Le macerie diventano una risorsa
Dal riciclo degli inerti la disponibilità di materiale per nuove costruzioni.
L’AQUILA. Le macerie, considerate un costo per lo smaltimento e un problema ambientale per l’individuazione dei siti, possono assumere un vero e proprio valore economico generato dal processo di riciclo e dalla disponibilità di materiale - per nuove costruzioni - altrimenti perso. Di questo si è parlato in un seminario promosso dal Comune dell’Aquila e dal quotidiano Rinnovabili.it.
Un problema scomodo ed attuale, diventato un ostacolo alla ricostruzione. Il seminario, in cui lavori sono stati introdotti dal consigliere comunale Antonello Bernardi, ha cercato in primo luogo di dare risposte circa la possibilità di trasformare un evento tragico, come quello del 6 aprile, in opportunità sociale ed ambientale.
«Le macerie del terremoto» ha detto Mauro Spagnolo (dell’università La Sapienza di Roma, nonché direttore di Rinnovabili.it) «generano cifre da capogiro: 3 milioni di metri cubi di detriti (ma i numeri sono destinati a lievitare), pari a 4 milioni e mezzo di tonnellate. Per il solo trasporto in discarica è prevista una spesa di 45 milioni di euro, mentre è stimata in 60 milioni quella per il parziale smaltimento. Ma le macerie possono diventare un’opportunità. Il riuso, o il riciclo, genera un notevole risparmio economico, nuovi indotti e posti di lavoro e rappresenta una grande conquista ambientale stimabile in termini di energia risparmiata e di discariche e cave inutilizzate».
Per Mario Crosta, direttore generale di Banca etica, «L’Aquila può pretendere segnali immediati dalle autorità. La ricostruzione non può procedere solo all’insegna della convenienza economica. La sostenibilità ambientale dovrà avere un ruolo centrale per garantire una qualità di vita duratura agli abitanti, perché mai più vogliamo assistere a un carico così devastante di morte, a seguito di eventi - seppur eccezionali - della natura».
L’esperienza vissuta dall’Umbria nel 1997 è stata ripercorsa nell’intervento di Moreno Marionni, del Centro ambiente Spa, la società che gestisce un sistema integrato dei rifiuti che comprende anche un impianto di selezione, trattamento e recupero degli inerti provenienti dalle zone terremotate.
Per Andrea Masullo, dell’Università di Camerino, «il dramma del terremoto crea la necessità di ricostruire non solo la città di pietra, ma anche la rete di relazioni sociali e con l’ambiente. Reti che, dall’insieme di abitazioni, creano un città».
«È necessario stimolare le amministrazioni pubbliche e gli imprenditori» ha detto Gerardo Montanino direttore operativo del Gse (gestore servizi energetici), affinché investano in tecnologie legate all’efficienza energetica e alla fonti rinnovabili». Dieci le proposte presentate per incentivare e promuovere la cultura del riciclo dei rifiuti edili. Proposte oggetto, poi, di un dibattito al quale hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Massimo Cialente, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, l’assessore regionale Daniela Stati il prefetto Franco Gabrielli, la presidente della Croce rossa Maria Teresa Letta.
SCOSSA. Una lieve scossa, di magnitudo 2.2, è stata avvertita ieri alle 9,4 a Poggio Picenze, Fossa e Sant’Eusanio Forconese.
Un problema scomodo ed attuale, diventato un ostacolo alla ricostruzione. Il seminario, in cui lavori sono stati introdotti dal consigliere comunale Antonello Bernardi, ha cercato in primo luogo di dare risposte circa la possibilità di trasformare un evento tragico, come quello del 6 aprile, in opportunità sociale ed ambientale.
«Le macerie del terremoto» ha detto Mauro Spagnolo (dell’università La Sapienza di Roma, nonché direttore di Rinnovabili.it) «generano cifre da capogiro: 3 milioni di metri cubi di detriti (ma i numeri sono destinati a lievitare), pari a 4 milioni e mezzo di tonnellate. Per il solo trasporto in discarica è prevista una spesa di 45 milioni di euro, mentre è stimata in 60 milioni quella per il parziale smaltimento. Ma le macerie possono diventare un’opportunità. Il riuso, o il riciclo, genera un notevole risparmio economico, nuovi indotti e posti di lavoro e rappresenta una grande conquista ambientale stimabile in termini di energia risparmiata e di discariche e cave inutilizzate».
Per Mario Crosta, direttore generale di Banca etica, «L’Aquila può pretendere segnali immediati dalle autorità. La ricostruzione non può procedere solo all’insegna della convenienza economica. La sostenibilità ambientale dovrà avere un ruolo centrale per garantire una qualità di vita duratura agli abitanti, perché mai più vogliamo assistere a un carico così devastante di morte, a seguito di eventi - seppur eccezionali - della natura».
L’esperienza vissuta dall’Umbria nel 1997 è stata ripercorsa nell’intervento di Moreno Marionni, del Centro ambiente Spa, la società che gestisce un sistema integrato dei rifiuti che comprende anche un impianto di selezione, trattamento e recupero degli inerti provenienti dalle zone terremotate.
Per Andrea Masullo, dell’Università di Camerino, «il dramma del terremoto crea la necessità di ricostruire non solo la città di pietra, ma anche la rete di relazioni sociali e con l’ambiente. Reti che, dall’insieme di abitazioni, creano un città».
«È necessario stimolare le amministrazioni pubbliche e gli imprenditori» ha detto Gerardo Montanino direttore operativo del Gse (gestore servizi energetici), affinché investano in tecnologie legate all’efficienza energetica e alla fonti rinnovabili». Dieci le proposte presentate per incentivare e promuovere la cultura del riciclo dei rifiuti edili. Proposte oggetto, poi, di un dibattito al quale hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Massimo Cialente, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, l’assessore regionale Daniela Stati il prefetto Franco Gabrielli, la presidente della Croce rossa Maria Teresa Letta.
SCOSSA. Una lieve scossa, di magnitudo 2.2, è stata avvertita ieri alle 9,4 a Poggio Picenze, Fossa e Sant’Eusanio Forconese.