Lo strazio degli amici: «Una morte assurda»
Lutto al Gran Caffè che si trova accanto alla ricevitoria gestita dal giovane Il barista: «L’ho chiamato al telefono ma il cellulare squillava a vuoto»
L’AQUILA. Ieri mattina, i giornali non sono arrivati. Cristian Carosi li consegnava ogni giorno al Gran Caffè, separato dalla sua tabaccheria solo da una vetrata. Vetrata rimasta chiusa, così come è rimasto chiuso l’ingresso principale della tabaccheria. I dipendenti del locale di viale Corrado IV sono stati tra i primi a sapere dell’incidente, avvisati dai familiari del 39enne morto nello schianto sulla statale 80 a bordo della sua Smart. «È stato uno choc per tutti noi», spiega Giovanni Quaglieri, mentre allestisce la tavola in vista del pranzo. «Lavoravamo praticamente insieme, in questo spazio condiviso, sin da quando i nostri titolari dell’attività hanno deciso di spostare il Gran Caffè qui». Mentre parla, un giovane collega dietro al bancone annuisce e ricorda che Carosi prendeva ogni mattina un caffè da loro, proprio quando era ora di avviare l’attività. «Quando ho visto che tardava ad arrivare», commenta Cristino Vacca, «ho provato a telefonargli, ma il cellulare squillava a vuoto». Visibilmente scosso Stefano Rispoli, che ha in carico la gestione del locale ora che i due soci sono a Philadelphia, fa fatica a spiegare il fatto al telefono. L’altro capo arriva proprio oltreoceano: Michele Morelli, il titolare, vuole sapere tutto dell’incidente. Entrambi sono increduli. «Cristian lascia una moglie giovane e un figlio piccolo», rimarca Rispoli. «È una tragedia troppo grande». Carosi non gestiva soltanto la tabaccheria di viale Corrado IV, coadiuvato da suo cugino Gianluca. Insieme a sua sorella Arianna e con la collaborazione di un’altra cugina, Chiara, sorella di Gianluca, portavano avanti l’attività di un bar a ridosso del vecchio tribunale. Un box che stava per espandersi. Il trasferimento sul lato opposto della strada, nello spazio adiacente al ristorante Gusto, è imminente. «Per questi ragazzi sarebbe stato un passo importante», dice Vincenzina Evangelista, titolare dell’edicola all’inizio di via XX Settembre, «e invece su questa famiglia grava una tragedia per certi versi inspiegabile: come si può pensare di dover trovare un cinghiale su una strada di così grande comunicazione? Mi chiedo come sia possibile». Mentre parla, alcuni clienti rimarcano il fatto che la presenza di questi animali a valle sia sempre più massiccia. «È evidente che il numero di cinghiali è ancora troppo alto», valuta qualcuno, «segno che l’abbattimento selettivo non funziona». La morte di Carosi rappresenta soprattutto uno choc per la comunità di Cagnano Amiterno: la sua famiglia è originaria di Collicello. «Bellisario, il padre del ragazzo, è membro dell’assise civica», ricorda il consigliere comunale Graziano Santucci, «così come lo è Berardino Romano, un cugino».
Fabio Iuliano
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