La missione del popolo dei taccuini
In giro per la città annotando sui block-notes disservizi e degrado
L’AQUILA. Girano «armati» di taccuini nei vecchi quartieri della città, dove faticosamente si cerca di tornare alla vita, e nei nuovi agglomerati venuti su rapidamente in quelle 19 aree dove non c’è nulla al di fuori delle case. E su quei taccuini annotano problemi e disservizi.
Un movimento nato per iniziativa dello stesso gruppo di amici che all’indomani del terremoto - a Roseto - aveva dato vita al comitato «Un nuovo respiro per L’Aquila». Un’idea, quella del taccuino su cui annotare «situazioni di degrado e le tante piccole e grandi cose che proprio non vanno», presa in prestito dalla Francia dove l’iniziativa è stata già sperimentata da un gruppo di donne residenti nella Capitale.
All’Aquila Vincenzo Colorizio, Rita Pelliccione, Stefano Ranieri, Francesca Gizzi, Angelo Sarra, Alvaro Scimia, Silvio Patellaro ed altri amici - ovvero «il movimento dei block notes», come loro stessi amano definirsi - sono entrati in azione alcune settimane fa. E sono tante le pagine di quei taccuini già piene di annotazioni. Un lungo elenco di carenze ed inefficienze che, subito dopo le elezioni, finirà all’attenzione del prefetto, nonché di enti e istituzioni. «Dettagli urbani fotografati nei vecchi e nuovi quartieri, che» affermano i promotori dell’iniziativa «rendono ancora più difficile il vivere quotidiano nella città devastata dal sisma».
Ricorrenti, nei taccuini, le annotazioni sull’illuminazione pubblica carente. Poi le strade sempre più simili a percorsi di guerra, i marciapiedi inesistenti o disastrati, gli incroci pericolosi. E ancora la segnaletica che non c’è, le fermate dei bus senza pensiline e, ovunque, cani randagi e rifiuti.
«Per non parlare dell’ospedale» aggiunge Colorizio, medico in pensione, «che versa ancora, a ormai un anno trascorso dal terremoto, in una situazione spaventosa. Una precarietà che non aiuta i pazienti e neppure il personale». E sempre per restare sull’ospedale, in uno dei taccuini è stata annotata anche l’assenza di indicazioni sul dove poter trovare reparti e servizi. E suggerimenti (da portare poi al tavolo dei referenti istituzionali) per alleggerire le lunghe file al ticket.
Quindi la questione della viabilità, «sempre più caotica» e la necessità di realizzare percorsi pedonali. All’attenzione del popolo dei block notes anche il centro storico. «In alcune palazzine, nella zona della Fontana Luminosa» affermano «la gente è rientrata a casa utilizzando al posto del metano le bombole di gas. Non si comprende la ragione per la quale queste case agibili non possano esser tirate fuori dalla zona rossa». Disservizi e problemi di ogni genere, «dettagli che se risolti potrebbero migliorare la qualità delle vita di ognuno di noi» affermano questi inviati particolari che si muovono, quasi sempre all’imbrunire, da un capo all’altro della città.
«Il terremoto» aggiungono «qui fa ancora paura. Alcune notti fa, dopo una piccola scossa, in tanti si sono riversati nelle strade e molti hanno trascorso la notte nelle auto.
Non capiamo davvero perché non si possano installare alcune grandi tensostrutture dove far convergere la popolazione in caso di bisogno». Quindi, l’idea di affidare a gruppi di volontari il controllo dei luoghi ora frequentati dagli adolescenti. «Una cosa questa» sostengono Colorizio, Pelliccione, Ranieri e Gizzi «necessaria soprattutto a ridosso dei centri commerciali, dove spesso si registrano episodi di bullismo. Di questo e delle tante cose che non vanno parleremo con il prefetto e poi con gli enti competenti. E chissà che non si possa arrivare ad avere una carta dei servizi, con tanto di numeri telefonici a cui rivolgersi per le cose che non funzionano. E segnaleremo in procura i tanti abusi edilizi che stiamo ogni giorno annotando. Casette che spuntano come funghi. Un caos che non aiuta la rinascita della città».
