Macerie, rebus in 7 mosse
Vertice col prefetto. I sindaci: no ad Avezzano.
L’AQUILA. Lo smaltimento in sette mosse. Il piano è messo a punto da prefetto, Protezione civile, Regione, tecnici e sindaci dei Comuni del cratere tranne uno, Avezzano, che si presenta al tavolo con l’assessore all’Ambiente e l’amministratore delegato dell’azienda consortile che tratta i rifiuti della Marsica. E che fa una proposta: vuole le macerie dell’Aquila. Ma i sindaci del cratere sono contrari.
FINA SI SMARCA. L’assessore provinciale all’Ambiente Michele Fina, promotore del confronto sulla questione nodale della ricostruzione, si smarca dalla presenza della delegazione tutta avezzanese. «Queste convocazioni non sono state fatte dalla Provincia ma dalla Regione, che ha chiesto anche che gli invitati intervenissero». Regione rappresentata dall’assessore Daniela Stati, concittadina dell’assessore Aureliano Giffi, affiancato da Alberto Torelli (Aciam). I sindaci del cratere, almeno quelli intervenuti al confronto (presenti, tra gli altri, amministratori di Campotosto, Carapelle Calvisio, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Cocullo, Fontecchio, Ocre, Ofena, Pizzoli, Poggio Picenze, Prata d’Ansidonia, San Pio delle Camere, Sant’Eusanio Forconese, Tornimparte, Fossa e il commissario straordinario di Tione degli Abruzzi) si dicono contrari alla proposta dell’Aciam. «I rifiuti nostri ce li portiamo nelle cave dismesse. Non vediamo il motivo di doverli trasportare fino ad Avezzano. Con quali mezzi? E, soprattutto, chi paga?», è lo sfogo di uno dei sindaci, all’uscita di una riunione a porte chiuse con tanto di alternanza di «guardiani» sull’uscio.
IL RETROSCENA. Prima di esplicitare la proposta, la delegazione marsicana guadagna l’uscita per fare il punto della situazione. «Il conferimento lo facciamo noi, non ti pare?». «Sì, ma cosa ci guadagna il Comune di Avezzano?». «Noi la lanciamo come disponibilità. Poi vediamo quello che succede». Al rientro in sala, nella palazzina C1 della caserma della Finanza di Coppito, l’azienda comunica la sua disponibilità a ricevere qualcosa dei tre milioni di metri cubi di macerie. Chi è in sala riferisce di un certo imbarazzo tra i presenti, che fuori la porta diventa esplicito. Così il sindaco di San Pio delle Camere Giovannino Costantini: «Alle macerie dei Comuni del cratere non pensa nessuno e le soluzioni proposte sono fuori dalla realtà. Nel mio paese ho avuto crolli totali e vi sembra possibile che io mi carico le macerie e le vado a portare ad Avezzano? Noi vogliamo utilizzare le cave nostre, chi ci vuole speculare lo mettiamo alla porta.
Le pietre e i pezzi importanti salvati li vogliamo vicini a noi, sul nostro territorio. Ma vogliamo muoverci, nel rispetto delle norme, in tutta autonomia e senza decisioni calate addosso dall’alto». Concordano Francesco Di Marco sindaco di Prata d’Ansidonia e Bruno D’Alessio sindaco di Campotosto. «Perché Teges e perché Avezzano?», si chiedono gli amministratori. «Se sono demolizioni pulite e controllate cosa impedisce di metterle nelle cave?». I sindaci promettono battaglia, il dibattito continua e intanto le macerie sono al loro posto.
LE SETTE MOSSE. 1) Individuare le ditte specializzate che dovranno sostituire i vigili del fuoco nella raccolta delle macerie. 2) Utilizzare anche le cave dismesse, oltre a quelle autorizzate, per ampliare il numero dei siti dove depositare temporaneamente le macerie (attualmente esiste solo la ex Teges, che serve solo L’Aquila). 3) Accelerare il passaggio delle macerie dai depositi temporanei ai centri di recupero degli inerti. 4) Utilizzare la disponibilità delle discariche, a partire da quella di Barisciano, per il conferimento degli inerti. 5) Sollecitare il governo a proporre all’Unione Europea una semplificazione delle norme comunitarie. 6) Agevolare la filiera del riutilizzo delle macerie, con agevolazioni fiscali (in questo modo diventa meno costoso e più conveniente riusare il materiale riciclato rispetto alle materie prime). 7) Consorziare i piccoli Comuni per risolvere insieme i problemi delle macerie. Queste le sette proposte emerse dall’incontro. Presto sarà predisposto un documento programmatico elaborato dai tecnici di Regione, Provincia, Comuni e Protezione civile che sarà sottoposto agli organi politici per l’approvazione.
