Lolli: «Gran Sasso, un futuro condiviso»

Il vicepresidente della Regione mediatore sul caso degli impianti avversati dagli ambientalisti

L’AQUILA. «Questa città è divisa in due categorie: una molto grande di gente che parla. E una molto piccola di gente che cerca di fare le cose. Io faccio parte di questa seconda categoria». Il vicepresidente della giunta regionale Giovanni Lolli, dopo la battaglia per ottenere il rifinanziamento delle attività (per il 2014) dell’Istituzione sinfonica abruzzese, avvenuto in “zona Cesarini” quando tutti ne aspettavano il fallimento, ora è impegnato sul fronte Gran Sasso. Il progetto di sviluppo turistico è finito sotto attacco da parte delle associazioni ambientaliste. La mediazione di Lolli ha placato quegli «animalisti in posizioni un po’ più estreme», che di progetti di rifacimento degli impianti invernali non ne volevano sapere. Un «piccolo passo avanti», lo definisce Lolli, che però non apre la strada a velleità elettorali. La competizione Cialente-Trifuoggi? Per Lolli «sono normali fibrillazioni in vista delle amministrative». È lui stesso a invitare a pensare ad altro chiunque voglia invitarlo a candidarsi a sindaco dell’Aquila. «Mi pare sia giusto che mi lascino fare questo mio lavoro per L’Aquila e l’Abruzzo dentro la Regione e che qualcun altro faccia il sindaco. Mi batterò», rimarca, «affinché la città continui a essere governata dal centrosinistra. Poi, se non si trova nessuno e si rischia di riconsegnare il Comune alla destra...».

La seggiovia delle Fontari sarà realizzata?

«Non si tratta soltanto delle Fontari. Stiamo lavorando con il Comune affinché sull’intera partita Gran Sasso ci sia condivisione. Io ho accolto un’istanza, che mi arrivava da più parti, di ricompattare punti di vista distanti. E siamo andati a dirlo agli ambientalisti, che possono dare proposte positive, ma anche gravare con ricorsi. Abbiamo, invece, trovato punti di condivisione, perché il Gran Sasso è la montagna di tutti e ciascuno deve contribuire al suo sviluppo. Oggi, poi, sarà la volta del comitato referendario, al quale diremo la stessa cosa».

Che cosa sarà il Gran Sasso del futuro?

«Rimarrà un Parco. Contenporaneamente, sarà il primo distretto turistico di montagna e un sistema economico con attività sportive sia invernali che estive e poi il grande “Cammino del Gran Sasso” in vista del Giubileo. I sentieri li stiamo già rifacendo con 2,5 milioni di euro, poi toccherà ai rifugi. Le località sciatorie saranno tre: Pietracamela, Prati di Tivo e Campo Imperatore, che ridiventerà “Campo Imperatore-Montecristo” senza cubature aggiuntive. Quanto alla gestione degli impianti, io affiderei la loro progettazione e gestione alla ditta che vincerà la gara di privatizzazione del Gran Sasso».

Come ha affrontato la spinosa questione con la complessa galassia ambientalista?

«Su tre argomenti. Primo: lo sviluppo del Gran Sasso non può essere affidato soltanto allo sci da discesa, bensì a una visione più ampia di cui il Parco è parte integrante. Poi c’è il Piano d’area, che prevede che ci siano impianti su Montecristo, la Fossa di Paganica e il collegamento con la stazione di monte. Gli ambientalisti hanno fatto osservazioni sull’impianto di collegamento tra la Fossa di Paganica e la Scindarella e abbiamo rassicurato che tutto avverrà secondo le leggi. Infine le Fontari, per le quali ci affidiamo alla commissione Via che si riunirà tra 10 giorni».

Ci saranno modifiche alle Zps (Zone di protezione speciale) e Sic (Siti di interesse comunitario), le aree di particolare rispetto ambientale?

«Se il Sic è ostativo, apriremo una complessa procedura per cambiarlo. Ma spero non sia necessario, ci sono luoghi in Italia in cui anche in presenza di queste zone sono stati realizzati progetti compatibili, come ad Asiago».

Si rischia di perdere i fondi Fas destinati agli impianti?

«Si faranno incontrare le due società che hanno risposto al bando e si chiederà se sono d’accordo sul fatto che, al momento in cui emergerà il nome della vincitrice, l’altra non metterà in campo azioni contestative. Poi, sarà l’apertura della busta a segnare l’ufficialità dell’assegnazione provvisoria dei fondi».

Marianna Gianforte

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