«La studentessa violentata denigrata dalla difesa di Tuccia»

L’avvocato Giannangeli: sembrava fosse lei a doversi discolpare nei processi e non l’ex militare Allo studio una possibile richiesta di danni. Tra novanta giorni le motivazioni della condanna

L’AQUILA. «La figura della donna, parte civile nel processo, è stata denigrata dalla difesa, quasi che dovesse giustificarsi di essere stata violentata. Insomma, una situazione paradossale che si verifica in tanti processi con abusi sessuali».

Chi parla è l’avvocato Simona Giannangeli, legale del Centro antiviolenza che è stato ammesso nel processo contro l’ex militare irpino Francesco Tuccia, condannato in Cassazione a 7 anni e otto mesi di reclusione per avere violentato una studentessa universitaria laziale nella discoteca Guernica di Pizzoli.

«Nel corso delle varie udienze dei processi», dice l’avvocato, «c’e stata una censura continua della ragazza abusata. Si è affermato che per il fatto che i due fossero stati visti in atteggiamento intimo dentro il locale, la giovane avrebbe per forza dato il consenso all’atto sessuale. Ma non si voleva considerare che la giovane era in stato di incoscienza: come avrebbe potuto prestare il consenso?».

«Con la nostra presenza nel processo», aggiunge, «abbiamo avuto la possibilità di contestare certe affermazioni e fare in modo che i giudici avessero un quadro più esatto di quanto accaduto in quella notte. La demolizione delle donne in questi processi per abusi sessuali è una costante. È come se, tanto per fare un esempio paradossale, in un processo per furto in gioielleria, anziché incriminare il ladro, si accusasse il negoziante per non avere evitato il colpo».

Il Centro antiviolenza sta valutando la possibilità di perseguire civilmente Tuccia per ottenere un risarcimento, che, per quanto simbolico, testimoni la gravità di quanto accaduto.

Ora, non essendovi più gradi di giudizio, a meno di richieste della difesa, per Tuccia si spalancano le porte del carcere dove dovrebbe scontare una buona parte della pena inflitta. Anche se sarà poi il giudice di sorveglianza a decidere su questi aspetti. Finora il giovane, a eccezione della fase immediatamente successiva al fatto per il quale è stato condannato, passata in cella, è stato ai domiciliari.

Prima dell’udienza in Cassazione uno degli avvocati di Tuccia, Alberico Villani, aveva sostenuto che il «clamore mediatico» ha in qualche modo condizionato l’esito dei processi di primo grado e appello.

Parlando a un quotidiano irpino, l’avvocato Villani, prima della decisione definitiva, aveva confidato di sperare in un «annullamento della sentenza per difetto di contestazione».

Le pesantissime parole del Pg di Cassazione Pietro Gaeta nella sua requisitoria hanno probabilmente tagliato la testa al toro.

«In questa vicenda», ha affermato, «la realtà ha superato qualsiasi film dell’orrore».

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