Ingiustificabile l’affidamento di quella struttura a un solo ente In ballo un migliaio di posti di lavoro
Multisala all’Atam, è bufera
L’Uovo accusa il Comune: esclusi gli altri enti culturali
L’AQUILA. Sulla cultura, in città, c’è aria di bufera. Sotto accusa il protocollo di intesa sottoscritto, a febbraio scorso, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con Comune e Atam, che affida a quest’ultima la gestione della multisala di Monticchio. Per trasformare il cinema in un teatro occorrono 600 mila euro, da attingere al fondo di solidarietà. Ma le altre associazioni non ci stanno e rivendicano un ruolo preciso nell’operazione.
Con il terremoto L’Aquila ha perso tre teatri: il Comunale, gestito dal Tsa, il San Filippo, utilizzato dalla compagnia di teatro stabile «L’Uovo» e il Sant’Agostino, sede dell’Atam. Per mesi le associazioni aquilane hanno lavorato su progetti di sviluppo e nuove realizzazioni per restituire alla città uno spazio culturale adeguato. Progetti rimasti sulla carta.
«Il 5 febbraio scorso», afferma Ezio Rainaldi, presidente dell’Uovo, «è stato firmato un protocollo di intesa tra Presidenza del consiglio, Comune, società Sigma e Atam per l’utilizzo, in via provvisoria, della multisala di Monticchio come teatro. Immobile che dovrà essere ristrutturato e adattato attingendo al fondo di solidarietà».
La terza commissione consiliare ha chiesto chiarimenti sull’esclusione degli altri enti culturali, bocciando di fatto l’operazione. «Il Comune non ha dato seguito a nessuno dei progetti avanzati negli ultimi mesi per dotare la città di uno spazio dedicato alla cultura», sottolinea Rainaldi, «ad oggi, abbiamo disponibile sono il Ridotto del teatro, che viene utilizzato dall’Istituzione sinfonica abruzzese. Come Uovo abbiamo presentato un progetto per la realizzazione, a piazza D’Armi, di un teatro tenda offerto dalla Puglia. C’è stata anche una delibera di giunta a favore dell’iniziativa, ma il tutto si è arenato all’ufficio tecnico comunale. Stessa sorte per l’idea di un teatro a forma di uovo, da 600 posti, con camerini e sala prove, presentata alla cittadinanza qualche mese fa. Anche in questo caso non abbiamo ricevuto risposte».
A fronte di un lassismo che Rainaldi definisce «ingiustificato», il Comune ha stretto rapporti di collaborazione con l’Atam e la società Sigma, che gestisce la multisala Garden «come dimostra», evidenzia Rainaldi, «il protocollo siglato a febbraio. Non si comprende la motivazione dell’affidamento a un solo ente culturale della gestione della struttura, escludendo tutti gli altri. Sarebbe stato più opportuno convocare le associazioni che da anni operano con successo in città e che offrono lavoro e occupazione. Siamo venuti a conoscenza del protocollo di intesa solo in un secondo momento, nel corso della riunione della terza commissione consiliare».
Il presidente dell’Uovo, che proprio lo scorso anno ha festeggiato il ventennale di attività, invita alla collaborazione ricordando che «intorno al mondo culturale aquilano ruotano circa mille posti di lavoro, tra diretti e indotto. Dopo mesi di cassa integrazione, molte associazioni si sono riorganizzate, lavorando fuori città, ma l’obiettivo è tornare a fare cultura all’Aquila. Quanto ai fondi, il Comune non ha erogato, nel 2009, i contributi ordinari che sono scomparsi dalle voci in bilancio. La cultura viene associata alla ripresa del territorio, ma in sostanza si fa poco o nulla perché ciò avvenga. Siamo alle prese con un problema di carenza di spazi, prospettive e progetti».
E ancora, per Rainaldi «è emblematico come, dopo un lungo periodo di vacatio, l’assessorato alla cultura sia stato trasformato in assessorato ai grandi eventi. Un segnale negativo per le associazioni locali che vogliono continuare ad operare in questa città».
Con il terremoto L’Aquila ha perso tre teatri: il Comunale, gestito dal Tsa, il San Filippo, utilizzato dalla compagnia di teatro stabile «L’Uovo» e il Sant’Agostino, sede dell’Atam. Per mesi le associazioni aquilane hanno lavorato su progetti di sviluppo e nuove realizzazioni per restituire alla città uno spazio culturale adeguato. Progetti rimasti sulla carta.
«Il 5 febbraio scorso», afferma Ezio Rainaldi, presidente dell’Uovo, «è stato firmato un protocollo di intesa tra Presidenza del consiglio, Comune, società Sigma e Atam per l’utilizzo, in via provvisoria, della multisala di Monticchio come teatro. Immobile che dovrà essere ristrutturato e adattato attingendo al fondo di solidarietà».
La terza commissione consiliare ha chiesto chiarimenti sull’esclusione degli altri enti culturali, bocciando di fatto l’operazione. «Il Comune non ha dato seguito a nessuno dei progetti avanzati negli ultimi mesi per dotare la città di uno spazio dedicato alla cultura», sottolinea Rainaldi, «ad oggi, abbiamo disponibile sono il Ridotto del teatro, che viene utilizzato dall’Istituzione sinfonica abruzzese. Come Uovo abbiamo presentato un progetto per la realizzazione, a piazza D’Armi, di un teatro tenda offerto dalla Puglia. C’è stata anche una delibera di giunta a favore dell’iniziativa, ma il tutto si è arenato all’ufficio tecnico comunale. Stessa sorte per l’idea di un teatro a forma di uovo, da 600 posti, con camerini e sala prove, presentata alla cittadinanza qualche mese fa. Anche in questo caso non abbiamo ricevuto risposte».
A fronte di un lassismo che Rainaldi definisce «ingiustificato», il Comune ha stretto rapporti di collaborazione con l’Atam e la società Sigma, che gestisce la multisala Garden «come dimostra», evidenzia Rainaldi, «il protocollo siglato a febbraio. Non si comprende la motivazione dell’affidamento a un solo ente culturale della gestione della struttura, escludendo tutti gli altri. Sarebbe stato più opportuno convocare le associazioni che da anni operano con successo in città e che offrono lavoro e occupazione. Siamo venuti a conoscenza del protocollo di intesa solo in un secondo momento, nel corso della riunione della terza commissione consiliare».
Il presidente dell’Uovo, che proprio lo scorso anno ha festeggiato il ventennale di attività, invita alla collaborazione ricordando che «intorno al mondo culturale aquilano ruotano circa mille posti di lavoro, tra diretti e indotto. Dopo mesi di cassa integrazione, molte associazioni si sono riorganizzate, lavorando fuori città, ma l’obiettivo è tornare a fare cultura all’Aquila. Quanto ai fondi, il Comune non ha erogato, nel 2009, i contributi ordinari che sono scomparsi dalle voci in bilancio. La cultura viene associata alla ripresa del territorio, ma in sostanza si fa poco o nulla perché ciò avvenga. Siamo alle prese con un problema di carenza di spazi, prospettive e progetti».
E ancora, per Rainaldi «è emblematico come, dopo un lungo periodo di vacatio, l’assessorato alla cultura sia stato trasformato in assessorato ai grandi eventi. Un segnale negativo per le associazioni locali che vogliono continuare ad operare in questa città».
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