Lo sposa in punto di morte: scatta il processo per l’eredità all'Aquila

In aula la vicenda legata al decesso dell’ingegner Millimaggi. Acquisito agli atti un filmato sulla sua capacità decisionale

L’AQUILA. Un matrimonio civile celebrato appena qualche ora prima del decesso dello sposo, l’ingegnere Volfango Millimaggi. Un fatto avvenuto due anni fa e subito sfociato in un procedimento giudiziario per circonvenzione di incapaci e falso. Ieri la prima udienza del processo che vede imputate quattro persone, per l’accusa responsabili, a vario titolo, di aver architettato il raggiro per mettere mano all’eredità del professionista morto a 56 anni a causa di una malattia.

Si tratta di Fabiana Ludovici, la moglie del professionista, accusata di circonvenzione d’incapaci. Sono chiamati a rispondere del reato di falso, invece, Claudio Millimaggi (fratello del professionista), la stessa Ludovici e il medico Francesco Del Signore, il quale, su istigazione degli altri due, avrebbe redatto un certificato mendace in cui si sosteneva che Volfango era in grado intendere e di volere. Un altro falso è stato contestato, oltre che a Claudio Millimaggi e alla Ludovici, anche ad Anna Cinzia Mattei, ufficiale di Stato civile del Comune di Scoppito, la quale ha attestato che il matrimonio, celebrato nella casa dell’uomo morente, si sarebbe svolto senza vizi di volontà.

In aula sono andate in scena le prime schermaglie, sull’ammissibilità di prove – tra queste un filmato sul matrimonio che testimonierebbe la capacità decisionale del defunto – e memorie, tra i difensori degli imputati (gli avvocati Attilio Cecchini, Stefano Rossi, Cesidio Gualtieri e Carla Falli), il pm Stefano Gallo e gli avvocati Marcello Madia e Giacomo Scicolone che rappresentano la parte civile (gli altri fratelli di Millimaggi che con la loro denuncia hanno dato avvio al procedimento giudiziario). Il giudice Giuseppe Grieco ha fissato per il 5 aprile 2016 la prossima udienza.

In quella sede saranno ascoltati alcuni degli undici testimoni dell’accusa. In particolare un consulente del pm, sulla cui relazione si sarebbe basata la tesi della circonvenzione. La perizia di un medico legale e di un neurologo è stata chiesta anche dai difensori degli imputati. Ma su questo punto il giudice Grieco si è riservato di decidere in una seconda fase del processo.

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