Nubifragio, danni dimenticati
Cento fra residenti e negozianti aspettano risarcimenti.
SULMONA. Più di cento richieste di risarcimento danni ferme da 14 mesi. Residenti, commercianti e Comune aspettano risposte, ma soprattutto finanziamenti da Regione e Protezione civile, per il violento nubifragio che si abbattè sulla città il primo settembre 2008. Furono danneggiati negozi, appartamenti ed edifici pubblici. A distanza di mesi esplode la protesta. Il consigliere Iannamorelli (Pd) ha presentato un’interrogazione.
LA CALAMITÀ. Il primo settembre del 2008, in pochi minuti, si scatenò un violento nubifragio, che riversò sulla città un quantitativo di acqua superiore al normale. Tanto da mettere in crisi il sistema di scolo, che non riuscì a contenere l’ingente portata di acqua piovana (a tal proposito ci fu anche un’indagine della Forestale). Più zone della città furono allagate e furono centinaia le chiamate ai vigili del fuoco.
LA CONTA DEI DANNI. In totale le richieste di risarcimento compilate in apposite schede sono 110. In gran parte riguardano privati cittadini. C’è poi una ventina di negozianti e ristoratori. Per un danno complessivo stimato di 383mila euro. I danni si riferiscono principalmente a scantinati, garage, appartamenti e negozi allagati, che necessitano di lavori di intervento sui muri bagnati dall’acqua e sui pavimenti che hanno subìto infiltrazioni.
I BENI PUBBLICI. Più complesso, invece, il discorso riferito ai palazzi di proprietà comunale. Per i quali è stata preventivata una spesa di un milione e 200mila euro. Le schede redatte per le proprietà comunali sono solo cinque, ma raggruppano diversi edifici. Fra questi i più danneggiati sono palazzo San Francesco (la residenza comunale), il palazzetto dello sport in via XXV Aprile, palazzo Mazara, il museo di Santa Chiara, il tribunale. Figurano nell’elenco anche diverse scuole cittadine.
RISPOSTE MAI ARRIVATE. Finora non sono arrivate risposte, né si sono visti soldi. Non sono certi neanche i tempi di erogazione dei contributi. Proprio ieri dall’ufficio tecnico del Comune è partito un sollecito indirizzato all’assessore regionale ai Lavori pubblici, Angelo Di Paolo, che dovrà occuparsi di smaltire le pratiche per i rimborsi. Anche se con quello che è successo dopo il terremoto c’è poco da essere ottimisti.
I RICORSI. Intanto, sono almeno due i cittadini che hanno presentato ricorso contro i tempi di attesa ormai lunghissimi. Dall’Ufficio tecnico del Comune, però, precisano che i ritardi sono da imputare esclusivamente alla Regione.
LA SPIEGAZIONE. «Abbiamo fatto tutto nel massimo rispetto della legge», spiega Pietro Tontodonato, responsabile del settore Lavori pubblici a Palazzo San Francesco, «anzichè usare i sessanta giorni di tempo previsti dalla legge per consegnare le schede di rimborso, le abbiamo inviate dopo una sola settimana. Aspettiamo quindi risposte».
L’INTERROGAZIONE. Sulla ormai annosa questione il consigliere di minoranza Antonio Iannamorelli (Pd) ha presentato un’interrogazione al sindaco Fabio Federico per conoscere il numero complessivo dei danni ai privati e i tempi per i risarcimenti. «Mi auguro di avere una risposta certa», evidenzia Iannamorelli, «perché i proprietari di immobili danneggiati sono ormai sfiduciati. Hanno diritto a sapere se, come e quando lo Stato, la Regione, la Protezione civile o il Comune li aiuteranno a superare il danno economico che hanno subìto, a causa di una calamità che poteva essere evitata».
LA CALAMITÀ. Il primo settembre del 2008, in pochi minuti, si scatenò un violento nubifragio, che riversò sulla città un quantitativo di acqua superiore al normale. Tanto da mettere in crisi il sistema di scolo, che non riuscì a contenere l’ingente portata di acqua piovana (a tal proposito ci fu anche un’indagine della Forestale). Più zone della città furono allagate e furono centinaia le chiamate ai vigili del fuoco.
LA CONTA DEI DANNI. In totale le richieste di risarcimento compilate in apposite schede sono 110. In gran parte riguardano privati cittadini. C’è poi una ventina di negozianti e ristoratori. Per un danno complessivo stimato di 383mila euro. I danni si riferiscono principalmente a scantinati, garage, appartamenti e negozi allagati, che necessitano di lavori di intervento sui muri bagnati dall’acqua e sui pavimenti che hanno subìto infiltrazioni.
I BENI PUBBLICI. Più complesso, invece, il discorso riferito ai palazzi di proprietà comunale. Per i quali è stata preventivata una spesa di un milione e 200mila euro. Le schede redatte per le proprietà comunali sono solo cinque, ma raggruppano diversi edifici. Fra questi i più danneggiati sono palazzo San Francesco (la residenza comunale), il palazzetto dello sport in via XXV Aprile, palazzo Mazara, il museo di Santa Chiara, il tribunale. Figurano nell’elenco anche diverse scuole cittadine.
RISPOSTE MAI ARRIVATE. Finora non sono arrivate risposte, né si sono visti soldi. Non sono certi neanche i tempi di erogazione dei contributi. Proprio ieri dall’ufficio tecnico del Comune è partito un sollecito indirizzato all’assessore regionale ai Lavori pubblici, Angelo Di Paolo, che dovrà occuparsi di smaltire le pratiche per i rimborsi. Anche se con quello che è successo dopo il terremoto c’è poco da essere ottimisti.
I RICORSI. Intanto, sono almeno due i cittadini che hanno presentato ricorso contro i tempi di attesa ormai lunghissimi. Dall’Ufficio tecnico del Comune, però, precisano che i ritardi sono da imputare esclusivamente alla Regione.
LA SPIEGAZIONE. «Abbiamo fatto tutto nel massimo rispetto della legge», spiega Pietro Tontodonato, responsabile del settore Lavori pubblici a Palazzo San Francesco, «anzichè usare i sessanta giorni di tempo previsti dalla legge per consegnare le schede di rimborso, le abbiamo inviate dopo una sola settimana. Aspettiamo quindi risposte».
L’INTERROGAZIONE. Sulla ormai annosa questione il consigliere di minoranza Antonio Iannamorelli (Pd) ha presentato un’interrogazione al sindaco Fabio Federico per conoscere il numero complessivo dei danni ai privati e i tempi per i risarcimenti. «Mi auguro di avere una risposta certa», evidenzia Iannamorelli, «perché i proprietari di immobili danneggiati sono ormai sfiduciati. Hanno diritto a sapere se, come e quando lo Stato, la Regione, la Protezione civile o il Comune li aiuteranno a superare il danno economico che hanno subìto, a causa di una calamità che poteva essere evitata».