La commissione: ancora criticità in ospedale
I senatori Marino e Mascitelli al sopralluogo nella struttura con i reparti da sistemare
L'AQUILA. «A due anni dall'ultima visita abbiamo potuto constatare un buon miglioramento dei servizi e un grande sforzo di tutto il personale, impegnato in prima linea per restituire alla città questo polo di eccellenza sanitaria. Tuttavia, ci sono ancora aree di disagio e di criticità: l'ospedale del G8, che ospita ancora dei pazienti pur essendo una struttura provvisoria, Anatomia patologica, il centro diurno psichiatrico e la farmacia, che ancora non tornano in strutture murarie». Queste le conclusioni della visita ispettiva della commissione speciale di inchiesta del Senato sul Sistema sanitario nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino (Pd) e dal vice, il senatore Alfonso Mascitelli (Idv).
La visita all'ospedale ha scoperto luci e ombre della sanità aquilana, che dopo il terremoto ha provato a ripartire «con risultati visibili», secondo la commissione, che ha parlato anche di «innegabili criticità da risolvere». Un lungo giro di controllo, partito alle 10,30 dal pronto soccorso pediatrico. Marino e Mascitelli sono stati accompagnati dal direttore generale dell'Asl Giancarlo Silveri e da alcuni dirigenti della struttura. Ai giornalisti è stato consentito di seguire la visita solo nella parte iniziale. Sono seguite, poi, le dichiarazioni di rito.
«In vista dell'audizione privata con il direttore Silveri»,, ha dichiarato Marino, «valuteremo il cronoprogramma per completare il quadro operativo del San Salvatore». Entro marzo sarà pronta la Farmacia, ad aprile il reparto di Anatomia patologica. Per fine anno, invece, è prevista la sistemazione completa del Delta chirurgico. «Ho constatato un netto miglioramento della situazione», questo il commento di Marino. «Sono sparite le tende ed è evidente lo sforzo complessivo per tornare ai livelli di eccellenza che la struttura aveva prima del sisma, ma restano elementi di criticità come la permanenza dei pazienti in un container, mi riferisco al G8».
Ed è proprio l'ospedale da campo, allestito nella zona retrostante il San Salvatore «l'anello debole da eliminare», per Mascitelli: «La commissione continuerà a seguire i lavori e l'attuazione del cronoprogramma. Siamo qui per fotografare lo stato dell'arte, senza alcun taglio inquisitorio e strumentalizzazioni, né con accettazione passiva di notizie provenienti dall'esterno. Stiamo lavorando tutti, a cominciare dal personale sanitario, per restituire all'Aquila un polo d'eccellenza e tenere alta l'attenzione di Senato e governo sulla sanità aquilana». Sui 47 milioni dell'assicurazione sull'ospedale, che l'Asl ha incassato dopo il sisma, Marino ha tagliato corto: «Non ne abbiamo discusso. Lo faremo in seguito».
A margine della visita Silveri ha dichiarato: «Registro grande correttezza nella verifica. Si va verso la fine dell'emergenza, con la sistemazione del Delta clinico e chirurgico. In audizione risponderemo sul piano finanziario e le liste di attesa: stiamo lavorando per abbattere i tempi e qualche risultato è già stato raggiunto. Entro l'anno contiamo di avere una svolta. Quanto ai 47 milioni e mezzo dell'assicurazione, abbiamo scelto di metterli in bilancio, come spese correnti dell'Asl. Avremmo potuto decidere di vincolarli alla ricostruzione, ma i soldi per la ristrutturazione del San Salvatore erano già disponibili e sufficienti. Di qui, la decisione di inserirli nelle spese correnti per chiudere il bilancio con 3 milioni di buco, contro i 50 previsti».
La visita all'ospedale ha scoperto luci e ombre della sanità aquilana, che dopo il terremoto ha provato a ripartire «con risultati visibili», secondo la commissione, che ha parlato anche di «innegabili criticità da risolvere». Un lungo giro di controllo, partito alle 10,30 dal pronto soccorso pediatrico. Marino e Mascitelli sono stati accompagnati dal direttore generale dell'Asl Giancarlo Silveri e da alcuni dirigenti della struttura. Ai giornalisti è stato consentito di seguire la visita solo nella parte iniziale. Sono seguite, poi, le dichiarazioni di rito.
«In vista dell'audizione privata con il direttore Silveri»,, ha dichiarato Marino, «valuteremo il cronoprogramma per completare il quadro operativo del San Salvatore». Entro marzo sarà pronta la Farmacia, ad aprile il reparto di Anatomia patologica. Per fine anno, invece, è prevista la sistemazione completa del Delta chirurgico. «Ho constatato un netto miglioramento della situazione», questo il commento di Marino. «Sono sparite le tende ed è evidente lo sforzo complessivo per tornare ai livelli di eccellenza che la struttura aveva prima del sisma, ma restano elementi di criticità come la permanenza dei pazienti in un container, mi riferisco al G8».
Ed è proprio l'ospedale da campo, allestito nella zona retrostante il San Salvatore «l'anello debole da eliminare», per Mascitelli: «La commissione continuerà a seguire i lavori e l'attuazione del cronoprogramma. Siamo qui per fotografare lo stato dell'arte, senza alcun taglio inquisitorio e strumentalizzazioni, né con accettazione passiva di notizie provenienti dall'esterno. Stiamo lavorando tutti, a cominciare dal personale sanitario, per restituire all'Aquila un polo d'eccellenza e tenere alta l'attenzione di Senato e governo sulla sanità aquilana». Sui 47 milioni dell'assicurazione sull'ospedale, che l'Asl ha incassato dopo il sisma, Marino ha tagliato corto: «Non ne abbiamo discusso. Lo faremo in seguito».
A margine della visita Silveri ha dichiarato: «Registro grande correttezza nella verifica. Si va verso la fine dell'emergenza, con la sistemazione del Delta clinico e chirurgico. In audizione risponderemo sul piano finanziario e le liste di attesa: stiamo lavorando per abbattere i tempi e qualche risultato è già stato raggiunto. Entro l'anno contiamo di avere una svolta. Quanto ai 47 milioni e mezzo dell'assicurazione, abbiamo scelto di metterli in bilancio, come spese correnti dell'Asl. Avremmo potuto decidere di vincolarli alla ricostruzione, ma i soldi per la ristrutturazione del San Salvatore erano già disponibili e sufficienti. Di qui, la decisione di inserirli nelle spese correnti per chiudere il bilancio con 3 milioni di buco, contro i 50 previsti».
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