Lolli frena l’esperimento
Il vicepresidente della Regione: stop per ora, ma non vogliamo fermare la ricerca
L’AQUILA. Stop alla simulazione dell'esperimento sui neutrini Sox. Fino a quando il bacino idrico del Gran Sasso non sarà messo in totale sicurezza e isolato rispetto alle attività dei Laboratori di fisica e dell'autostrada, tutte le attività che possono avere impatto su di esso dovranno passare al vaglio del tavolo regionale nato all'indomani della crisi idrica che a primavera lasciò decine di Comuni senz'acqua per valori fuori norma dovuti, forse, a una contaminazione con sostanze usate nei Laboratori. Non c'è attività per la quale si possa derogare a questo principio. A ribadirlo ieri in una conferenza stampa convocata per fare chiarezza sul caos generato intorno a un test propedeutico all'avvio dell' esperimento Sox (esperimento sui neutrini che si svolgerà nei primi mesi del 2018 nel laboratorio sotterraneo del Gran Sasso), è stato ieri il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli. Il quale presiede il tavolo sulla sicurezza del sistema idrico riguardante tutti i soggetti che vi hanno a che fare: quindi anche i Laboratori del Gran Sasso. Una corsa, quella di Lolli, per cercare di «rimediare il rimediabile», dopo che l'avvio della simulazione senza il rispetto delle procedure stabilite nel Protocollo sulla sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso da parte dei Laboratori ha generato una moltitudine di polemiche, allarmi, preoccupazioni. E anche per ridare a questo punto una sua autorevolezza a un Protocollo che, per qualcuno, ha fallito in partenza il suo obiettivo di trasparenza e sicurezza. «Tutto questo caos per un camion vuoto!», si è lasciato scappare Lolli, in riferimento al fatto che la simulazione ha riguardato appunto il trasporto e l'ingresso nei laboratori di camion che ipoteticamente potrebbero trasportare una sorgente radioattiva, prove di trasporto iniziate quattro giorni fa con l’arrivo di un container simile a quello che nel 2018 dovrebbe trasportare, la sorgente radioattiva prodotta dal combustibile del reattore nucleare russo di Mayak, ora in disuso. «Bastava che i Laboratori di fisica lo comunicassero, «ha tuonato il vicepresidente. Invece così non è stato e adesso i Laboratori dovranno ricominciare tutto da capo. Interruzione temporanea e non blocco dell'esperimento perché, ha spiegato Lolli, «noi siamo favorevoli agli esperimenti: d'altra parte si tratta di Laboratori che fanno ricerca di Fisica nucleare. Nel senso, però, non della ricerca sull'energia nucleare, ma sul “nucleo” delle cellule: non c'è alcun pericolo Fukushima o Chernobyl». Di questa attività il tavolo congiunto del Gran Sasso non è stato in nessun modo informato «per cui chiediamo di sospendere qualunque attività, senza prima condividerla e valutarla, per evitare rischi di interferenza con le acque del bacino idrico del Gran Sasso».
Insomma, un «fraintendimento», dovuto a ingenuità, probabilmente. «Il Laboratorio, con il suo direttore Stefano Ragazzi, si è scusato e ci ha assicurato tutta la sua disponibilità, ma adesso l'esperimento dev'essere protocollato dall'inizio. Noi vogliamo conoscere le carte, esprimere una valutazione. I Laboratori dovranno produrre le documentazioni necessarie per metterci a conoscenza e chiederci le autorizzazioni per il prosieguo di questa attività specifica». D'altra parte stessa situazione si verificò alcuni mesi fa con la società Strada dei Parchi, quando i lavori di tinteggiatura delle gallerie autostradali del traforo del Gran Sasso, previsti nella tarda primavera, vennero fatti sospendere per lo stesso motivo di alcuni mesi: ma allora la questione “contaminazione” delle acque di captazione era appena esplosa. Obiettivo della stringente normativa del Protocollo per la sicurezza idrica è arrivare alla totale messa in sicurezza del sistema di captazione delle acque, «concepito male sin dall'inizio», ha detto Lolli, «e non del tutto esente da possibili interferenze, e sino ad allora alle autorizzazioni statali si dovranno aggiungere anche le nostre».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Insomma, un «fraintendimento», dovuto a ingenuità, probabilmente. «Il Laboratorio, con il suo direttore Stefano Ragazzi, si è scusato e ci ha assicurato tutta la sua disponibilità, ma adesso l'esperimento dev'essere protocollato dall'inizio. Noi vogliamo conoscere le carte, esprimere una valutazione. I Laboratori dovranno produrre le documentazioni necessarie per metterci a conoscenza e chiederci le autorizzazioni per il prosieguo di questa attività specifica». D'altra parte stessa situazione si verificò alcuni mesi fa con la società Strada dei Parchi, quando i lavori di tinteggiatura delle gallerie autostradali del traforo del Gran Sasso, previsti nella tarda primavera, vennero fatti sospendere per lo stesso motivo di alcuni mesi: ma allora la questione “contaminazione” delle acque di captazione era appena esplosa. Obiettivo della stringente normativa del Protocollo per la sicurezza idrica è arrivare alla totale messa in sicurezza del sistema di captazione delle acque, «concepito male sin dall'inizio», ha detto Lolli, «e non del tutto esente da possibili interferenze, e sino ad allora alle autorizzazioni statali si dovranno aggiungere anche le nostre».
©RIPRODUZIONE RISERVATA