La terra torna a tremare
Nuova scossa (4,1), la città ripiomba nella paura.
L’AQUILA. È tornato a farsi sentire alle 18,14. Per chi l’avesse dimenticato, il terremoto ha dato un nuovo segnale: magnitudo 4.1, epicentro nel distretto del Gran Sasso, e più precisamente tra i Comuni di Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno e Capitignano. Ma la scossa è stata avvertita anche a Pescara e in alcune località delle Marche più vicine all’Abruzzo. Gente in strada e telefonate ai vigili del fuoco.
TORNA LA PAURA. Si sono ripetute le scene di panico che in questi sei mesi hanno accompagnato gli eventi tellurici più forti. Del resto la scossa di ieri pomeriggio, accompagnata da un boato, è giunta inattesa visto che erano settimane che terremoti di lieve intensità venivano percepiti quasi esclusivamente dai sismografi. In effetti, poco prima delle 16, con epicentro nella Valle dell’Aterno, era stata registrata una scossa di terremoto di magnitudo 2,1 con una profondità di dieci chilometri che nessuno ha avvertito. Invece ieri alle 18,14, sono stati in molti, nel capoluogo, che, colti di sorpresa, sono fuggiti dalle case, dai negozi aperti e dai centri commerciali. Molta meno gente, invece, è fuggita dagli uffici visto che alle 18,14 erano in maggioranza chiusi. Tutto è diventato frenetico con auto che si sono riversate lungo le strade, e una raffica di telefonate ai vigili del fuoco dell’Aquila: «Ne sono arrivate a decine», ha detto il piantone, «non per segnalare danni, di cui non c’è traccia, ma era gente che voleva essere rassicurata oppure che ha telefonato per chiedere l’intensità del sisma. Poi, però, con il passare dei minuti, è tornata la calma».
CHIESE. Paura anche nelle pochissime chiese aperte. Nella chiesa di Santa Maria Mediatrice a Valle Pretara, dove dal 6 aprile la messa si celebra nella sacrestia adiacente all’edificio, ancora inagibile, appena conclusa la liturgia della Parola, don Guido Fattore si è visto sfilare via buona parte di fedeli e la cerimonia si è interrotta per alcuni istanti. Poi, ripristinata la calma, il rito si è concluso. Nella parrocchia del Torrione alcuni fedeli si sono riversati in strada, mentre il parroco Claudio Hazaparu ha continuato a celebrare messa invocando la stabilità dell’edificio.
NEI PAESI. Spavento anche in zone distanti dall’epicentro, nel nuovo villaggio di Onna e a Castelnuovo, frazione di San Pio delle Camere, e a Pizzoli. «Qui in paese la scossa si è sentita molto bene», ha spiegato il sindaco Giovannino Anastasio, «e molti hanno scelto di passare la notte fuori, in macchina, oppure nelle tende, nonostante il freddo». Preccupazione anche a Montereale dove la gente, consapevole delle vicende sismiche del paese che ci furono nei secoli scorsi, teme il verificarsi di scosse molto potenti. Del resto, dopo il sisma del 1703 che distrusse L’Aquila il centro dell’Alto Aterno che ha molti palazzi antichi, subì danni gravissimi con tante vittime.
IN OSPEDALE. I vigili del fuoco e gli agenti del posto fisso di polizia hanno fatto un’ispezione in tutto l’ospedale San Salvatore dove alcuni tra i pazienti sono usciti, dopo la scossa, dalle camere ma non dalla struttura. Gli esiti dei sopralluoghi hanno dato esiti tranquillizzanti. Gli uomini del 118 hanno fatto soltanto un intervento connesso al sisma. Si tratta di una persona disabile che, impaurita, si è fatta portare dalla casa in muratura in una vicina struttura in legno di sua proprietà.
SCUOLE E VERIFICHE. Le scuole non verranno chiuse. «Mi sono consultato con il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso», ha detto il sindaco Massimo Cialente, l’unica autorità che ha il potere di emettere un tale provvedimento, «e abbiamo condiviso l’idea di tenerle aperte». Non ci saranno nemmeno verifiche a largo raggio sugli edifici, pubblici e privati, visto che, come più volte è stato detto, verranno fatte solo con un terremoto superiore ai 5 gradi Richter. Quanto alle scuole, occorre precisare che la maggioranza degli istituti è in moduli provvisori e, quindi, non vi si corre alcun rischio. Bisognerà vedere, comunque, quanti studenti che frequentano scuole in muratura si presenteranno regolarmente stamani alle lezioni.
