L'ordinanza: tagli ai costi e più controlli

Tante le novità nel documento del governo, la norma sui 5 preventivi non è retroattiva

L'AQUILA. Il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca (nella foto) giusto una settimana fa l'aveva promesso: entro pochi giorni tutte le decisioni prese con commissario e sindaci del cratere saranno concretizzate in un'apposita ordinanza. E ieri il presidente del consiglio Mario Monti ha firmato un documento che rappresenta (pur in una affannosa corsa a modifiche dell'ultima ora) un'accelerata al processo di ricostruzione. Ma sarebbe sbagliato farsi prendere da eccessivi entusiasmi.

I FONDI Arrivano 700 milioni per la ricostruzione

L'ordinanza (che è stata diffusa ufficialmente ieri dopo le 21 e che porta il numero 4013) è complessa e tocca una serie di situazioni che alla fine andranno a incidere pesantemente sull'iter che dovrebbe portare all'avvio dei cantieri della cosiddetta ricostruzione pesante dei centri storici della città e delle frazioni. Nella tabella in alto abbiamo cercato di sintetizzare alcuni punti dell'ordinanza che si ispira alla filosofia che il governo Monti si è dato fin dal primo giorno: rigore e trasparenza.

La necessità di avere cinque preventivi (che nell'ordinanza vengono definiti offerte) per affidare i lavori all'impresa e di tre per affidare il progetto a un tecnico non è solo una enunciazione di principio. Le offerte andranno allegate alle domande di contributo (la norma non è retroattiva e riguarda le domande presentate successivamente alla data dell'ordinanza 4013) e l'eventuale mancanza finirà per pregiudicarne l'approvazione.

Tutto ciò potrebbe, per paradosso, ritardare la presentazione dei progetti. Tutti sanno che da tempo ci sono stati accordi (leciti fino a prova contraria) fra proprietari, progettisti e imprese che di fatto hanno già preordinato i passaggi che portano agli appalti (per non parlare dell'accaparramento di pratiche da parte dei progettisti). Dentro i consorzi ci sono stati anche scontri verbali molto accesi fra i soci-titolari di case E (quelle crollate o molto danneggiate) su quale ditta privilegiare per i lavori. L'ordinanza, a partire da oggi, potrebbe rimettere tutto in gioco e riavviare discussioni infinite.

L'ordinanza inoltre taglia i compensi degli amministratori di condominio e dei presidenti di consorzio (nel senso che li ha graduati a seconda del valore dell'appalto). Sarebbe ipocrita nascondere che in tanti hanno visto nelle presidenze dei consorzi un modo per incassare un bel po' di soldi (pur a fronte di responsabilità importanti). Adesso gli appetiti dovranno ridimensionarsi almeno parzialmente.

C'è poi tutta la questione delle penali. I ritardi nell'affidamento dei lavori o nella chiusura dei cantieri (meglio forse sarebbe dire degli stati di avanzamento) comporteranno tagli netti del contributo che potrebbero sfiorare, in casi estremi, il 50 per cento. Prevedibili le "risse" fra proprietari e titolari di imprese nel caso di ritardi che è fin troppo facile profetizzare.

La scelta delle ditte è condizionata poi anche da altri fattori: dovranno essere iscritte in un apposito elenco che ne garantisca l'affidabilità (anche dal punto di vista della solidità finanziaria) e ovviamente la non collusione con organizzazioni criminali.

Prima di valutare l'efficacia dell'ordinanza sui processi di ricostruzione bisognerà attendere la sua messa in "opera" e come i vari "attori" si caleranno dentro le nuove norme. E l'ordinanza annuncia anche che entro la fine di aprile sarà redatto una sorta di testo unico delle ordinanze emesse finora (tra l'altro dalla intestazione dell'ordinanza 4013, è sparito ogni riferimento alla Protezione civile).

Il presidente-Commissario Gianni Chiodi ha detto che «l'ordinanza è frutto della proficua cooperazione con il governo e in particolare col ministro Barca. La nuova organizzazione della struttura commissariale» ha spiegato il Commissario «consente di lasciare inalterate le strutture dei Comuni con la relativa dotazione di personale e di dedicare un numero di risorse umane adeguato alle sfide prossime della ricostruzione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA