Le parti civili: lettera di Cialente nel processo

Grandi Rischi, chiesta l'acquisizione dell'intervento del sindaco sul mancato allarme sisma

L'AQUILA. Altri atti entreranno nelle vicende giudiziarie connesse con il terremoto. Difatti uno degli avvocati di parte civile, Fabio Alessandroni, ha chiesto al pm l'acquisizione della lettera del sindaco su quanto avvenuto prima del sisma. Si tratta, in particolare, della lettera del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente pubblicata domenica scorsa sul Centro. Il sindaco, in particolare, sostiene che la Regione non diede l'allerta e la catena di comando non funzionò. I punti di interesse giudiziario della lettera, secondo il legale di parte civile, sono tanti.

Uno di questi è il seguente: «Il 20 febbraio del 2009, 40 giorni prima della nostra tragedia» si legge nella lettera del sindaco che parla di comportamenti attribuibili alla Regione, «avevano pubblicizzato di aver addirittura certificato con l'Iso 9001 il centro funzionale. Probabilmente non fecero nulla, sia perché il responsabile dell'ufficio sismico della Protezione civile rassicurava che lo sciame era un fenomeno geologico che rientrava nella norma, e perché l'unica preoccupazione che avevano era di controbattere negli ultimi giorni quel signor Giampaolo Giuliani che peraltro, il 23 marzo 2009, aveva dichiarato anche egli che lo sciame sismico era del tutto normale e, grazie a congiunture astrali, si sarebbe concluso alla fine di marzo. La verità è che la Regione ha sottovaluto il fenomeno, nulla fece. La "catena endogena di comando" e di attivazione dell'intero sistema, forze di polizia, vigili del fuoco, esercito, non fu mai attuata. Assoluta sottovalutazione. L'unica istituzione che provò ad allertare fu il Comune dell'Aquila con la sua richiesta, che ho successivamente saputo essere stata beffeggiata sia in Regione che a Roma. Certo, se quella notte "la catena endogena di comando" avesse funzionato, forse non avremmo avuto solo 13 vigili del fuoco in servizio, ma soprattutto nei giorni precedenti si sarebbero potute svolgere tutta una serie di riunioni al fine di organizzare un servizio di protezione civile che sulla scorta della legge, in caso di una catastrofe quale è il sisma, essendo chiaramente di interesse sovracomunale, travalica il ruolo ed i doveri dei sindaci. Non è stato fatto. Ed il sindaco si dovette sostituire in assoluta solitudine a compiti che altri, per legge, avrebbero dovuto assolvere».

Secondo l'avvocato Fabio Alessandroni questa richiesta di acquisizione potrebbe giovare all'accertamento della verità al processo ai sette componenti della commissione Grandi Rischi ma anche, e forse ancora di più, potrebbe essere utilizzata nell'ambito della denuncia da lui stesso presentata, ormai da diversi mesi, per accertare anche le responsabilità degli amministratori locali e regionali. Una denuncia che, se dovesse prendere piede, potrebbe creare uno sconquasso nel panorama politico.

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