celestino V

Lo storico eremo resta chiuso Critiche dall’associazione

SULMONA. L’insegna è di quelle che indicano luoghi di interesse turistico e culturale. La trovi ai piedi della salita, in via Madonna degli Angeli, nei pressi dell’Abbazia di Santo Spirito a Morrone,...

SULMONA. L’insegna è di quelle che indicano luoghi di interesse turistico e culturale. La trovi ai piedi della salita, in via Madonna degli Angeli, nei pressi dell’Abbazia di Santo Spirito a Morrone, l’imponente complesso sorto per volontà di papa Celestino V e oggi sede di uffici di Soprintendenza e Parco della Maiella. L’insegna, quella turistica, indica che, proseguendo lungo quella strada, si giunge all’eremo di Sant’Onofrio, luogo simbolo della vita spirituale di fra Pietro. Qui il futuro papa Celestino V si ritirò definitivamente nel giugno del 1293 in eremitica solitudine. Ma, chi si avventurasse lungo quella strada, dopo poche centinaia di metri, dovrebbe fermarsi. Strada chiusa. Sbarrata. Ancora oggi, come dal 21 maggio 2010, giorno in cui un'ordinanza sindacale ne dispose la chiusura per pericolo di caduta massi. Il tempo sembra essersi fermato per quei luoghi. Non per celestiniana esigenza spirituale. Ma bloccato. Schiacciato, da giri di burocrazie e decisioni che tardano ad arrivare. Parliamo con Giulio Mastrogiuseppe, presidente dell’associazione Celestiniana che, ai piedi dell’eremo, gestiva un piccolo bar-chalet. «Dalle ultime informazioni che abbiamo», spiega, «sembra che sia stato autorizzato dalla Regione l’interevento della Provincia (per circa 25mila euro, ndc) per la risistemazione del sentiero che conduce all’eremo e sanare così la situazione che due anni fa portò alla sua chiusura». Riapertura vicina dunque? «Dopo l’intervento l’iter prevede il sopralluogo della Forestale», continua Mastrogiuseppe, «e, a quel punto, il sindaco potrebbe decidere per la riapertura». Intanto – ironia di uno strano destino – nei giorni scorsi la giunta ha deliberato un intervento di «insignistica celestiniana» per 40mila euro. «Senza voler entrare nel merito del progetto, di cui non conosciamo le caratteristiche, e sull’utilità di questa spesa, che rischia di fare idealmente il paio con quella sostenuta per la campagna di comunicazione in cui sono stati affissi in città manifesti raffiguranti l’Eremo di Celestino», dice Mastrogiuseppe.

«Prima di pensare a improvvisate quanto controproducenti operazioni di “marketing”, non è il caso di pensare prima al prodotto turistico e culturale?». È questa la domanda che il presidente dell’associazione Celestiniana rivolge, non troppo retoricamente, agli amministratori. Soprattutto considerando che i segni di due anni di chiusura all’eremo di Celestino si stanno facendo sentire. Lo chalet, oggetto di ripetuti atti vandalici è semidistrutto, e, lentamente stanno andando in rovina anche gli affreschi Tre-Quattrocenteschi della piccola chiesetta nascosta tra i monti di un nascosto angolo d’Abruzzo.

Annalisa Civitareale

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