Licenziamenti confermati
La Transcom non cede, nuovo scontro con i sindacati
L’AQUILA. La Transcom non ritira i licenziamenti. È detto chiaramente nel verbale definitivo della riunione del 24 giugno al ministero dello Sviluppo economico. Durante il tavolo l’azienda aveva preso tempo, prima di rispondere alla richiesta di sospensione della procedura, arrivata dai sindacati e caldeggiata dallo stesso ministero. Ma la risposta, dopo 24 ore, è stata negativa.
Il verbale potrà essere consultato da oggi sul sito del ministero. Tre pagine, che riassumono interventi e posizioni delle parti interessate e dove si legge che alla richiesta di sospendere l’annunciata procedura di licenziamento a carico di 276 dipendenti - con altri 77 destinati al trasferimento - la Transcom «in mancanza di una visione condivisa dei presupposti di fatto posti alla base della procedura, ha risposto allo stato negativamente, dichiarandosi disponibile ad esaurire ogni possibile soluzione alternativa». Insomma, resta confermata la volontà di chiudere il call center aquilano, a causa dei «costi di funzionamento aziendale e del costo del lavoro», con una apertura solo nel caso in cui, si legge ancora nel verbale, «le parti siano capaci di trovare una soluzione rispondente alle esigenze aziendali».
Domani è previsto un nuovo tavolo, a Roma, alle 14. Un tavolo al quale l’Ugl - il sindacato che conta più iscritti fra gli operatori del call center - si siederà con una posizione durissima. «A questo punto, e di fronte a questo tipo di arroganza», dice il segretario provinciale dell’Ugl Piero Peretti, «la Transcom, per noi, può andare via anche domani. Siamo stanchi del continuo gioco al rialzo, così come sono stanchi i lavoratori. Neanche in presenza di una doppia richiesta di sospensione dei licenziamenti, sia da parte del prefetto Gabrielli che dei rappresentanti del ministero, l’azienda fa un passo indietro. Questa città così duramente colpita, può fare a meno di soggetti del genere e ha una sua dignità da difendere. Tanto più che ci sono altri imprenditori, nello stesso settore, pronti a sbarcare all’Aquila e ad assumere subito 200 persone. Se Transcom lascia, i dipendenti saranno coperti per 14 mesi e nel frattempo si individueranno altre ricollocazioni».
Diverso il punto di vista della Cgil che, invece, invita i lavoratori a essere presenti in massa, domani, davanti alla sede del ministero in via Molise, nella capitale: «Dobbiamo farci sentire in ogni modo», dichiara Marilena Scimia, «e fare di tutto per evitare che la Transcom abbandoni la città. Se il problema lamentato dall’azienda è l’alto costo del lavoro, occorre trovare insieme una soluzione che equipari, a livello nazionale, gli stipendi degli operatori dei call center».
Il verbale potrà essere consultato da oggi sul sito del ministero. Tre pagine, che riassumono interventi e posizioni delle parti interessate e dove si legge che alla richiesta di sospendere l’annunciata procedura di licenziamento a carico di 276 dipendenti - con altri 77 destinati al trasferimento - la Transcom «in mancanza di una visione condivisa dei presupposti di fatto posti alla base della procedura, ha risposto allo stato negativamente, dichiarandosi disponibile ad esaurire ogni possibile soluzione alternativa». Insomma, resta confermata la volontà di chiudere il call center aquilano, a causa dei «costi di funzionamento aziendale e del costo del lavoro», con una apertura solo nel caso in cui, si legge ancora nel verbale, «le parti siano capaci di trovare una soluzione rispondente alle esigenze aziendali».
Domani è previsto un nuovo tavolo, a Roma, alle 14. Un tavolo al quale l’Ugl - il sindacato che conta più iscritti fra gli operatori del call center - si siederà con una posizione durissima. «A questo punto, e di fronte a questo tipo di arroganza», dice il segretario provinciale dell’Ugl Piero Peretti, «la Transcom, per noi, può andare via anche domani. Siamo stanchi del continuo gioco al rialzo, così come sono stanchi i lavoratori. Neanche in presenza di una doppia richiesta di sospensione dei licenziamenti, sia da parte del prefetto Gabrielli che dei rappresentanti del ministero, l’azienda fa un passo indietro. Questa città così duramente colpita, può fare a meno di soggetti del genere e ha una sua dignità da difendere. Tanto più che ci sono altri imprenditori, nello stesso settore, pronti a sbarcare all’Aquila e ad assumere subito 200 persone. Se Transcom lascia, i dipendenti saranno coperti per 14 mesi e nel frattempo si individueranno altre ricollocazioni».
Diverso il punto di vista della Cgil che, invece, invita i lavoratori a essere presenti in massa, domani, davanti alla sede del ministero in via Molise, nella capitale: «Dobbiamo farci sentire in ogni modo», dichiara Marilena Scimia, «e fare di tutto per evitare che la Transcom abbandoni la città. Se il problema lamentato dall’azienda è l’alto costo del lavoro, occorre trovare insieme una soluzione che equipari, a livello nazionale, gli stipendi degli operatori dei call center».