Metro, condannati due dirigenti comunali
Un anno e 4 mesi a Di Gregorio e Fabrizi, assolto l’imprenditore Eliseo Iannini
L’AQUILA. Si è concluso con due condanne e un’assoluzione il processo a carico dell’imprenditore Eliseo Iannini e dei due dirigenti comunali del settore Opere pubbliche, Mario Di Gregorio e Vittorio Fabrizi. I tre sono accusati di turbativa d’asta in merito alla gara d’appalto europea per l’assegnazione dei lavori della costruzione della metropolitana di superfivie o tranvia. L’architetto Eliseo Iannini, in qualità di amministratore del consorzio Cgrt, è stato assolto per non avere commesso il fatto, mentre gli ingegneri Di Gregorio e Fabrizi sono stati condannati a un anno e 4 mesi. I due dirigenti comunali, Mario Di Gregorio e Vittorio Fabrizi, sono stati anche condannati al pagamento di una multa di mille euro alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per la stessa durata della condanna. Il giudice ha concesso comunque la sospesione della pena e la nonmenzione.
Gli avvocati difensori deu due imputati condannati - Stefano Rossi per Di Gregorio e Attilio Cecchini per Fabrizi - hanno dichiarato che ricorreranno in Appello. Sono state le uniche parole uscite dalla bocca dei due legali, alla lettura della sentenza da parte del giudice unico, Giuseppe Romano Gargarella, dopo oltre due ore di camera di consiglio e dopo un’udienza che era iniziata ieri mattina alle 9, con le testimonianze dei periti della difesa e dei testimoni. La sentenza, emessa alle 20 di ieri sera, è stata quasi conforme alle richieste del pubblico ministero, Simonetta Ciccarelli, che aveva chiesto al giudice l’assoluzione per Eliseo Iannini e la condanna a 2 anni di reclusione per Di Gregorio e a un anno per Fabrizi. L’accusa per tutti e tre era di turbativa d’asta. I due dirigenti comunali avrebbero permesso che Iannini risultasse come unico concorrente e vincitore della gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori per la costruzione della linea della metropolitana di superficie. Ma secondo il pubblico ministero - che ha trovato d’accordo nella sua tesi il giudice Giuseppe Romano Gargarella - non ci sarebbe la prova di una eventuale collusione tra l’imprenditore e i due dirigenti comunali e Iannini non sarebbe stato favorito appositamente.
Una tesi contrastata con forza, durante il dibattimento e in sede di arringa, da parte dei legali dei due imputati condannati. Ma l’avvocato difensore di Iannini, Massimo Manieri, ha dimostrato che il suo assistito nulla sapeva dell’operato dei due dirigenti (Fabrizi ha firmato il progetto e Di Gregorio ha stilato la gara d’appalto). Tra l’Appello e l’eventuale ulteriore ricorso in Cassazione - in caso di conferma della condanna -, passerà comunque del tempo, per il “destino” dei due dirigenti condannati. Invece Iannini, che ora è definitivamente fuori dalla vicenda giudiziaria, per quanto riguarda l’accusa di turbativa d’asta, è nelle condizioni di chiedere la rescissione del contratto al Comune e di chiedere i danni, che per ora non sono quantificabili, ma saranno sicuramente ingenti, al punto che il bilancio stesso dell’ente potrebbe essere a rischio.
Gli avvocati difensori deu due imputati condannati - Stefano Rossi per Di Gregorio e Attilio Cecchini per Fabrizi - hanno dichiarato che ricorreranno in Appello. Sono state le uniche parole uscite dalla bocca dei due legali, alla lettura della sentenza da parte del giudice unico, Giuseppe Romano Gargarella, dopo oltre due ore di camera di consiglio e dopo un’udienza che era iniziata ieri mattina alle 9, con le testimonianze dei periti della difesa e dei testimoni. La sentenza, emessa alle 20 di ieri sera, è stata quasi conforme alle richieste del pubblico ministero, Simonetta Ciccarelli, che aveva chiesto al giudice l’assoluzione per Eliseo Iannini e la condanna a 2 anni di reclusione per Di Gregorio e a un anno per Fabrizi. L’accusa per tutti e tre era di turbativa d’asta. I due dirigenti comunali avrebbero permesso che Iannini risultasse come unico concorrente e vincitore della gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori per la costruzione della linea della metropolitana di superficie. Ma secondo il pubblico ministero - che ha trovato d’accordo nella sua tesi il giudice Giuseppe Romano Gargarella - non ci sarebbe la prova di una eventuale collusione tra l’imprenditore e i due dirigenti comunali e Iannini non sarebbe stato favorito appositamente.
Una tesi contrastata con forza, durante il dibattimento e in sede di arringa, da parte dei legali dei due imputati condannati. Ma l’avvocato difensore di Iannini, Massimo Manieri, ha dimostrato che il suo assistito nulla sapeva dell’operato dei due dirigenti (Fabrizi ha firmato il progetto e Di Gregorio ha stilato la gara d’appalto). Tra l’Appello e l’eventuale ulteriore ricorso in Cassazione - in caso di conferma della condanna -, passerà comunque del tempo, per il “destino” dei due dirigenti condannati. Invece Iannini, che ora è definitivamente fuori dalla vicenda giudiziaria, per quanto riguarda l’accusa di turbativa d’asta, è nelle condizioni di chiedere la rescissione del contratto al Comune e di chiedere i danni, che per ora non sono quantificabili, ma saranno sicuramente ingenti, al punto che il bilancio stesso dell’ente potrebbe essere a rischio.