IL CASO

La denuncia di una mamma: «I ragazzi con disabilità vengono sempre più emarginati e lasciati da soli»

L’AQUILA. «I ragazzi disabili della città sono sempre più spesso lasciati soli». A denunciare la situazione è la mamma di un ragazzo paraplegico di vent’anni, costretto su una sedia a rotelle. Va a...

L’AQUILA. «I ragazzi disabili della città sono sempre più spesso lasciati soli».

A denunciare la situazione è la mamma di un ragazzo paraplegico di vent’anni, costretto su una sedia a rotelle. Va a scuola tutte le mattine con il servizio di trasporto comunale. Ma l’autobus che lo prende a casa e lo porta a scuola ha una pedana per sollevare la sua sedia che spesso si blocca. Non solo: il suo posto è in fondo al pullman con le spalle al conducente. «Per me lasciarlo su quel mezzo è uno strazio», spiega la madre. «Resta per tutto il viaggio lontano dagli altri ragazzi, può guardare solo verso la porta di uscita nel retro dell’autobus e non è assolutamente sicuro».

Sul pullman, inoltre, non ci sono i fermi adatti alla sedia. «Non voglio neanche pensare cosa potrebbe succedere in caso di un tamponamento», continua, «visto che mio figlio è proprio a ridosso del fondo dell’autobus e non ha assolutamente la possibilità di muoversi. Ho chiesto più volte al Comune spiegazioni, senza avere risposte. Ho anche contattato l’assessore alle Politiche sociali, Stefania Pezzopane, ma non sono riuscita a incontrarla e nonostante siano passati ormai diversi mesi, la situazione non è cambiata».

La segnalazione è stata riportata invano anche all’autista e al responsabile del servizio dell’azienda che ha vinto la gara d’appalto per il trasporto scolastico. «Mi hanno detto che avrebbero sostituito il pullman», continua la donna, «ma è sempre rimasto lo stesso. Solo un giorno, dopo che la pedana per il sollevamento della sedia si è bloccata e il pullman non è potuto ripartire, è venuto a prendere mio figlio un pulmino più piccolo e più nuovo senz’altro più adatto».

Ma i problemi sono anche altri. «Non avendo il controllo sfinterico, mio figlio ha bisogno di pannoloni particolari, molto assorbenti», aggiunge la mamma. «Ma la Asl è convenzionata solo con una ditta che non ha questa tipologia e per questo dobbiamo far fronte a una spesa di 200 euro ogni quattro mesi per pagare la differenza». Il ragazzo, inoltre, ha un insegnante di sostegno per solo nove ore. «Per questo molte volte non riesce a seguire le lezioni», spiega la madre. «L’assistenza domiciliare è di 4 ore settimanali e ci è stato detto che non ci sono fondi per incrementare l’orario. In nessuna scuola estiva pubblica è prevista la presenza di disabili. Ci sentiamo lasciati da soli».

Michela Corridore

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