La basilica, simbolo e «racconto» della città
San Panfilo, una immagine storica della cattedrale oggi in regalo col giornale
SULMONA. «Il massimo e più antico tempio di Sulmona e della diocesi omonima». Così don Antonio D’Ortensio, parroco della cattedrale di san Panfilo, insignita nel 1818 da Pio VII del titolo di basilica, descrive il duomo, nell’incipit della pubblicazione «La cattedrale di Sulmona. Guida storico-artistica». La cattedrale è la risultante di interventi artistici e architettonici succedutisi nel tempo.
Tradizione vuole che la prima chiesa nella zona sia stata edificata sulle rovine di un tempio dedicato ad Apollo e Vesta. Al culto pagano si sostituì quello cristiano: la chiesa, intitolata a santa Maria in Bussi, venne però ricostruita nell’XI secolo e quindi dedicata a San Panfilo. Di quell’antico edificio «resta un prezioso residuo: il piccolo portale cinquecentesco, deteriorato dal tempo, situato nella parte sinistra, dalla parte dei giardini pubblici; metteva in comuncazione in origine la residenza vescovile e la chiesa».
Oltre al portale, sormontato da un’iscrizione a caratteri longobardi, romaniche sono anche le tre absidi semicircolari, visibili dalla parte posteriore della chiesa, oggetto di un recente restauro. Quanto alla residenza vescovile, andò distrutta nel terremoto del 1706. Bellissimo e di straordinaria armonia, invece, il portale gotico attraverso il quale si accede alla chiesa.
Opera dello scultore sulmonese Nicola Salvitti, è sormontato da una lunetta affrescata con una Deposizione, e incorniciato da due colonnine che reggono le statue di San Pelino e San Panfilo e alla base delle quali ci sono due leoni che azzannano le loro prede. Dopo il terremoto di inizio XVIII secolo, ulteriori quanto inevitabili ristrutturazioni produssero altre “contaminazioni” stilistiche.
La cattedrale assunse forme baroccche visibili, ad esempio, nella cupola che sovrasta l’edificio, come le decorazioni interne alla chiesa. Attraverso tre gradinate che si aprono in fondo alla cattedrale si accede alla cripta, straordinario monumento del 1075. Qui sono custoditi una cattedra episcopale, databile tra XI e XII secolo, un bassorilievo in pietra in stile bizantino del XII secolo intitolato alla “Madonna delle fornaci” e un bellissimo affresco quattrocentesco di Madonna col bambino.
La cattedrale, dunque, come monumento simbolo della sua città e custode della sua storia, ma anche delle alterne vicende che l’hanno segnata nel corso dei secoli e che l’arte continua nel tempo a testimoniare.
Tradizione vuole che la prima chiesa nella zona sia stata edificata sulle rovine di un tempio dedicato ad Apollo e Vesta. Al culto pagano si sostituì quello cristiano: la chiesa, intitolata a santa Maria in Bussi, venne però ricostruita nell’XI secolo e quindi dedicata a San Panfilo. Di quell’antico edificio «resta un prezioso residuo: il piccolo portale cinquecentesco, deteriorato dal tempo, situato nella parte sinistra, dalla parte dei giardini pubblici; metteva in comuncazione in origine la residenza vescovile e la chiesa».
Oltre al portale, sormontato da un’iscrizione a caratteri longobardi, romaniche sono anche le tre absidi semicircolari, visibili dalla parte posteriore della chiesa, oggetto di un recente restauro. Quanto alla residenza vescovile, andò distrutta nel terremoto del 1706. Bellissimo e di straordinaria armonia, invece, il portale gotico attraverso il quale si accede alla chiesa.
Opera dello scultore sulmonese Nicola Salvitti, è sormontato da una lunetta affrescata con una Deposizione, e incorniciato da due colonnine che reggono le statue di San Pelino e San Panfilo e alla base delle quali ci sono due leoni che azzannano le loro prede. Dopo il terremoto di inizio XVIII secolo, ulteriori quanto inevitabili ristrutturazioni produssero altre “contaminazioni” stilistiche.
La cattedrale assunse forme baroccche visibili, ad esempio, nella cupola che sovrasta l’edificio, come le decorazioni interne alla chiesa. Attraverso tre gradinate che si aprono in fondo alla cattedrale si accede alla cripta, straordinario monumento del 1075. Qui sono custoditi una cattedra episcopale, databile tra XI e XII secolo, un bassorilievo in pietra in stile bizantino del XII secolo intitolato alla “Madonna delle fornaci” e un bellissimo affresco quattrocentesco di Madonna col bambino.
La cattedrale, dunque, come monumento simbolo della sua città e custode della sua storia, ma anche delle alterne vicende che l’hanno segnata nel corso dei secoli e che l’arte continua nel tempo a testimoniare.