La caccia all’orso marsicano
Ex guardia Parco si infiltra in un gruppo di bracconieri della zona
PESCASSEROLI. Si è “infiltrato” nel Parco nazionale tra chi andava a caccia di orsi, cercando di capire le ragioni che spingono i residenti della zona a minacciare e persino tentare di uccidere i plantigradi.
Un’esperienza interessante quella di Silvano Petrocelli ex guardia del Parco e membro dell’associazione naturalistica Altura. «Ho visto tre baracche costituite di lamiere, filo spinato, ciarpame, bidoni e materiale di deposito», racconta. «Poi sento una fucilata e tante persone che urlano “fanno bene a sparargli”: sul posto c’era un orso».
Un costume abituale, a quanto pare, la caccia all’orso. «Ho raggiunto le persone col fucile. Mi hanno detto che l’anno scorso a Bisegna ne hanno uccisi due», aggiunge, «in più la femmina vista l’anno scorso con i tre cuccioli per le strade di Scanno e filmata sarebbe pure stata uccisa». Per spiegare le ragioni di quel gesto, parlano del fastidio delle incursioni negli allevamenti. Un fastidio “alleviato” dai rimborsi consistenti da parte dell’ente Parco.
«Solo a quel punto», aggiunge, «mi sono qualificato come esponente di Altura per ribadire che la presenza dell’orso in queste zone è un’eccellenza e non un problema. Non capisco», sottolinea, «come trenta orsi, distribuiti in tre regioni (Abruzzo, Lazio e Molise) possano fare tutti questi danni».
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