sentenza in tribunale
Lavoro, giudice boccia Jobs act
Dirigente postale declassato vince il ricorso e viene reintegrato
AVEZZANO. Arriva dal tribunale di Avezzano il primo “scacco” al Jobs act.
La vicenda è quella che ha visto involontario protagonista un dipendente delle Poste, direttore di livello A1, che, a seguito di un trasferimento disposto dall’azienda, fu destinato a un ufficio più piccolo e di minore importanza per qualità e volume dell’attività svolta. Il trasferimento comportò, tra l’altro, anche una significativa riduzione di stipendio. «Con una coraggiosa e rivoluzionaria pronuncia, decisamente in controtendenza rispetto alla citata riforma», afferma l’avvocato Mario Limone, del Foro di Avezzano, che ha rappresentato in giudizio il manager, «il giudice del lavoro Giuseppe Giordano, accogliendo integralmente le ragioni del ricorrente, ha dichiarato l’inefficacia del trasferimento del dipendente al nuovo ufficio, e ne ha disposto l’immediata riammissione a quello di provenienza, con le mansioni precedentemente svolte».
Il giudice, infatti, riportando in auge il principio di diritto espresso dalla Suprema Corte di Cassazione in una sentenza recente, ha stabilito che il divieto per il datore di lavoro di variazione in pejus (in peggio) opera anche quando «al lavoratore siano assegnate, di fatto, mansioni sostanzialmente inferiori». Il dirigente aveva evidenziato di aver subìto un ingiusto demansionamento, con un conseguente depauperamento del bagaglio professionale acquisito nei molti anni di servizio, oltre che la lesione della propria immagine e dignità lavorativa.
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