che darebbero un forte stimolo alla ripresa economica e sociale». Monumenti e beni architettonici all’Aquila, in base a una stima, hanno subìto danni per dieci miliardi. Una somma enorme che neanche la solidarietà riesce a mettere insieme. Finora solo 10 dei 45 monumenti in quella che Berlusconi battezzò la «lista di nozze» distribuita al G8 ai Grandi della Terra hanno trovato un donatore certo.
Le affermazioni di Fara hanno innescato un dibattito, fatto anche di polemiche. «L’analisi delle risorse», chiarisce Giuseppe Proietti, segretario generale del ministero dei Beni culturali, «dimostra l’infondatezza dei dati divulgati da Eurispes. Riguardo la presunta incapacità di spesa, nell’ultimo quinquennio il rapporto tra risorse assegnate e uscite in contabilità speciale non è mai stato inferiore al 131%. Riguardo l’ipotesi di rimodulare tali risorse per investirle nel recupero del patrimonio culturale dell’Aquila si ricorda pertanto che non si tratta di soldi non impiegati, bensì di somme già vincolate da contratti».
L’assessore comunale alla ricostruzione dei Beni culturali, Vladimiro Placidi, plaude invece alla proposta del professor Fara: «Solo la politica può intervenire al fine di rivedere il piano della spesa del ministero e destinare queste risorse per un primo intervento di recupero e di restauro del patrimonio storico-architettonico artistico dell’Aquila e dei comuni del cratere per impedire il continuo e progressivo depauperamento. In Abruzzo esistono risorse umane e progetti per poter rendere cantierabili immediatamente gli interventi e spendibili le risorse». Gianfranco Cerasoli, segretario generale della Uil-Beni culturali, definisce «utile» la proposta di Fara.
Che cosa aspetta il ministero a utilizzare lo strumento giuridicamente previsto della rimodulazione della spesa e a destinare una percentuale anche minima, il 5, 10%, alla ricostruzione? In una logica di proiezione triennale si renderebbero disponibili tra i 70 e 150 milioni di euro che darebbero un forte stimolo alla ripresa economica e sociale». Monumenti e beni architettonici all’Aquila, in base a una stima, hanno subìto danni per dieci miliardi. Una somma enorme che neanche la solidarietà riesce a mettere insieme. Finora solo 10 dei 45 monumenti in quella che Berlusconi battezzò la «lista di nozze» distribuita al G8 ai Grandi della Terra hanno trovato un donatore certo.
Le affermazioni di Fara hanno innescato un dibattito, fatto anche di polemiche. «L’analisi delle risorse», chiarisce Giuseppe Proietti, segretario generale del ministero dei Beni culturali, «dimostra l’infondatezza dei dati divulgati da Eurispes. Riguardo la presunta incapacità di spesa, nell’ultimo quinquennio il rapporto tra risorse assegnate e uscite in contabilità speciale non è mai stato inferiore al 131%. Riguardo l’ipotesi di rimodulare tali risorse per investirle nel recupero del patrimonio culturale dell’Aquila si ricorda pertanto che non si tratta di soldi non impiegati, bensì di somme già vincolate da contratti».
L’assessore comunale alla ricostruzione dei Beni culturali, Vladimiro Placidi, plaude invece alla proposta del professor Fara: «Solo la politica può intervenire al fine di rivedere il piano della spesa del ministero e destinare queste risorse per un primo intervento di recupero e di restauro del patrimonio storico-architettonico artistico dell’Aquila e dei comuni del cratere per impedire il continuo e progressivo depauperamento. In Abruzzo esistono risorse umane e progetti per poter rendere cantierabili immediatamente gli interventi e spendibili le risorse». Gianfranco Cerasoli, segretario generale della Uil-Beni culturali, definisce «utile» la proposta di Fara.