L’islamico imputato: «No al crocifisso in aula»
Nuova iniziativa dell’ofenese Smith che ottiene di celebrare il processo in una stanza senza simboli
L’AQUILA. L’islamico Adel Smith torna in aula per un processo a suo carico e provoca il solito subbuglio in Corte d’Appello per far celebrare il processo in un’aula senza il crocifisso. Smith balzò agli onori della cronaca nazionale una dozzina di anni fa quando chiese, per via giudiziale, di togliere il crocifisso nella scuola elementare di Ofena frequentata all’epoca dai suoi figli. Una richiesta che alla fine, dopo una battaglia giudiziaria che appassionò tanta gente di varie fedi, non fu esaudita. Ma, in occasione della recente udienza, Smith ha ottenuto quanto voleva.
Il processo di appello per truffa era stato fissato in un’aula nella quale era ben presente il simbolo della cristianità. Smith, confermando le posizioni assunte in passato, ha detto che non se la sentiva di difendersi in un processo in presenza del simbolo di una religione che non è la sua. Il suo avvocato Dario Visconti ha allora inoltrato alla Corte, presieduta dal giudice Manfredi, la richiesta di celebrare il processo altrove. In effetti esiste un’aula dove il crocifisso non c’è. E difatti il processo è iniziato lì. I giudici hanno anche motivato l’accoglimento dell’istanza di sospensione momentanea del processo. Essi hanno ritenuto degno di tutela il diritto del difensore e dell’imputato a presenziare ed esercitare le prerogative in un’aula di giustizia priva di espliciti simboli religiosi. Hanno ritenuto che la tutela del diritto della difesa può essere garantita «mediante la celebrazione del processo in altra aula di questa Corte priva dei predetti simboli». E così è stato.
Il processo di appello è poi iniziato ma è durato poco visto che per motivi procedurali dovranno essere rinnovati gli atti per cui andrà fissato di nuovo e passerà del tempo. Un tempo certamente congruo che permetterà a giudici e cancellieri di scegliere l’aula rispondente alle esigenze di Smith.
Va ricordato che con una motivazione molto simile poco più di un anno fa un magistrato in pensione, Luigi Tosti, sotto processo all’Aquila e poi assolto in appello, ottenne lo stesso trattamento riservato a Smith.
Tosti si era rifiutato di celebrare processi in quanto nelle aule del tribunale dove lavorava vi erano dei crocifissi.
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