«La tragedia non va dimenticata»
I giornalisti stranieri: il G8 è un’opportunità ma si pensi a ricostruire.
L’AQUILA. «Va bene il G8, ma quando andremo tutti via non vi stancate mai di raccontare la tragedia». I giornalisti stranieri hanno a cuore il dramma dell’Aquila. L’esercito dei 4mila è schierato. Per Rachel Donadio, corrispondente in Italia del New York Times, «da qui dentro non si vede nulla della tragedia che c’è fuori e che io, come molti, ho visitato fin dal giorno del terremoto. Di rovine ne abbiamo viste abbastanza, ora la gente attende la ricostruzione. Qui dentro è tutto bello. Credo, tuttavia, che il mondo non capisca mai abbastanza di quanto L’Aquila sia distrutta.
Il G8 è utile? Sì, nella misura in cui porta attenzione e sostegno economico. Altrimenti no. L’assedio della stampa internazionale? Non commento». Richard Heuzé è il corrispondente in Italia del quotidiano francese «Le Figaro». «Questa di Coppito è una grande tendopoli ben organizzata dove non manca niente. Qui non ho visto il caos. Tuttavia, siamo chiusi in una caserma senza possibilità di vivere fuori la protesta degli aquilani come quella dello striscione Yes We Camp. Ho girato nelle tendopoli, ho raccolto i disagi della gente e mi auguro che presto troveranno tutti una sistemazione che faccia superare i disagi e concretizzi le speranze di ciascuno. Purché il provvisorio non diventi definitivo, come accaduto in precedenti terremoti. La Francia è stata vicina da subito all’Italia.
La moglie del presidente Sarkozy visiterà il centro e farà una donazione all’ospedale, attraverso una fondazione. Questo si aggiunge all’impegno di 6,5 milioni di euro per la chiesa delle Anime Sante. La scelta di tenere il G8 all’Aquila è stata apprezzata. Ma anche quella di evitare lussi sfrenati. Il G8 può servire a questa città per dimostrare che c’è tanto da fare e spingere il governo italiano a non dimenticare che qui c’è gente che vive un dramma che ha avuto attenzione dal mondo intero». Dominique Dunglas, del quotidiano svizzero La Tribune, sostiene che «Obama non è stato messo a contatto con la gente aquilana, ma questo non conta. I terremotati dicono che è importante non essere dimenticati e qualunque cosa si possa pensare del G8, questa è la posta in gioco.
Ed è l’unico sistema per continuare ad aiutare L’Aquila anche per i rapporti internazionali». Per Jorn Houger Schmidt-Dunker, inviato della tv tedesca N-Tv, l’approdo al G8 è stato caratterizzato da problemi di carattere logistico. «Tra accreditamenti e spostamenti abbiamo avuto qualche difficoltà. Abbiamo sentito la gente delle tendopoli e ci hanno dato la conferma che non sono contente del fatto che si siano spesi soldi per l’organizzazione del G8 e non per cercare di risolvere il prima possibile i loro problemi. Le loro riflessioni sono molto amare su questo argomento. Nonostante tutto questo, gli occhi del mondo sull’Aquila sono un elemento molto importante e può essere utile per cercare di reperire altri fondi e per aumentare le possibilità di una ricostruzione che sollevi dalle sofferenze la popolazione». Giulia Segreti, giovane corrispondente inglese, sottolinea che «il G8 è importante, ma quando sarà finito non bisogna dimenticare che c’è molto da lavorare. Perché ho incontrato gente che mi ha detto: non so dove andrò a finire domani».
Il G8 è utile? Sì, nella misura in cui porta attenzione e sostegno economico. Altrimenti no. L’assedio della stampa internazionale? Non commento». Richard Heuzé è il corrispondente in Italia del quotidiano francese «Le Figaro». «Questa di Coppito è una grande tendopoli ben organizzata dove non manca niente. Qui non ho visto il caos. Tuttavia, siamo chiusi in una caserma senza possibilità di vivere fuori la protesta degli aquilani come quella dello striscione Yes We Camp. Ho girato nelle tendopoli, ho raccolto i disagi della gente e mi auguro che presto troveranno tutti una sistemazione che faccia superare i disagi e concretizzi le speranze di ciascuno. Purché il provvisorio non diventi definitivo, come accaduto in precedenti terremoti. La Francia è stata vicina da subito all’Italia.
La moglie del presidente Sarkozy visiterà il centro e farà una donazione all’ospedale, attraverso una fondazione. Questo si aggiunge all’impegno di 6,5 milioni di euro per la chiesa delle Anime Sante. La scelta di tenere il G8 all’Aquila è stata apprezzata. Ma anche quella di evitare lussi sfrenati. Il G8 può servire a questa città per dimostrare che c’è tanto da fare e spingere il governo italiano a non dimenticare che qui c’è gente che vive un dramma che ha avuto attenzione dal mondo intero». Dominique Dunglas, del quotidiano svizzero La Tribune, sostiene che «Obama non è stato messo a contatto con la gente aquilana, ma questo non conta. I terremotati dicono che è importante non essere dimenticati e qualunque cosa si possa pensare del G8, questa è la posta in gioco.
Ed è l’unico sistema per continuare ad aiutare L’Aquila anche per i rapporti internazionali». Per Jorn Houger Schmidt-Dunker, inviato della tv tedesca N-Tv, l’approdo al G8 è stato caratterizzato da problemi di carattere logistico. «Tra accreditamenti e spostamenti abbiamo avuto qualche difficoltà. Abbiamo sentito la gente delle tendopoli e ci hanno dato la conferma che non sono contente del fatto che si siano spesi soldi per l’organizzazione del G8 e non per cercare di risolvere il prima possibile i loro problemi. Le loro riflessioni sono molto amare su questo argomento. Nonostante tutto questo, gli occhi del mondo sull’Aquila sono un elemento molto importante e può essere utile per cercare di reperire altri fondi e per aumentare le possibilità di una ricostruzione che sollevi dalle sofferenze la popolazione». Giulia Segreti, giovane corrispondente inglese, sottolinea che «il G8 è importante, ma quando sarà finito non bisogna dimenticare che c’è molto da lavorare. Perché ho incontrato gente che mi ha detto: non so dove andrò a finire domani».