Manutenzione ferma e 3 mesi di degrado Ecco come è Sulmona
Gli operai delle cooperative comunali lavorano a singhiozzo da luglio stop alla pulizia delle strade, residenti preoccupati
SULMONA. Fra strade piene di buche, erbacce sull’asfalto e sporcizia ad ogni angolo, la città è piombata in un degrado che non ha precedenti in tempi recenti. Del resto, il lavoro a singhiozzo dei collaboratori delle cooperative comunali e lo stop forzato da fine luglio della manutenzione delle strade e del verde pubblico iniziano a far pesare fortemente i loro effetti.
Anche dopo due sit-in a palazzo San Francesco, infatti, procedono a rilento le pratiche di svuotamento dei cassonetti e di pulizia delle strade. Ma la mappa del degrado non riguarda solo le solite strade di periferia. Le tracce dell’abbandono, anzi, sono più radicate nel centro storico e si rintanano nei caratteristici vicoletti che portano su corso Ovidio.
È il caso del cortile posteriore del complesso monumentale dell’Annunziata, dove da tempo sono stati abbandonati poltrone sfondate e resti di materiale edilizio. Basta fare pochi passi più in là per piombare su un ponteggio in legno, marcio in più punti, che dal terremoto del 6 aprile 2009 sbarra il passaggio su vico dell’Ospedale, uno dei vicoli che porta al cuore del centro cittadino, piazza XX Settembre. E proprio qui si trova il negozio di Franco Casaccia, che su quei vicoli ha anche un albergo.
«La città non è mai stata così sporca», tuona il commerciante, «in questa città nelle ore che erano una volta deputate al passeggio non c’è più nessuno. E certo con questo biglietto da visita non si favorisce il turismo. Largo Salvatore Tommasi, nonostante i lavori fatti peraltro con dubbio gusto, è rimata un orinatoio a cielo aperto». Ma le responsabilità del degrado cittadino vanno addebitate anche a quei cittadini che scambiano le strade per discariche e le isole ecologiche per robivecchi dove accumulare di tutto, dal salotto sfondato al vecchio televisore ingombrante. Per rendersene conto basta fare una passeggiata al di fuori del centro storico, oppure lungo viale Togliatti all’uscita da scuola degli studenti, dove centinaia di “Pollicino” lasciano a terra cartacce unte di pizza e lattine di bibite gassate.
«È colpa della maleducazione della gente», dice la proprietaria dell’edicola che affaccia su piazza Tresca. Non c’entra nulla, invece, l’inciviltà dei cittadini con le transenne che su via Galileo Galilei provano a resistere alle intemperie e al lungo lasso di tempo dal loro posizionamento. Cioè dal gennaio 2009, quando una frana sulla Circonvallazione Orientale ha cambiato per sempre l’aspetto delle vie limitrofe alla villa comunale. Un quartiere residenziale, costituito per lo più da villette liberty che affacciano su rastrelliere in ferro anti-parcheggio piegate e cadute a terra in alcuni punti e immondizia all’esterno dei cassonetti e ai bordi del muro di cinta dello stadio comunale, dove la vegetazione ha assunto i connotati della savana.
Come accade su via Japasseri, lato parco fluviale. «Prima la città era molto più pulita», racconta Giuseppe D’Eramo mentre porta a spasso il cane. «Io abito in via Gran Sasso e da mesi non vedo uno spazzino», lo interrompe Antonio Gasbarro. Piaga di via Fiume e via Pola restano invece le buche-ricordo dell'ultima storica nevicata, ormai diventate voragini.
Federica Pantano
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