L’indagine ora si allarga
Le ditte coinvolte lavorano in 100 aggregati. Svelato il meccanismo dei soldi
L’AQUILA. Se è vero che all’Aquila le ditte edili pagavano regolarmente somme non dovute per lavorare («All’Aquila non c’è niente di pulito». E ancora: «Non hai più bisogno di schiavi e puttane commerciali». E infine: «Sono altri soldi, France’? Sempre soldi? Soldi su soldi, cioè ogni volta che mi porti qualcuno soldi su soldi? Ma sta a diventare un pozzo senza fondo ’sta storia», come si legge nelle intercettazioni). E se è vero che le ditte coinvolte sono impegnate nella ricostruzione di circa un centinaio di aggregati edilizi, dietro l’angolo c’è un ulteriore allargamento dell’inchiesta che ha portato alle sei misure cautelari. Sono in tanti, allora, a tremare mentre le parole degli arrestati si scolpiscono nei verbali degli interrogatori.
NUOVI INDAGATI. Il passaggio successivo di un’indagine ancora in corso è il coinvolgimento di altri personaggi che si muovono utilizzando lo stesso cliché. Che narra di valigette viaggianti tra una riunione di condominio e un prosecchino preso nel bar alla moda dove alcuni giovani rampanti dell’Aquila-bene disegnano gli scenari futuri della città. Ed è proprio il fronte della ricostruzione privata, dove l’incarico fiduciario è alla base dell’affidamento dei lavori, che spalanca una vera e propria voragine nella quale potrebbero cadere in tanti.
PESCI PICCOLI E GROSSI. Nella rete possono finirci tutti, dal funzionario pubblico (anche di altre amministrazioni oltre al Comune) fino a chi tira i fili della politica e del lobbismo di varia coloritura nella città di Sant’Agnese, dove l’arrivo dei soldi dell’undicesimo elenco ha ridato nuovo impulso alle gru e ai cantieri. Si deve preoccupare, poi, chi ha affidato i lavori a una delle ditte coinvolte nell’indagine? Potenzialmente sì. Visto che, oltre all’individuazione dei tre cantieri “incriminati” (il consorzio Angioino che comprende via Sallustio, via Buccio di Ranallo, via Angioina e via delle Carceri; la cosiddetta Distilleria, tra via Donadei, via Piscignola e via degli Alemanni; Villa Palitti di Roio) il mare magnum è quello dei lavori privati che fa dire al pm di trovarsi di fronte a «un sistema consolidato» fatto di erogazioni di denaro «con il quale pagare chi crea contesto nelle zone dove si va a operare».
IL MECCANISMO. Annota il gip a pagina 83 dell’ordinanza: «Il meccanismo è il seguente: Tancredi, persona ben conosciuta nell’ambiente politico, è persona in grado di muoversi raccordandosi con gli esponenti e funzionari della macchina comunale. Egli offre affidamenti pubblici e privati a Dipe ed Edilcostruzioni, che si dividono i lavori. La Dipe, iscritta all’Ance aquilana, potrà prendere i lavori per la mssa in sicurezza. La Edilcostruzioni avrà commesse private. Le parti si sono accordate affinché non fossero eseguiti pagamenti formali dalla Dipe in favore di Tancredi (che potrebbero essere facilmente individuate quali “tangenti”), ma dalla Edilcostruzioni che, operando principalmente con privati, può permettersi di pagare “consulenze”».
L’IDRAULICO. Questa storia non è un filmetto di serie B. Eppure, nell’ordinanza, spunta fuori la figura dell’idraulico. Ne parla Tancredi al telefono con Pellegrini. «Senti...matematico..guarda che...sette...sette dipendenti per cinquanta milio’ fa trecentocinquanta no trentacinque perché un milione so’ sette...». Pellegrini: «Cinquemilionitrecentocinquanta sì sì è giusto». Tancredi: «Ci siamo scordati tutti e due di metterci lo zero che sta vicino al 50, semo moltiplicato per cinque non per 50». Pellegrini: «E comunque è quello che ti dico io...ci sta quell’idraulico che ti dico io...». Tancredi: «Beh, vedemo...mo’ sto a pianta’ un po’ de casino...vediamo che succede...». Per l’accusa, i 7 dipendenti sono la percentuale concordata pari a 350mila euro: lo 0,7% dei lavori. E l’idraulico è un competitor inatteso per l’assegnazione della gara.
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