La 3G manda a casa 90 dipendenti

Crisi a Sulmona: il call center non rinnova i contratti a tempo determinato

 SULMONA. La 3G Srl di Sulmona manda a casa novanta lavoratori con contratto a tempo determinato. La seconda azienda più grande del territorio dopo la Magneti Marelli perde una grossa fetta di lavoratori, sulla spinta della crisi globale e del calo di commesse. Preoccupati i rappresentanti sindacali. L'Ugl non ha firmato le conciliazioni proposte dai vertici aziendali.  Quasi tutti i dipendenti messi alla porta, dopo la scadenza dei contratti a tempo determinato, lavoravano nell'azienda di call center da almeno cinque anni, alcuni anche da otto. «Si tratta di personale formato», critica il segretario generale dell'Ugl Abruzzo Piero Peretti fuori dai cancelli dell'azienda, «perciò se da un punto di vista legale loro lo possono fare, da un punto di vista morale questo episodio è deprecabile. Purtroppo, poi, i lavoratori sono impauriti dalla mancanza di lavoro di questo territorio, che non gli fa vedere sotto la giusta luce nemmeno i loro diritti e le prospettive future».  Un futuro che si è già infranto per 46 operatori, 8 mandati via a luglio, 30 ad agosto e altri otto ieri. Gli altri 44, invece, non occuperanno più le loro postazioni telefoniche a partire dai prossimi mesi fino a dicembre, quando scadranno gli ultimi contratti.  «L'azienda ci ha parlato di esuberi e calo di commesse», continua Peretti, «ma a noi risulta che altri cento lavoratori sono stati ripresi da poco tempo con tirocini formativi a carico della Provincia (da 600 euro al mese) e contratti a progetto. Quindi la cosa non ci quadra. Per questo la conciliazione che ci è stata proposta non l'abbiamo firmata».  La conciliazione proposta ieri dall'azienda, firmata solo da cinque ex lavoratori su tre, prevede una buona uscita di circa 600 euro netti e la rinuncia ad eventuali vertenze.  «Non si possono rovinare le famiglie in questo modo», sbotta Walter Di Ciccio, facendosi strada fra il gruppo di ragazzi mandati a casa - mio figlio è stato mandato via dopo tre anni di lavoro. È assurdo».  Gli ex operatori (in verità quasi tutte donne), dal canto loro, si tengono alla larga da taccuini e microfoni e preferiscono mantenere l'anonimato.  «Non è giusto quello che ci hanno fatto», dicono a bassa voce, invocando una soluzione dai sindacati. «Nostro malgrado abbiamo firmato le conciliazioni proposte dall'azienda», spiega Tonino De Simone della Fistel Cisl, «purtroppo l'azienda aveva iniziato un percorso di stabilizzazione che non si è concluso per tutti». Sono quasi 500 i dipendenti del call center sulmonese (che vede fra i suoi vertici il presidente del consiglio comunale Nicola Angelucci). L'azienda, nei mesi scorsi, puntava ad acquistare un nuovo capannone per ampliare l'attività e risolvere i problemi di parcheggio, viste le moltissime auto in sosta su entrambi i lati di viale del Lavoro.

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