Lusi, al setaccio il patrimonio immobiliare
Compravendite effettuate anche dai parenti. L'ex presidente Rutelli: gli chiederò i danni
PESCARA. La guardia di finanza passa al setaccio il patrimonio immobiliare di Luigi Lusi, il senatore abruzzese (è di Capistrello) ed ex tesoriere della Margherita indagato per appropriazione indebita aggravata in relazione all'ammanco di 13 milioni di euro dai bilanci del partito. Alcuni beni sono intestati ai parenti. Al vaglio ci sono oltre trenta milioni in uscita tra il 2007 e il 2011. Intanto l'ex presidente della Margherita, Francesco Rutelli, annuncia che chiederà i danni a Lusi.
Ieri il Fatto quotidiano si è soffermato sul patrimonio immobiliare del senatore ex Pd e ha scoperto che i beni comprati di recenti nella capitale erano stati spartiti tra fratelli e nipoti. Da un box in via Flaminia 52 comprato per 100 mila euro dalla società Paradiso Immobiliare allo studio dello stesso senatore. Il Fatto quotidiano cita, ad esempio, la nipote di Lusi, figlia del fratello Antonino (attuale sindaco di Capistrello), avvocatessa che figurava nello studio dello zio, e che compra un appartamento in un palazzo in via Salaria: 815 mila euro.
L'altro nipote del senatore, sempre secondo l'inchiesta del quotidiano, avrebbe invece comprato il 25 giugno del 2009, a pochi metri dalla sorella sulla stessa strada e sempre con affaccio su Villa Ada, un appartamento più grande per 900mila euro (prezzo dichiarato nel rogito). Lo stesso giorno avrebbe comprato anche un box dietro l'angolo per 80 mila euro. «È un periodo di grande fermento immobiliare per i Lusi», scrive il quotidiano: la moglie del figlio del senatore, il 25 ottobre del 2010 avrebbe comprato l'usufrutto della terza villa di Ariccia, quella di 480 metri quadri circondata da un parco di altri 6mila metri quadri. Il caso vuole che la società nuda proprietaria della villa presto fallisce e tutto va all'asta. L'offerta vincente arriva a dicembre del 2011 da un parente vicino ai Lusi: 570 mila euro circa. Tuttavia l'affare salta perché nel frattempo è scoppiato lo scandalo e la banca non ha più concesso il prestito.
Il sindaco di Capistrello viene citato sempre del Fatto quotidiano perché il 15 novembre 2010 acquista un box in via Salaria. «I beni della mia famiglia, intesa come quelli di mio papà Antonino e dei suoi due figli, non c'entrano nulla con le vicende di mio zio Luigi», ha detto il figlio del sindaco interpellato dai giornalisti del quotidiano, «mio padre ha lavorato e guadagnato bene per una vita. Può giustificare fino all'ultimo euro le sue proprietà».
Intanto nei confronti del senatore resta aperto anche il fronte politico. «Lusi Ha ammesso di essersi arricchito con soldi che non gli spettavano, io quando l'ho incontrato gli ho detto che era l'ultima volta che parlavo con lui, non gli rivolgerò mai più la parola. E gli chiederò i danni per questa storia», ha avuto modo di dire Francesco Rutelli, leader dell'Api. «Lusi ha sempre avuto la fiducia di tutti, prima nella Margherita ma anche nel Pd», ha aggiunto Rutelli, «è stato eletto come tesoriere, non scelto solo da me. E aveva il potere che hanno tutti i tesorieri nei partiti, un potere importante. Era riconosciuto come persona arcigna, severa, sui soldi persino un rompiscatole. Insomma, si può dire che ci eravamo il-lusi e siamo rimasti de-lusi. Cercheremo di recuperare tutti i soldi fino all'ultimo centesimo».
Ieri il Fatto quotidiano si è soffermato sul patrimonio immobiliare del senatore ex Pd e ha scoperto che i beni comprati di recenti nella capitale erano stati spartiti tra fratelli e nipoti. Da un box in via Flaminia 52 comprato per 100 mila euro dalla società Paradiso Immobiliare allo studio dello stesso senatore. Il Fatto quotidiano cita, ad esempio, la nipote di Lusi, figlia del fratello Antonino (attuale sindaco di Capistrello), avvocatessa che figurava nello studio dello zio, e che compra un appartamento in un palazzo in via Salaria: 815 mila euro.
L'altro nipote del senatore, sempre secondo l'inchiesta del quotidiano, avrebbe invece comprato il 25 giugno del 2009, a pochi metri dalla sorella sulla stessa strada e sempre con affaccio su Villa Ada, un appartamento più grande per 900mila euro (prezzo dichiarato nel rogito). Lo stesso giorno avrebbe comprato anche un box dietro l'angolo per 80 mila euro. «È un periodo di grande fermento immobiliare per i Lusi», scrive il quotidiano: la moglie del figlio del senatore, il 25 ottobre del 2010 avrebbe comprato l'usufrutto della terza villa di Ariccia, quella di 480 metri quadri circondata da un parco di altri 6mila metri quadri. Il caso vuole che la società nuda proprietaria della villa presto fallisce e tutto va all'asta. L'offerta vincente arriva a dicembre del 2011 da un parente vicino ai Lusi: 570 mila euro circa. Tuttavia l'affare salta perché nel frattempo è scoppiato lo scandalo e la banca non ha più concesso il prestito.
Il sindaco di Capistrello viene citato sempre del Fatto quotidiano perché il 15 novembre 2010 acquista un box in via Salaria. «I beni della mia famiglia, intesa come quelli di mio papà Antonino e dei suoi due figli, non c'entrano nulla con le vicende di mio zio Luigi», ha detto il figlio del sindaco interpellato dai giornalisti del quotidiano, «mio padre ha lavorato e guadagnato bene per una vita. Può giustificare fino all'ultimo euro le sue proprietà».
Intanto nei confronti del senatore resta aperto anche il fronte politico. «Lusi Ha ammesso di essersi arricchito con soldi che non gli spettavano, io quando l'ho incontrato gli ho detto che era l'ultima volta che parlavo con lui, non gli rivolgerò mai più la parola. E gli chiederò i danni per questa storia», ha avuto modo di dire Francesco Rutelli, leader dell'Api. «Lusi ha sempre avuto la fiducia di tutti, prima nella Margherita ma anche nel Pd», ha aggiunto Rutelli, «è stato eletto come tesoriere, non scelto solo da me. E aveva il potere che hanno tutti i tesorieri nei partiti, un potere importante. Era riconosciuto come persona arcigna, severa, sui soldi persino un rompiscatole. Insomma, si può dire che ci eravamo il-lusi e siamo rimasti de-lusi. Cercheremo di recuperare tutti i soldi fino all'ultimo centesimo».