Micron, i sindacati pronti a riprendere la mobilitazione

Dopo l’intesa di mobilità volontaria al ministero il silenzio: adesso si teme il ricorso al licenziamento collettivo

AVEZZANO. Nessun chiarimento sulla vertenza Micron e preoccupazione tra le parti sociali: «Siamo pronti a mobilitarci di nuovo per tutelare i lavoratori».

Sembrava essere tutto risolto e invece sulla vicenda Micron non è stata ancora scritta la parola fine. Gli esuberi annunciati dalla multinazionale negli stabilimenti italiani erano 419. Nel sito marsicano sono impiegati 84 dipendenti che si occupano di ricerca e sviluppo di cui già 17 dichiarati in esubero. I sindacati, insieme al governo, si erano dati da fare per scongiurare i licenziamenti firmando un accordo che prevedeva una serie di azioni volte a mitigare in modo sostanziale l’impatto della riorganizzazione sui lavoratori. Dopo la sigla del patto, però, non si è saputo più nulla e ora le parti sociali hanno deciso di prendere posizione temendo per il futuro occupazionale dei dipendenti.

A dicembre Fim, Fiom e Uilm e il Coordinamento Micron hanno fatto un accordo di mobilità volontaria al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza della presidenza del Consiglio, che avrebbe dovuto determinare la possibilità, per altri lavoratori, di essere assunti in St Microelectronics e la positiva soluzione della vertenza Micron. L’accordo era stato sollecitato anche dal Mise, probabilmente alla luce delle dichiarazioni fatte del premier a Catania nel mese di novembre.

«A oggi», affermano dalla Fiom Cgil, «pur avendo chiesto più volte un incontro al Mise e alla presidenza del Consiglio, non abbiamo avuto risposta e questo non ci consente di capire se il pericolo dei licenziamenti sia scongiurato. Il Mise, informalmente, ci ha comunicato che la Micron non procederà in maniera unilaterale. Tuttavia», aggiungono dalla Cgil, «non avendo avuto nessuna formalizzazione di questa decisione, è opportuno essere pronti a riprendere la mobilitazione nel caso in cui l’azienda procedesse con la riapertura di una procedura di licenziamento collettivo. Quindi, in caso la Micron dovesse avviare una procedura di mobilità per espellere i lavoratori e le lavoratrici ancora in Cigs, Fim Fiom e Uilm comunicheranno a tutti i lavoratori Micron e StM come ricominciare le azioni di mobilitazione».

Un avvertimento senza mezzi termini, quindi. Eppure l’accordo per il futuro della multinazionale Micron in Italia era piaciuto ai marsicani. I dipendenti del sito di ricerca e sviluppo rimasto in città dopo la vendita dello stabilimento all’LFoundry avevano detto sì al patto siglato al ministero per lo Sviluppo economico tra i rappresentanti della multinazionale e le parti sociali. Degli 84 lavoratori aventi diritto avevano votato in 61. In 58 avevano votato sì e 3 no. In base a quanto stabilito dall’accordo, 6 erano stati recuperati e a 7 era stata data la possibilità di trasferirsi all’estero e ai restanti 3 di attivare la mobilità e poi andare in pensione. Ora tutto potrebbe cambiare e nei prossimi giorni bisognerà capire come evolverà la situazione. Le parti sociali ora sono pronte a ripartire con la mobilitazione dopo aver atteso segnali concreti che non sono ancora arrivati.

Pietro Guida

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