IL PREFETTO. «Servono proposte concrete messe in fila dai tecnici che devono individuare le situazioni più risolvibili mentre il livello politico deve individuare gli strumenti, anche a livello di ordinanze, che possano sveltire la procedura». Questa la dichiarazione del prefetto Franco Gabrielli nel lasciare la sala. «Ci sono questioni immediatamente affrontabili e altre di più ampio respiro. Occorre una ridefinizione delle cogenze delle disposizioni comunitarie. Vista la situazione si potrebbe chiedere anche una moratoria. È necessaria anche una più puntuale verifica dei siti a disposizione. Occorre vedere da subito i siti temporanei dove portare i rifiuti che non sono semplici da gestire perché bisogna fare il vaglio dei vari materiali reperiti. Per gli inerti, che sono l’80%, bisogna auspicare la possibilità di trattarli affinché non siano un peso e per puntare a fare di un problema una risorsa».
DOVE VANNO I RIFIUTI. I 30 selezionatori che, a turno, lavorano, a mano, le 500 tonnellate al giorno che vengono portate al sito temporaneo ex Teges, quando trovano borse, gioielli, denaro, portafogli, album di fotografie e altri oggetti di affezione li selezionano, li raccolgono e li consegnano ai carabinieri che si mettono alla ricerca, ove possibile, dei proprietari. Mentre l’amianto viene smaltito a parte, da ditte specializzate, la plastica, il legno, il ferro e gli altri materiali recuperabili vengono accantonati in attesa dei bandi per chi dovrà riceverli. Costi, ferro a parte, a carico della collettività.
CHI C’ERA. Tra i presenti al vertice anche la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, l’assessore all’Ambiente del Comune dell’Aquila Alfredo Moroni, i rappresentanti di Protezione Civile (tra i quali Roberto Pizzi responsabile funzione Ambiente del Dicomac), vigili del fuoco, Forestale, dell’aquilana Asm e della marsicana Aciam.
FINA SI SMARCA. L’assessore provinciale all’Ambiente Michele Fina, promotore del confronto sulla questione nodale della ricostruzione, si smarca dalla presenza della delegazione tutta avezzanese. «Queste convocazioni non sono state fatte dalla Provincia ma dalla Regione, che ha chiesto anche che gli invitati intervenissero». Regione rappresentata dall’assessore Daniela Stati, concittadina dell’assessore Aureliano Giffi, affiancato da Alberto Torelli (Aciam). I sindaci del cratere, almeno quelli intervenuti al confronto (presenti, tra gli altri, amministratori di Campotosto, Carapelle Calvisio, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Cocullo, Fontecchio, Ocre, Ofena, Pizzoli, Poggio Picenze, Prata d’Ansidonia, San Pio delle Camere, Sant’Eusanio Forconese, Tornimparte, Fossa e il commissario straordinario di Tione degli Abruzzi) si dicono contrari alla proposta dell’Aciam. «I rifiuti nostri ce li portiamo nelle cave dismesse. Non vediamo il motivo di doverli trasportare fino ad Avezzano. Con quali mezzi? E, soprattutto, chi paga?», è lo sfogo di uno dei sindaci, all’uscita di una riunione a porte chiuse con tanto di alternanza di «guardiani» sull’uscio.
IL RETROSCENA. Prima di esplicitare la proposta, la delegazione marsicana guadagna l’uscita per fare il punto della situazione. «Il conferimento lo facciamo noi, non ti pare?». «Sì, ma cosa ci guadagna il Comune di Avezzano?». «Noi la lanciamo come disponibilità. Poi vediamo quello che succede». Al rientro in sala, nella palazzina C1 della caserma della Finanza di Coppito, l’azienda comunica la sua disponibilità a ricevere qualcosa dei tre milioni di metri cubi di macerie. Chi è in sala riferisce di un certo imbarazzo tra i presenti, che fuori la porta diventa esplicito. Così il sindaco di San Pio delle Camere Giovannino Costantini: «Alle macerie dei Comuni del cratere non pensa nessuno e le soluzioni proposte sono fuori dalla realtà. Nel mio paese ho avuto crolli totali e vi sembra possibile che io mi carico le macerie e le vado a portare ad Avezzano? Noi vogliamo utilizzare le cave nostre, chi ci vuole speculare lo mettiamo alla porta.
