La città in piazza Duomo contro la sentenza-choc

I familiari delle vittime: «Bisogna reagire e continuare a lottare restando uniti» Giuliani: «Ingannati dagli esperti». Presenti gli ultrà rossoblù con uno striscione

L’AQUILA. Palloncini neroverdi lanciati verso il cielo, perché dopo il lutto vinca la speranza. Con questo gesto simbolico si è conclusa la manifestazione organizzata ieri in piazza Duomo dal 27enne Alessio Ciccone. Di aquilani in piazza ce n’ erano oltre 500. Si è trattato della seconda manifestazione dopo quella del 13 novembre, a soli 3 giorni dalla contestata sentenza d’appello che ha assolto sei su sette ex componenti della commissione Grandi rischi. «Questa città è impermeabile», ha detto prima di salire sul palco Titti Cora, sorella dell’avvocato Maurizio, che nel terremoto ha perso l’intera famiglia.

«La città vuole rimuovere il dolore, come se la memoria delle vittime innocenti del sisma ostacolasse la voglia di futuro. Alla città», ha detto ancora Titti Cora dal palco, «non arriva il dramma dei familiari sopravvissuti e la loro esigenza prioritaria di tener viva la memoria dei cari, memoria che dà senso all’esistenza. E sulla sentenza», ha continuato Cora, «voglio dire che credo nel valore della giustizia, ma non più nell’applicazione dei suoi princìpi in questo momento, e commento la sentenza come iniqua. Ce li hanno mandati perché erano esperti, ma se non sanno individuare la gravità della situazione, se non sanno allarmare, che senso ha il loro essere pagati dalla comunità?». In tanti sono intervenuti sul palco, alcuni leggendo poesie dedicate alle vittime, come Carmela De Felice, Giovanni Ranieri e Sergio Marziani. Ha preso la parola anche Aldo Scimia, che nel sisma perse la madre. «È un sit-in pacifico», ha detto l’organizzatore Alessio Ciccone. «Quando ho letto della sentenza ho scelto di non farmi scivolare tutto addosso, e di reagire per abbracciare i familiari delle vittime». Ciccone, aderente a Forza Italia, non ha voluto politici, né striscioni di partito. Simbolo di questa volontà è stata la presenza anche dei rappresentanti del comitato 3e32. «Bisogna unirsi, non dimenticare, dobbiamo indignarci. Uniamoci a chi combatte per il processo Eternit, per il processo Cucchi, per il principio che chi ha responsabilità dev’essere individuato e deve pagare», ha detto Alessandro Tettamanti del comitato 3e32. «Bisogna tornare a Roma, dobbiamo far sentire il nostro fiato sul collo a chi ha potere. Verrà Renzi, andiamoglielo a dire, se non partecipiamo non possiamo poi reclamare giustizia». Erano presenti ieri anche i Red Blue Eagles L’Aquila 1978, ultrà dell’Aquila calcio, che urlando «giustizia, vogliamo solo giustizia» hanno esposto lo striscione che poi hanno appeso in viale Corrado IV con scritto «È una storia già vista, lo Stato si autoassolve. Nulla succede, questo è l’esito del processo». A prendere la parola anche il tecnico del radon Giampaolo Giuliani: «Se gli esperti non fossero venuti all’Aquila tanti non sarebbero morti. Nel nostro Dna abbiamo la percezione del pericolo. Tutto è nato da una bugia, cioè che avrei previsto un terremoto catastrofico a Sulmona, cosa che non ho mai fatto, e fui denunciato. Per questo non ho potuto avvertire tutti gli aquilani, ma molti li contattai dicendo “dormite fuori” e si sono salvati. Questi esperti hanno impedito di studiare i precursori sismici. Non hanno mai pensato alla sicurezza, ciò a cui erano preposti, e nessuno li condannerà, sarebbe come aprire un vaso di Pandora. Noi però, anche se non ci sarà giustizia, dobbiamo unirci ed essere vicini a chi ha bisogno».

Barbara Bologna

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