La pioggia spegne l’inferno di San Giuliano
Alle 14 cambiate le condizioni meteo Ora c’è il pericolo del dissesto geologico
L’AQUILA. Era iniziata come la seconda giornata d’inferno, per i tanti uomini delle forze impegnate a spegnere gli incendi che hanno devastato la montagna di San Giuliano. Alle prime luci di ieri mattina sono entrati in azione i due elicotteri e i tre Canadair. Poi, intorno alle 14, il cielo si è fatto plumbeo ed è venuta giù la pioggia liberatoria. Le squadre di soccorso e l’intera città hanno tirato un sospiro di sollievo.
Le fiamme hanno continuato a divorare decine di ettari di pineta, all’interno della valle tra la Madonna Fore e Collebrincioni. I Canadair della Protezione civile, insieme a l’altro elicottero e a quello dei vigili del fuoco e quello dell’Esercito, hanno cominciato la spola tra il laghetto di Pile, il lago di Campotosto e quelli di San Raniero e San Giovnani, a Bagno, per prelevare acqua, mentre da terra decine di squadre dei vigili del fuoco, della forestale e della Protezione civile, insieme ai carabinieri, alla polizia e a molti cittadini volontari, hanno tentato di arginare le fiamme e di bloccare gli argini delle strade per impedire che il fuoco passasse dall’area di Collebrincioni alla chiesetta della Madonna Fore, miracolosamente - è il caso di dirlo - intatta, insieme a tutta la zona circostante, così come quella intorno al convento di San Giuliano.
Le squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale dell’Aquila, di Ancona, di Macerata, di Ascoli Piceno, di Isernia, di Rieti, di Frosinone, di Roma, coordinate dal comandante provinciale dell’Aquila, Dante Ambrosini e al team del Dipartimento della protezione civile, guidato dal vice capo dipartimento Fabrizio Colcerasa: tutti al lavoro e impegnate anche sul fronte di Civitaretenga e Cesaproba, dove, per fortuna, i principi di incendio sono stati subito sedati.
Con il passare delle ore e con il cielo sempre più cupo, si sono alimentate le prime speranze di pioggia, che si sono concretizzate intorno alle 14. Le prime squadre a lasciare il capoluogo sono state quelle di Roma, Frosinone e Rieti (è rimasta solo una squadra del distaccamento di Posta, impegnata a Cesaproba), mentre quattro squadre sono rimaste a presidiare San Giuliano, la Madonna Fore, la zona dell’ex discarica della Cona - dove è stato scavato un solco per evitare che il fuoco arrivasse fin lì -, Collebrincioni e un presidio in via del Castelvecchio, a Pettino.
L’immenso rogo è dunque sotto controllo, ma la splendida pineta di San Giuliano è stata ferita quasi mortalmente. Si calcola, da una prima stima, che le fiamme abbiano distrutto circa 100 ettari di bosco e la natura dell’incendio è senza dubbio dolosa.
A parte i sei operai denunciati, della ditta che sta eseguendo dei lavori sulla A24, per la parte che riguarda il versante di Collebrincioni sembra ci sia la mano di un piromane, anche se la polizia, per ora, non conferma. Il fuoco, infatti, non poteva contemporaneamente svilupparsi anche dall’altro lato della montagna. Ora, per la pineta di San Giuliano c’è il pericolo di dissesto ambientale e di frane.
Le fiamme hanno continuato a divorare decine di ettari di pineta, all’interno della valle tra la Madonna Fore e Collebrincioni. I Canadair della Protezione civile, insieme a l’altro elicottero e a quello dei vigili del fuoco e quello dell’Esercito, hanno cominciato la spola tra il laghetto di Pile, il lago di Campotosto e quelli di San Raniero e San Giovnani, a Bagno, per prelevare acqua, mentre da terra decine di squadre dei vigili del fuoco, della forestale e della Protezione civile, insieme ai carabinieri, alla polizia e a molti cittadini volontari, hanno tentato di arginare le fiamme e di bloccare gli argini delle strade per impedire che il fuoco passasse dall’area di Collebrincioni alla chiesetta della Madonna Fore, miracolosamente - è il caso di dirlo - intatta, insieme a tutta la zona circostante, così come quella intorno al convento di San Giuliano.
Le squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale dell’Aquila, di Ancona, di Macerata, di Ascoli Piceno, di Isernia, di Rieti, di Frosinone, di Roma, coordinate dal comandante provinciale dell’Aquila, Dante Ambrosini e al team del Dipartimento della protezione civile, guidato dal vice capo dipartimento Fabrizio Colcerasa: tutti al lavoro e impegnate anche sul fronte di Civitaretenga e Cesaproba, dove, per fortuna, i principi di incendio sono stati subito sedati.
Con il passare delle ore e con il cielo sempre più cupo, si sono alimentate le prime speranze di pioggia, che si sono concretizzate intorno alle 14. Le prime squadre a lasciare il capoluogo sono state quelle di Roma, Frosinone e Rieti (è rimasta solo una squadra del distaccamento di Posta, impegnata a Cesaproba), mentre quattro squadre sono rimaste a presidiare San Giuliano, la Madonna Fore, la zona dell’ex discarica della Cona - dove è stato scavato un solco per evitare che il fuoco arrivasse fin lì -, Collebrincioni e un presidio in via del Castelvecchio, a Pettino.
L’immenso rogo è dunque sotto controllo, ma la splendida pineta di San Giuliano è stata ferita quasi mortalmente. Si calcola, da una prima stima, che le fiamme abbiano distrutto circa 100 ettari di bosco e la natura dell’incendio è senza dubbio dolosa.
A parte i sei operai denunciati, della ditta che sta eseguendo dei lavori sulla A24, per la parte che riguarda il versante di Collebrincioni sembra ci sia la mano di un piromane, anche se la polizia, per ora, non conferma. Il fuoco, infatti, non poteva contemporaneamente svilupparsi anche dall’altro lato della montagna. Ora, per la pineta di San Giuliano c’è il pericolo di dissesto ambientale e di frane.