Niente carcere per il pirata della strada

Antidormi interrogato dal giudice resta ai domiciliari: «Sono fuggito perché ho avuto paura di essere linciato»

AVEZZANO. Niente carcere per Luigi Antidormi, il 33enne che sabato scorso ha investito due quindicenni su uno scooter, provocando la morte di uno dei due, Marco Zaurrini. «Sono fuggito perché volevano linciarmi», ha spiegato il celanese che dopo l'incidente è stato trovato positivo all'alcol test, alla cocaina e alla cannabis. Il giudice per le indagini preliminari, Francesca Proietti, ha convalidato l’arresto confermando la misura cautelare dei domiciliari. Antidormi è arrivato alle 10 in tribunale accompagnato dal fratello ed è entrato in aula dove ad attenderlo c'era il suo legale Luca Motta. Il gip, dopo averlo ascoltato, è entrato in camera di consiglio e ha comunicato la decisione intorno a mezzogiorno. L’indagato, che deve rispondere di omissione di soccorso e omicidio colposo, oltre a diversi altri reati come guida in stato di ebbrezza, è uscito dalla porta principale ed ha raggiunto l'auto per essere accompagnato a casa. «Dopo l’incidente», racconta Antidormi, «sono sceso dalla macchina per capire cosa fosse avvenuto. Ho atteso l’arrivo di altri automobilisti, aspettando che chiamassero i soccorsi. Quando è stato richiesto l’intervento del 118 stavano arrivando altre persone e per non essere linciato sono stato costretto ad allontanarmi».

A quel punto il celanese avrebbe percorso circa cinque chilometri a piedi per raggiungere casa. All’arrivo dei carabinieri, che lo hanno trovato nella sua abitazione, è scattato il fermo ed è stato eseguito il prelievo del sangue: il giovane è risultato positivo al test per alcool, cocaina e cannabis, oltre ad avere la patente scaduta da circa due anni.

«Ho fatto uso di alcol», sottolinea Antidormi, «ma solo una volta tornato a casa perché ero sotto shock e non prima di mettermi alla guida». Secondo il difensore della parte civile, Leonardo Casciere, «agli atti tutto ciò non risulta».

«Sul posto», spiega il legale, «c’era un testimone, un automobilista che si è fermato e che ha chiamato i soccorsi. Dal verbale delle forze dell’ordine non risulta l'arrivo di altre persone che avrebbero avuto l’intenzione di linciare l'investitore. In questo modo si accusa una popolazione, e quindi i celanesi, di atti che non hanno mai avuto intenzione di compiere. Auspichiamo il giudizio immediato da parte del pm. Vogliamo subito il processo». Il pubblico ministero, Maurizio Maria Cerrato ha sei mesi per decidere. Sul caso ci sono ancora indagini in corso per approfondire lo sviluppo reale dell'incidente e capire nei dettagli come si è sviluppato. Lo scooter su cui erano i due ragazzi viaggiava sulla Statale 696 a Paterno, in direzione di Celano, quando è stato tamponato dall’auto.

Pietro Guida

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