Le pietre e i pezzi importanti salvati li vogliamo vicini a noi, sul nostro territorio. Ma vogliamo muoverci, nel rispetto delle norme, in tutta autonomia e senza decisioni calate addosso dall’alto». Concordano Francesco Di Marco sindaco di Prata d’Ansidonia e Bruno D’Alessio sindaco di Campotosto. «Perché Teges e perché Avezzano?», si chiedono gli amministratori. «Se sono demolizioni pulite e controllate cosa impedisce di metterle nelle cave?». I sindaci promettono battaglia, il dibattito continua e intanto le macerie sono al loro posto.
LE SETTE MOSSE. 1) Individuare le ditte specializzate che dovranno sostituire i vigili del fuoco nella raccolta delle macerie. 2) Utilizzare anche le cave dismesse, oltre a quelle autorizzate, per ampliare il numero dei siti dove depositare temporaneamente le macerie (attualmente esiste solo la ex Teges, che serve solo L’Aquila). 3) Accelerare il passaggio delle macerie dai depositi temporanei ai centri di recupero degli inerti. 4) Utilizzare la disponibilità delle discariche, a partire da quella di Barisciano, per il conferimento degli inerti. 5) Sollecitare il governo a proporre all’Unione Europea una semplificazione delle norme comunitarie. 6) Agevolare la filiera del riutilizzo delle macerie, con agevolazioni fiscali (in questo modo diventa meno costoso e più conveniente riusare il materiale riciclato rispetto alle materie prime). 7) Consorziare i piccoli Comuni per risolvere insieme i problemi delle macerie. Queste le sette proposte emerse dall’incontro. Presto sarà predisposto un documento programmatico elaborato dai tecnici di Regione, Provincia, Comuni e Protezione civile che sarà sottoposto agli organi politici per l’approvazione.
IL PREFETTO. «Servono proposte concrete messe in fila dai tecnici che devono individuare le situazioni più risolvibili mentre il livello politico deve individuare gli strumenti, anche a livello di ordinanze, che possano sveltire la procedura». Questa la dichiarazione del prefetto Franco Gabrielli nel lasciare la sala. «Ci sono questioni immediatamente affrontabili e altre di più ampio respiro. Occorre una ridefinizione delle cogenze delle disposizioni comunitarie. Vista la situazione si potrebbe chiedere anche una moratoria. È necessaria anche una più puntuale verifica dei siti a disposizione. Occorre vedere da subito i siti temporanei dove portare i rifiuti che non sono semplici da gestire perché bisogna fare il vaglio dei vari materiali reperiti. Per gli inerti, che sono l’80%, bisogna auspicare la possibilità di trattarli affinché non siano un peso e per puntare a fare di un problema una risorsa».
DOVE VANNO I RIFIUTI. I 30 selezionatori che, a turno, lavorano, a mano, le 500 tonnellate al giorno che vengono portate al sito temporaneo ex Teges, quando trovano borse, gioielli, denaro, portafogli, album di fotografie e altri oggetti di affezione li selezionano, li raccolgono e li consegnano ai carabinieri che si mettono alla ricerca, ove possibile, dei proprietari. Mentre l’amianto viene smaltito a parte, da ditte specializzate, la plastica, il legno, il ferro e gli altri materiali recuperabili vengono accantonati in attesa dei bandi per chi dovrà riceverli. Costi, ferro a parte, a carico della collettività.
CHI C’ERA. Tra i presenti al vertice anche la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, l’assessore all’Ambiente del Comune dell’Aquila Alfredo Moroni, i rappresentanti di Protezione Civile (tra i quali Roberto Pizzi responsabile funzione Ambiente del Dicomac), vigili del fuoco, Forestale, dell’aquilana Asm e della marsicana Aciam.