Nove auto incendiate in una notte indagato un giovane a Sumona
Identificato dopo la telefonata per rivendicare il raid fatta alla polizia
SULMONA. Per la polizia il piromane che ha incendiato decine di macchine in città ha un nome e un cognome: Massimiliano Bighencomer. È lui secondo la squadra anticrimine del commissariato di Sulmona il responsabile di buona parte delle azioni incendiarie in città. Sicuramente dell'ultima, avvenuto a fine marzo, in cui sono state date a fuoco nove auto tra via Atri, via Avezzano e via Sallustio. Il 40enne è indagato.
Ad autoaccusarsi, in base a un rapporto che la polizia ha depositato in Procura, è stato lo stesso piromane quando il giorno dopo l'ultimo evento incendiario, ha telefonato alla centrale di polizia annunciando che quello era solo l'inizio e che altre automobili, e non solo, sarebbero state incendiate nei giorni successivi se la polizia non avesse desistito dal dargli la caccia.
«Metto fuoco a mezza città se non mi lasciate stare», avrebbe detto all'operatore della centrale della polizia. In quella occasione l'operatore è stato scaltro nel tenere al telefono il presunto piromane facendogli anche ammettere la paternità delle azioni incendiarie che erano state messe in atto il giorno prima. La telefonata era arrivata da una cabina pubblica della periferia di Sulmona, la stessa dove un testimone avrebbe notato la presenza di Bighencomer.
Riscontri che sarebbero arrivati anche dall'analisi fonica della chiamata, compatibile con le caratteristiche vocali dell'indagato. Un ulteriore tassello a favore degli investigatori dovrebbe arrivare nei prossimi giorni con il risultato della perizia sulle immagini registrate dal circuito cittadino di sorveglianza e da altre telecamere la notte in cui sono state incendiate le 9 auto. (c.l.)
Ad autoaccusarsi, in base a un rapporto che la polizia ha depositato in Procura, è stato lo stesso piromane quando il giorno dopo l'ultimo evento incendiario, ha telefonato alla centrale di polizia annunciando che quello era solo l'inizio e che altre automobili, e non solo, sarebbero state incendiate nei giorni successivi se la polizia non avesse desistito dal dargli la caccia.
«Metto fuoco a mezza città se non mi lasciate stare», avrebbe detto all'operatore della centrale della polizia. In quella occasione l'operatore è stato scaltro nel tenere al telefono il presunto piromane facendogli anche ammettere la paternità delle azioni incendiarie che erano state messe in atto il giorno prima. La telefonata era arrivata da una cabina pubblica della periferia di Sulmona, la stessa dove un testimone avrebbe notato la presenza di Bighencomer.
Riscontri che sarebbero arrivati anche dall'analisi fonica della chiamata, compatibile con le caratteristiche vocali dell'indagato. Un ulteriore tassello a favore degli investigatori dovrebbe arrivare nei prossimi giorni con il risultato della perizia sulle immagini registrate dal circuito cittadino di sorveglianza e da altre telecamere la notte in cui sono state incendiate le 9 auto. (c.l.)
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