GLI ESPERTI. «Il terremoto in provincia dell’Aquila è ancora una replica del sisma del 6 aprile», rilevano gli esperti della sala sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Non si tratta di un evento legato alla sequenza in atto nella zona dei Monti Reatini e non è escluso che questo sisma ne possa innescare altri». Nulla di strano, quindi. Del resto, alcuni giorni fa, il presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, intervistato dal Centro in occasione del terremoto in provincia di Chieti, ha ricordato che le scosse possono andare avanti molto a lungo e, come esempio, ha citato che in Irpinia, nel 1980, gli eventi tellurici di assestamento andarono avanti per oltre un anno. Boschi ha ricordato che nessuno è in grado di fare previsioni e che tranquillizzare o allertare la gente non ha alcuna base scientifica.
PRUDENZA. C’è chi dispensa consigli. «Nel distretto del Gran Sasso», ha detto il geologo Antonio Moretti, «non c’è da aspettarsi un terremoto di intensità particolare, ma io, se fossi al posto degli abitanti dei Comuni a ridosso dell’epicentro, non ci tornerei a dormire in quanto è possibile che si verifichi un altro fenomeno in grado di raggiungere intensità 5».
ALTRI TIMORI. In città è diventata più pressante la preoccupazione in riferimento a una scadenza, quella dei 6 mesi dalla tragica scossa del 6 aprile, che, secondo molti, segnerebbe la via di svolta e l’allontanarsi delle scosse più violente. Questa convinzione, che non poggia su basi scientifiche, anche se diffusa, si è propagata confrontando l’esperienza col terremoto di Marche e Umbria quando tra le due scosse più gravi passarono sei mesi. La scossa registrata ieri pomeriggio è la più forte da tre mesi a questa parte. Infatti, per trovarne una di magnitudo pari a quella di ieri, bisogna risalire al 3 luglio. Alle 11,43 ci fu una prima scossa di magnitudo 3,6, seguita subito dopo, alle 13,03, da una seconda di 4,1. Nove giorni dopo, il 12 luglio, un’altra scossa del quarto grado segnalata alle 10,38, sempre nell’Aquilano.
TORNA LA PAURA. Si sono ripetute le scene di panico che in questi sei mesi hanno accompagnato gli eventi tellurici più forti. Del resto la scossa di ieri pomeriggio, accompagnata da un boato, è giunta inattesa visto che erano settimane che terremoti di lieve intensità venivano percepiti quasi esclusivamente dai sismografi. In effetti, poco prima delle 16, con epicentro nella Valle dell’Aterno, era stata registrata una scossa di terremoto di magnitudo 2,1 con una profondità di dieci chilometri che nessuno ha avvertito. Invece ieri alle 18,14, sono stati in molti, nel capoluogo, che, colti di sorpresa, sono fuggiti dalle case, dai negozi aperti e dai centri commerciali. Molta meno gente, invece, è fuggita dagli uffici visto che alle 18,14 erano in maggioranza chiusi. Tutto è diventato frenetico con auto che si sono riversate lungo le strade, e una raffica di telefonate ai vigili del fuoco dell’Aquila: «Ne sono arrivate a decine», ha detto il piantone, «non per segnalare danni, di cui non c’è traccia, ma era gente che voleva essere rassicurata oppure che ha telefonato per chiedere l’intensità del sisma. Poi, però, con il passare dei minuti, è tornata la calma».
CHIESE. Paura anche nelle pochissime chiese aperte. Nella chiesa di Santa Maria Mediatrice a Valle Pretara, dove dal 6 aprile la messa si celebra nella sacrestia adiacente all’edificio, ancora inagibile, appena conclusa la liturgia della Parola, don Guido Fattore si è visto sfilare via buona parte di fedeli e la cerimonia si è interrotta per alcuni istanti. Poi, ripristinata la calma, il rito si è concluso. Nella parrocchia del Torrione alcuni fedeli si sono riversati in strada, mentre il parroco Claudio Hazaparu ha continuato a celebrare messa invocando la stabilità dell’edificio.
