Molinari al sindaco: devi sistemare il cimitero

Bacchettate del presule a Cialente sul settimanale diocesano «Vola»: la precarietà della chiesa del Soccorso è una vergogna per tutta la città

L’AQUILA. La situazione di precarietà della chiesa del cimitero attualmente ospitata in un tendone che sta per essere tolto, «è una vergogna per tutta la nostra città». Non usa mezze parole l’arcivescovo Giuseppe Molinari che bacchetta il sindaco Massimo Cialente sulla situazione del camposanto monumentale. Il presule, in pieno semestre bianco (l’11 gennaio 2013, al compimento dei 75 anni di età, scriverà al Papa la lettera di rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi) non rinuncia a rampognare i politici. Stavolta il sindaco finisce nel mirino per la chiesa del cimitero, ancora inagibile a quasi 4 anni dal sisma. Scrive Molinari sul giornale diocesano «Vola» diretto da don Claudio Tracanna: «Vorrei richiamare l’attenzione di tutti, e in particolare delle istituzioni e in modo tutto speciale dei responsabili dell’amministrazione (la chiesa del Soccorso è di proprietà del Comune!) sulla desolante situazione di questo gioiello dell’architettura religiosa. Da dopo il sisma (e sono trascorsi ormai tre anni e sette mesi!) la chiesa non è agibile. Cioè non vi possono essere celebrate le liturgie. Quel che è più grave, non vi si possono celebrare le esequie. All’inizio ci si arrangiava con una tenda. Ho ancora negli occhi le proteste dei cittadini venuti anche da fuori, che si lamentavano giustamente perché i funerali si celebravano in una tenda. E in caso di pioggia era deprimente lo spettacolo di molti che tentavano di partecipare alla liturgia riparandosi sotto gli ombrelli e difendendosi alla meglio dal vento. Successivamente la tenda è stata ampliata e rafforzata. Ma è sempre una tenda. E per vari motivi presto sarà tolta...».

E qui l’affondo: «Di fronte a questa situazione di precarietà che è una vergogna per tutta la nostra città, leggo con stupore che nel nostro Comune si prende in esame la possibilità di costruire la struttura, prevista ormai in ogni cimitero, per esaudire la volontà di chi desidera la cremazione. Una pratica che la Chiesa non riprova, nella misura in cui non diventi una negazione e una polemica sfida alla verità cattolica della risurrezione della carne. Ma la domanda è un’altra. Perché non scorgere la priorità dei problemi? Perché non impegnarsi efficacemente alla riparazione della chiesa del Soccorso? Perché non impegnarsi in un’adeguata sistemazione di tutto il cimitero? Speriamo che un degno monumento alle nostre vittime sorga anche nella nostra città e magari nel nostro cimitero. Sarebbe un bel segno di rinascita e di speranza (più di Porta Napoli! E certamente più dell’Auditorium!)».

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