Molinari e D'Ercole, difficile convivenza
Diocesi, l'Ausiliare potrebbe lasciare L'Aquila a settembre, lui smentisce ma c'è tensione
L'AQUILA. La notizia è stata subito smentita ma nella diocesi dell'Aquila e soprattutto fra i sacerdoti ha avuto l'effetto di una "bomba". Ieri mattina il sito www.prima pagina molise.it titolava un articolo bene in vista: «Don Giovanni D'Ercole nuovo vescovo di Campobasso?». L'autore del "pezzo" da quello che scrive sembra ben informato dei fatti della Curia di Campobasso tanto da ipotizzare che a settembre l'attuale vescovo Bregantini potrebbe essere chiamato ad altro prestigioso incarico (si parla addirittura della diocesi di Genova) e al suo posto dovrebbe appunto arrivare D'Ercole. Ma la questione come è evidente non è se D'Ercole diventerà o meno vescovo di Campobasso ma che dopo meno di un anno lascerebbe l'incarico di Ausiliare all'Aquila. Il Centro ha chiesto direttamente a monsignor D'Ercole una dichiarazione su quanto scritto dal giornale on line del Molise. La risposta è arrivata con un sms: «Sono seccato da queste notizie infondate anche perché mi sono affezionato e amo questa città».
Fine della trasmissione. Dunque una smentita anche se era difficile immaginare qualcosa di diverso vista la riservatezza che di solito c'è sulle nomine dei vescovi che come è noto è esclusiva competenza del Papa. Il subbuglio creato dalla notizia ha però finito per riaprire ferite che nella Curia dell'Aquila sembra non debbano mai sanarsi. Un possibile addio di D'Ercole alla diocesi dell'Aquila ha messo in allarme tanti sacerdoti che nell'arrivo di D'Ercole avevano visto un segnale di cambiamento nel modo in cui viene gestita la Curia. Monsignor D'Ercole era stato mandato all'Aquila con due incarichi precisi: curare tutta la pratica "ricostruzione" di competenza della diocesi (da qui la nascita della società Aquilakalos) con attenzione anche ai conti in profondo rosso; riorganizzare le parrocchie con spostamenti di sacerdoti e nuovi incarichi.
L'Ausiliare per almeno due mesi aveva messo a punto una sorta di piano di riorganizzazione, nulla di stravolgente, piccoli spostamenti e aggiustamenti. D'Ercole avrebbe voluto dire la sua anche sulle nomine dei Vicari, scadute a fine giugno e che andavano rinnovate. Inoltre con l'Aquilakalos aveva messo mano ai debiti maturati negli ultimi 10 anni. Ai primi di luglio monsignor D'Ercole lascia L'Aquila per un viaggio di una decina di giorni in Africa. Pochi giorni fa torna e trova una sorpresa sgradevole. In sua assenza l'arcivescovo titolare monsignor Giuseppe Molinari ha confermato tutti i Vicari (cosa che è di sua competenza ma visto che ha un Ausiliare avrebbe anche potuto chiedere un parere consultivo).
Confermare i Vicari significa che nella gestione della diocesi non cambia nulla. Inoltre D'Ercole aveva ipotizzato degli spostamenti in un paio di parrocchie (Sassa e Gignano): tornato dall'Africa ha trovato tutto fatto, fatto nel senso che le sue indicazioni sono state semplicemente ignorate. Qualcuno si è cominciato a chiedere: ma allora l'Ausiliare che ci sta a fare se non può decidere nemmeno sulle cose di sua competenza? Ma non finisce qui. Sempre al ritorno dall'Africa l'Ausiliare (che ha un controllo diretto sui conti della Curia) ha trovato un assegno in uscita di oltre 70.000 euro. Naturalmente non firmato da lui. Soldi che saranno sicuramente spesi bene ma in un momento in cui D'Ercole stava cercando di tappare un po' di falle, forse una telefonata era gesto collaborativo.
L'ipotesi Campobasso potrebbe finire per essere un modo elegante per mollare tutto senza fare troppo rumore. Vedremo fra un paio di mesi cosa accadrà. Infine un invito alla Curia: in caso di repliche oltre a parlare di giornalismo spazzatura sarebbe il caso di smentire punto per punto quanto sopra (a parte la vicenda Campobasso già smentita da D'Ercole). In nome della verità. Che non è solo quella degli altri.
Fine della trasmissione. Dunque una smentita anche se era difficile immaginare qualcosa di diverso vista la riservatezza che di solito c'è sulle nomine dei vescovi che come è noto è esclusiva competenza del Papa. Il subbuglio creato dalla notizia ha però finito per riaprire ferite che nella Curia dell'Aquila sembra non debbano mai sanarsi. Un possibile addio di D'Ercole alla diocesi dell'Aquila ha messo in allarme tanti sacerdoti che nell'arrivo di D'Ercole avevano visto un segnale di cambiamento nel modo in cui viene gestita la Curia. Monsignor D'Ercole era stato mandato all'Aquila con due incarichi precisi: curare tutta la pratica "ricostruzione" di competenza della diocesi (da qui la nascita della società Aquilakalos) con attenzione anche ai conti in profondo rosso; riorganizzare le parrocchie con spostamenti di sacerdoti e nuovi incarichi.
L'Ausiliare per almeno due mesi aveva messo a punto una sorta di piano di riorganizzazione, nulla di stravolgente, piccoli spostamenti e aggiustamenti. D'Ercole avrebbe voluto dire la sua anche sulle nomine dei Vicari, scadute a fine giugno e che andavano rinnovate. Inoltre con l'Aquilakalos aveva messo mano ai debiti maturati negli ultimi 10 anni. Ai primi di luglio monsignor D'Ercole lascia L'Aquila per un viaggio di una decina di giorni in Africa. Pochi giorni fa torna e trova una sorpresa sgradevole. In sua assenza l'arcivescovo titolare monsignor Giuseppe Molinari ha confermato tutti i Vicari (cosa che è di sua competenza ma visto che ha un Ausiliare avrebbe anche potuto chiedere un parere consultivo).
Confermare i Vicari significa che nella gestione della diocesi non cambia nulla. Inoltre D'Ercole aveva ipotizzato degli spostamenti in un paio di parrocchie (Sassa e Gignano): tornato dall'Africa ha trovato tutto fatto, fatto nel senso che le sue indicazioni sono state semplicemente ignorate. Qualcuno si è cominciato a chiedere: ma allora l'Ausiliare che ci sta a fare se non può decidere nemmeno sulle cose di sua competenza? Ma non finisce qui. Sempre al ritorno dall'Africa l'Ausiliare (che ha un controllo diretto sui conti della Curia) ha trovato un assegno in uscita di oltre 70.000 euro. Naturalmente non firmato da lui. Soldi che saranno sicuramente spesi bene ma in un momento in cui D'Ercole stava cercando di tappare un po' di falle, forse una telefonata era gesto collaborativo.
L'ipotesi Campobasso potrebbe finire per essere un modo elegante per mollare tutto senza fare troppo rumore. Vedremo fra un paio di mesi cosa accadrà. Infine un invito alla Curia: in caso di repliche oltre a parlare di giornalismo spazzatura sarebbe il caso di smentire punto per punto quanto sopra (a parte la vicenda Campobasso già smentita da D'Ercole). In nome della verità. Che non è solo quella degli altri.
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