NEI PAESI. Spavento anche in zone distanti dall’epicentro, nel nuovo villaggio di Onna e a Castelnuovo, frazione di San Pio delle Camere, e a Pizzoli. «Qui in paese la scossa si è sentita molto bene», ha spiegato il sindaco Giovannino Anastasio, «e molti hanno scelto di passare la notte fuori, in macchina, oppure nelle tende, nonostante il freddo». Preccupazione anche a Montereale dove la gente, consapevole delle vicende sismiche del paese che ci furono nei secoli scorsi, teme il verificarsi di scosse molto potenti. Del resto, dopo il sisma del 1703 che distrusse L’Aquila il centro dell’Alto Aterno che ha molti palazzi antichi, subì danni gravissimi con tante vittime.
IN OSPEDALE. I vigili del fuoco e gli agenti del posto fisso di polizia hanno fatto un’ispezione in tutto l’ospedale San Salvatore dove alcuni tra i pazienti sono usciti, dopo la scossa, dalle camere ma non dalla struttura. Gli esiti dei sopralluoghi hanno dato esiti tranquillizzanti. Gli uomini del 118 hanno fatto soltanto un intervento connesso al sisma. Si tratta di una persona disabile che, impaurita, si è fatta portare dalla casa in muratura in una vicina struttura in legno di sua proprietà.
SCUOLE E VERIFICHE. Le scuole non verranno chiuse. «Mi sono consultato con il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso», ha detto il sindaco Massimo Cialente, l’unica autorità che ha il potere di emettere un tale provvedimento, «e abbiamo condiviso l’idea di tenerle aperte». Non ci saranno nemmeno verifiche a largo raggio sugli edifici, pubblici e privati, visto che, come più volte è stato detto, verranno fatte solo con un terremoto superiore ai 5 gradi Richter. Quanto alle scuole, occorre precisare che la maggioranza degli istituti è in moduli provvisori e, quindi, non vi si corre alcun rischio. Bisognerà vedere, comunque, quanti studenti che frequentano scuole in muratura si presenteranno regolarmente stamani alle lezioni.
GLI ESPERTI. «Il terremoto in provincia dell’Aquila è ancora una replica del sisma del 6 aprile», rilevano gli esperti della sala sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Non si tratta di un evento legato alla sequenza in atto nella zona dei Monti Reatini e non è escluso che questo sisma ne possa innescare altri». Nulla di strano, quindi. Del resto, alcuni giorni fa, il presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, intervistato dal Centro in occasione del terremoto in provincia di Chieti, ha ricordato che le scosse possono andare avanti molto a lungo e, come esempio, ha citato che in Irpinia, nel 1980, gli eventi tellurici di assestamento andarono avanti per oltre un anno. Boschi ha ricordato che nessuno è in grado di fare previsioni e che tranquillizzare o allertare la gente non ha alcuna base scientifica.
PRUDENZA. C’è chi dispensa consigli. «Nel distretto del Gran Sasso», ha detto il geologo Antonio Moretti, «non c’è da aspettarsi un terremoto di intensità particolare, ma io, se fossi al posto degli abitanti dei Comuni a ridosso dell’epicentro, non ci tornerei a dormire in quanto è possibile che si verifichi un altro fenomeno in grado di raggiungere intensità 5».
ALTRI TIMORI. In città è diventata più pressante la preoccupazione in riferimento a una scadenza, quella dei 6 mesi dalla tragica scossa del 6 aprile, che, secondo molti, segnerebbe la via di svolta e l’allontanarsi delle scosse più violente. Questa convinzione, che non poggia su basi scientifiche, anche se diffusa, si è propagata confrontando l’esperienza col terremoto di Marche e Umbria quando tra le due scosse più gravi passarono sei mesi. La scossa registrata ieri pomeriggio è la più forte da tre mesi a questa parte. Infatti, per trovarne una di magnitudo pari a quella di ieri, bisogna risalire al 3 luglio. Alle 11,43 ci fu una prima scossa di magnitudo 3,6, seguita subito dopo, alle 13,03, da una seconda di 4,1. Nove giorni dopo, il 12 luglio, un’altra scossa del quarto grado segnalata alle 10,38, sempre nell’Aquilano.