La massoneria riapre i battenti
La loggia «Guglia d’Abruzzo»: solidarietà ai nostri fratelli aquilani
L’AQUILA. «Crediamo fortemente nella rinascita dell’Aquila, nella gente abruzzese e nella ferma volontà di superare gli ostacoli. Ecco perchè siamo accorsi qui in massa».
Queste le parole con le quali il Grande maestro del Grande oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, l’avvocato Gustavo Raffi ha spiegato la presenza di numerosi dignitari e di massoni provenienti da tutta Italia ai fini di una solenne celebrazione rituale per la ripresa dei lavori della Loggia «Guglia d’Abruzzo» il cui maestro venerabile è Fernando Cataldi. Una loggia ancora piccola, come ha ammesso lo stesso Raffi, ma attiva e destinata a crescere.
La loggia aquilana fino al 6 aprile aveva una sede in via Svolte della Misercordia ma il terremoto l’ha resa inagibile e ora i massoni del capoluogo si sono trasferiti in via Aldo Moro.
Ieri sera, dunque, la cerimonia nel ristorante Villa Feronia, da alcuni mesi a Gignano, per il ritorno della massoneria aquilana con circa 140 persone in grande maggioranza provenienti da ogni parte di Italia.
«Quella caparbietà che gli aquilani hanno», ha aggiunto il Gran Maestro prima di iniziare la cerimonia nel tempietto allestito nel ristorante, «li rende simili ai friulani anche se ci troviamo al centro d’Italia. Il fatto che in tempi brevi una piccola loggia riapra i battenti è davvero significativo. Io in questi giorni dovevo essere in Gabon dove c’era la conferenza mondiale ma ho preferito essere qui. Devo dire che la nostra organizzazione è stata immediatamente sensibile in riferimento al sisma e abbiamo promosso una grande raccolta di fondi. Non lo abbiamo fatto per i fratelli della loggia. Abbiamo aiutato anche quelli ma al di fuori di questa iniziativa».
«I nostri interventi» ha aggiunto l’avvocato Raffi, «sono stati fatti in maniera silenziosa e con delle modalità da garantire un opportuno controllo delle somme. Abbiamo avuto dei fratelli che hanno perso tutto. C’è un fratello slavo che era rappresentante di oggetti preziosi. I fratelli marchigiani gli hanno regalato un’automobile per poter ricominciare a lavorare. Ma c’è stata una gara di solidarietà bellissima anche da parte delle massonerie estere».
«I Liberi Muratori», ha commentato ancora il Grande Maestro, «sono storicamente animati dal desiderio di aiutare concretamente chi soffre, rispettando la dignità di ciascuno in quanto partecipe di uno stesso destino, al di fuori delle vicende contingenti che lo costringono a chiedere aiuto».
Ma il Gran Maestro evidenzia come alle volte alcune iniziative di solidarietà si arenino davanti alla burocrazia. «Abbiamo un fratello in Sardegna», afferma, «che costruisce case prefabbricate il quale non solo le ha messe a disposizione ma si è anche sobbarcato le spese di trasferimento. Solo che in certe realtà i prefabbricati non li puoi installare. La ragione di questo divieto dovremmo chiederlo ai nostri Soloni di diritto urbanistico. Una cosa davvero assurda».
Tra le idee che riguardano l’area aquilana c’è un progetto per la illuminazione della Rocca di Calascio in modo che la fortezza possa essere vista da molti chilometri di distanza. «Quella luce può essere anche un simbolo» ha detto il Grande Maestro, «per ridare la speranza».
Queste le parole con le quali il Grande maestro del Grande oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, l’avvocato Gustavo Raffi ha spiegato la presenza di numerosi dignitari e di massoni provenienti da tutta Italia ai fini di una solenne celebrazione rituale per la ripresa dei lavori della Loggia «Guglia d’Abruzzo» il cui maestro venerabile è Fernando Cataldi. Una loggia ancora piccola, come ha ammesso lo stesso Raffi, ma attiva e destinata a crescere.
La loggia aquilana fino al 6 aprile aveva una sede in via Svolte della Misercordia ma il terremoto l’ha resa inagibile e ora i massoni del capoluogo si sono trasferiti in via Aldo Moro.
Ieri sera, dunque, la cerimonia nel ristorante Villa Feronia, da alcuni mesi a Gignano, per il ritorno della massoneria aquilana con circa 140 persone in grande maggioranza provenienti da ogni parte di Italia.
«Quella caparbietà che gli aquilani hanno», ha aggiunto il Gran Maestro prima di iniziare la cerimonia nel tempietto allestito nel ristorante, «li rende simili ai friulani anche se ci troviamo al centro d’Italia. Il fatto che in tempi brevi una piccola loggia riapra i battenti è davvero significativo. Io in questi giorni dovevo essere in Gabon dove c’era la conferenza mondiale ma ho preferito essere qui. Devo dire che la nostra organizzazione è stata immediatamente sensibile in riferimento al sisma e abbiamo promosso una grande raccolta di fondi. Non lo abbiamo fatto per i fratelli della loggia. Abbiamo aiutato anche quelli ma al di fuori di questa iniziativa».
«I nostri interventi» ha aggiunto l’avvocato Raffi, «sono stati fatti in maniera silenziosa e con delle modalità da garantire un opportuno controllo delle somme. Abbiamo avuto dei fratelli che hanno perso tutto. C’è un fratello slavo che era rappresentante di oggetti preziosi. I fratelli marchigiani gli hanno regalato un’automobile per poter ricominciare a lavorare. Ma c’è stata una gara di solidarietà bellissima anche da parte delle massonerie estere».
«I Liberi Muratori», ha commentato ancora il Grande Maestro, «sono storicamente animati dal desiderio di aiutare concretamente chi soffre, rispettando la dignità di ciascuno in quanto partecipe di uno stesso destino, al di fuori delle vicende contingenti che lo costringono a chiedere aiuto».
Ma il Gran Maestro evidenzia come alle volte alcune iniziative di solidarietà si arenino davanti alla burocrazia. «Abbiamo un fratello in Sardegna», afferma, «che costruisce case prefabbricate il quale non solo le ha messe a disposizione ma si è anche sobbarcato le spese di trasferimento. Solo che in certe realtà i prefabbricati non li puoi installare. La ragione di questo divieto dovremmo chiederlo ai nostri Soloni di diritto urbanistico. Una cosa davvero assurda».
Tra le idee che riguardano l’area aquilana c’è un progetto per la illuminazione della Rocca di Calascio in modo che la fortezza possa essere vista da molti chilometri di distanza. «Quella luce può essere anche un simbolo» ha detto il Grande Maestro, «per ridare la speranza».