Un movimento nato per iniziativa dello stesso gruppo di amici che all’indomani del terremoto - a Roseto - aveva dato vita al comitato «Un nuovo respiro per L’Aquila». Un’idea, quella del taccuino su cui annotare «situazioni di degrado e le tante piccole e grandi cose che proprio non vanno», presa in prestito dalla Francia dove l’iniziativa è stata già sperimentata da un gruppo di donne residenti nella Capitale.
All’Aquila Vincenzo Colorizio, Rita Pelliccione, Stefano Ranieri, Francesca Gizzi, Angelo Sarra, Alvaro Scimia, Silvio Patellaro ed altri amici - ovvero «il movimento dei block notes», come loro stessi amano definirsi - sono entrati in azione alcune settimane fa. E sono tante le pagine di quei taccuini già piene di annotazioni. Un lungo elenco di carenze ed inefficienze che, subito dopo le elezioni, finirà all’attenzione del prefetto, nonché di enti e istituzioni. «Dettagli urbani fotografati nei vecchi e nuovi quartieri, che» affermano i promotori dell’iniziativa «rendono ancora più difficile il vivere quotidiano nella città devastata dal sisma».
Ricorrenti, nei taccuini, le annotazioni sull’illuminazione pubblica carente. Poi le strade sempre più simili a percorsi di guerra, i marciapiedi inesistenti o disastrati, gli incroci pericolosi. E ancora la segnaletica che non c’è, le fermate dei bus senza pensiline e, ovunque, cani randagi e rifiuti.
«Per non parlare dell’ospedale» aggiunge Colorizio, medico in pensione, «che versa ancora, a ormai un anno trascorso dal terremoto, in una situazione spaventosa. Una precarietà che non aiuta i pazienti e neppure il personale». E sempre per restare sull’ospedale, in uno dei taccuini è stata annotata anche l’assenza di indicazioni sul dove poter trovare reparti e servizi. E suggerimenti (da portare poi al tavolo dei referenti istituzionali) per alleggerire le lunghe file al ticket.
Quindi la questione della viabilità, «sempre più caotica» e la necessità di realizzare percorsi pedonali. All’attenzione del popolo dei block notes anche il centro storico. «In alcune palazzine, nella zona della Fontana Luminosa» affermano «la gente è rientrata a casa utilizzando al posto del metano le bombole di gas. Non si comprende la ragione per la quale queste case agibili non possano esser tirate fuori dalla zona rossa». Disservizi e problemi di ogni genere, «dettagli che se risolti potrebbero migliorare la qualità delle vita di ognuno di noi» affermano questi inviati particolari che si muovono, quasi sempre all’imbrunire, da un capo all’altro della città.
«Il terremoto» aggiungono «qui fa ancora paura. Alcune notti fa, dopo una piccola scossa, in tanti si sono riversati nelle strade e molti hanno trascorso la notte nelle auto.
Non capiamo davvero perché non si possano installare alcune grandi tensostrutture dove far convergere la popolazione in caso di bisogno». Quindi, l’idea di affidare a gruppi di volontari il controllo dei luoghi ora frequentati dagli adolescenti. «Una cosa questa» sostengono Colorizio, Pelliccione, Ranieri e Gizzi «necessaria soprattutto a ridosso dei centri commerciali, dove spesso si registrano episodi di bullismo. Di questo e delle tante cose che non vanno parleremo con il prefetto e poi con gli enti competenti. E chissà che non si possa arrivare ad avere una carta dei servizi, con tanto di numeri telefonici a cui rivolgersi per le cose che non funzionano. E segnaleremo in procura i tanti abusi edilizi che stiamo ogni giorno annotando. Casette che spuntano come funghi. Un caos che non aiuta la rinascita della città».
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