«Mai stato condizionato»
Di Benedetto e la triade: «Sarei stato la discontinuità in ciò che avrei fatto»
L’AQUILA. Lontano dal clamore e dalle polemiche. Americo Di Benedetto, il candidato sindaco del centrosinistra, surclassato con un ribaltone a sorpresa da Pierluigi Biondi, ha affidato a un post su Facebook le sue riflessioni. Niente comunicati stampa, né dichiarazioni, segno di una sconfitta che, a distanza di qualche giorno, spenti i riflettori, si fa più bruciante.
«Ho cercato di parlare al cuore degli aquilani, non alla pancia», esordisce Di Benedetto, che si è preso un po’ di riposo lontano dall’Aquila. «Non amo le epurazioni, men che meno le sostituzioni delle persone senza l’eliminazione dei vecchi metodi. Sarei stato la discontinuità in ciò che avrei fatto, non in ciò che avrei detto, nella tipologia di lavoro e nelle relazioni, l’unico reale rinnovamento. Quello rivoluzionario».
Di Benedetto affronta, poi, il tema più spinoso: quello del legame, forte, con la triade Massimo Cialente-Giovanni Lolli-Stefania Pezzopane, nel segno di una continuità amministrativa che avrebbe indirizzato l’esito del voto finale.
«Nessuno avrebbe potuto condizionarmi perché non sono mai stato condizionato», dice a chiare lettere Di Benedetto. «L’educazione e il rispetto per gli altri non significano acquiescenza. Il problema è di chi è figlio di un percorso guidato che, per emanciparsi, non può fare altro che voler togliere di mezzo chi lo ha guidato, per l’appunto. Io non ho, né ho mai avuto di questi problemi. Sono sempre stato il frutto della mia correttezza».
Poi, il ringraziamento alla squadra, agli elettori, a chi ha creduto nel suo progetto.
«Ringrazio tutti gli aquilani e le aquilane», conclude Di Benedetto. «Mi auguro che le mie parole e il mio essere siano arrivati dritti al loro cuore. Ho sempre anteposto il sentimento ai consensi. Con il sentimento vinci sempre. Buona vita L’Aquila. Io ci sono».
Un messaggio chiaro e puntuale, che Di Benedetto ha voluto inviare alla sua città e agli elettori, ma anche a quanti hanno visto, nella sconfitta del centrosinistra, una sconfitta personale del candidato sindaco o a chi l’ha legata esclusivamente alla volontà della città di tagliare il cordone ombelicale con dieci anni di amministrazione Cialente. La senatrice del Partito democratico Stefania Pezzopane ha voluto ribadire «il risultato straordinario ottenuto da Di Benedetto al primo turno, che fa capire quanto fossimo arrivati vicini alla vittoria. Astensionismo nella nostra coalizione, qualche vendetta o rancore e i sostenitori dei sindaci esclusi dal ballottaggio che hanno sostenuto Biondi, hanno fatto questo risultato allucinante».
Resta un dato: gli oltre 4mila voti persi in quindici giorni, che hanno ribaltato il risultato di un ballottaggio dato per scontato. Su questo, e su altri aspetti del dopo-voto, il centrosinistra si sta ancora interrogando.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Ho cercato di parlare al cuore degli aquilani, non alla pancia», esordisce Di Benedetto, che si è preso un po’ di riposo lontano dall’Aquila. «Non amo le epurazioni, men che meno le sostituzioni delle persone senza l’eliminazione dei vecchi metodi. Sarei stato la discontinuità in ciò che avrei fatto, non in ciò che avrei detto, nella tipologia di lavoro e nelle relazioni, l’unico reale rinnovamento. Quello rivoluzionario».
Di Benedetto affronta, poi, il tema più spinoso: quello del legame, forte, con la triade Massimo Cialente-Giovanni Lolli-Stefania Pezzopane, nel segno di una continuità amministrativa che avrebbe indirizzato l’esito del voto finale.
«Nessuno avrebbe potuto condizionarmi perché non sono mai stato condizionato», dice a chiare lettere Di Benedetto. «L’educazione e il rispetto per gli altri non significano acquiescenza. Il problema è di chi è figlio di un percorso guidato che, per emanciparsi, non può fare altro che voler togliere di mezzo chi lo ha guidato, per l’appunto. Io non ho, né ho mai avuto di questi problemi. Sono sempre stato il frutto della mia correttezza».
Poi, il ringraziamento alla squadra, agli elettori, a chi ha creduto nel suo progetto.
«Ringrazio tutti gli aquilani e le aquilane», conclude Di Benedetto. «Mi auguro che le mie parole e il mio essere siano arrivati dritti al loro cuore. Ho sempre anteposto il sentimento ai consensi. Con il sentimento vinci sempre. Buona vita L’Aquila. Io ci sono».
Un messaggio chiaro e puntuale, che Di Benedetto ha voluto inviare alla sua città e agli elettori, ma anche a quanti hanno visto, nella sconfitta del centrosinistra, una sconfitta personale del candidato sindaco o a chi l’ha legata esclusivamente alla volontà della città di tagliare il cordone ombelicale con dieci anni di amministrazione Cialente. La senatrice del Partito democratico Stefania Pezzopane ha voluto ribadire «il risultato straordinario ottenuto da Di Benedetto al primo turno, che fa capire quanto fossimo arrivati vicini alla vittoria. Astensionismo nella nostra coalizione, qualche vendetta o rancore e i sostenitori dei sindaci esclusi dal ballottaggio che hanno sostenuto Biondi, hanno fatto questo risultato allucinante».
Resta un dato: gli oltre 4mila voti persi in quindici giorni, che hanno ribaltato il risultato di un ballottaggio dato per scontato. Su questo, e su altri aspetti del dopo-voto, il centrosinistra si sta ancora interrogando.
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