La studentessa: «Stravolta la mia vita»

Processo Tuccia, in aula con l’imputato la ragazza violentata: «Storia da incubo, ma di quella notte ricordo poco»

L’AQUILA. «Non ricordo nulla, ma questa storia è un incubo che mi ha stravolto la vita. Ho solo pochi ricordi di quella notte. Rammento solo l’ingresso in discoteca e il momento in cui ho consegnato il mio cappotto al guardaroba del locale. Poi il nulla. Da quella sera tutto è cambiato. È un episodio che mi ha cambiato la vita».

Lo ha detto nell’aula del tribunale di Bazzano la studentessa universitaria di 20 anni nell’ambito del processo che si svolge a porte chiuse sulla violenza sessuale di cui lei è vittima, subita nella notte tra l’11 e il 12 febbraio dell’anno scorso fuori dalla discoteca «Guernica» di Pizzoli.

Un’udienza particolare, quella di ieri perché la giovane e l’imputato Francesco Tuccia, anche lui ventenne della provincia di Avellino, si sono ritrovati nell’aula del tribunale. Gli sguardi si sono inevitabilmente incrociati ma è stato fatto di tutto per fare in modo che, nella pur piccola aula C del tribunale, i due stessero il più lontano possibile. Il giovane è accusato anche di aver lasciato la ragazza in uno stato di incoscienza tra la neve e in una pozza di sangue. L’accusa, infatti, parla anche di tentato omicidio.

L’udienza di ieri è stata incentrata sulle testimonianze dell’accusa, e in particolare sull’audizione della vittima e della sua amica, con la quale era andata a ballare.

La testimonianza della ragazza è stata di poco peso ai fini del processo. Lo ha confermato lo stesso avvocato di parte civile, Enrico Maria Gallinaro, il quale ha detto che «le affermazioni della parte civile hanno un senso solo per capire che come è cambiata la sua vita dopo quel fatto». Ieri sono stati ascoltati anche altri testimoni, tra i quali l’amica della studentessa, con la quale era andata in discoteca, ma che se n’era andata via per proprio conto. Questa deposizione, come altre, è sembrata ai presenti molto generica e approssimativa, provocando anche rimproveri da parte del collegio giudicante. Ieri è stato ascoltato anche un testimone il quale ha ritrattato la sua iniziale deposizione. Si è rimangiato di avere detto che la ragazza, poco prima di essere soccorsa, avrebbe fatto un nome da intendersi come uno degli aggressori. In tal modo ha evitato l’incriminazione per falsa testimonianza visto che altre persone sentite al riguardo hanno negato tale circostanza.

Ieri è stato ascoltato il medico ginecologo che per primo soccorse la giovane e ha sostenuto che la violenza è stata fatta con un corpo contundente viste le gravi lesioni riportate, forse permanenti. Si ipotizza che possa essersi trattato di un pezzo di ghiaccio visto che il reperto non è stato mai trovato. Fuori dall’aula del tribunale si sono ritrovate molte donne, esponenti di associazioni che combattono la violenza che alla vista di Tuccia, all’uscita dall’aula, hanno manifestato la loro rabbia. Il Centro antiviolenza dell’Aquila è stato ammesso nella scorsa udienza parte civile al processo ed è rappresentato in giudizio dall’avvocato Simona Giannangeli. Va ricordato che a salvare la ragazza subito dopo la violenza, furono alcuni addetti alla sicurezza della discoteca. Furono essi stessi, dopo poco, ad avvertire il personale medico del 118 e a bloccare l’auto dove si trovava Tuccia con altri amici, questi ultimi risultati estranei alla violenza. Tuccia, arrestato dopo una settimana (ex militare del 33° Reggimento Acqui dell’Aquila) era stato rinchiuso al carcere di Teramo, nella stessa cella in cui si trovava Salvatore Parolisi, il militare condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea. Tre mesi e mezzo dopo il giovane ha ottenuto i domiciliari su parere conforme della stessa Procura, una decisione che provocò pesanti polemiche e suscitò profondo sdegno nell’opinione pubblica. Prossima udienza, con audizione dell’imputato e sentenza, il 31 gennaio.

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