OVINDOLI
Nuovi impianti e piste da sci, il Tar dà lo stop alle autorizzazioni
La sentenza annulla la realizzazione degli impianti che secondo gli ambientalisti provocano danni su flora, fauna e suolo
OVINDOLI. Il Tar dell'Aquila ha annullato definitivamente le autorizzazioni concesse dalla Regione e dal Comune per la realizzazione di nuovi impianti e piste da sci a Ovindoli che, se realizzati, secondo le associazioni ambientaliste avrebbero comportato la distruzione di oltre 10 ettari di rarissimi habitat di prateria di alta quota nel Parco del Sirente Velino con grave impatto sulle specie presenti.
Il ricorso era stato depositato dalle associazioni Salviamo l'Orso, Stazione Ornitologica Abruzzese, LIPU, Mountain Wilderness e CAI. Per le associazioni è un'importante vittoria a favore di habitat e specie rarissime protette a livello internazionale.
I giudici hanno accolto diversi dei motivi di ricorso. Si va dal mancato coinvolgimento nella procedura dei carabinieri-forestali che gestiscono la Riserva Monte Velino alla valutazione di incidenza ambientale fatta dal geometra comunale privo delle competenze necessarie, dall'aver omesso una nuova valutazione paesaggistica da parte della Soprintendenza dopo che il progetto era stato modificato alla violazione della legge istitutiva del Parco in quanto per i giudici "si tratta chiaramente di modificazioni rilevanti e irreversibili dello stato geomorfologico del paesaggio, tali da integrare l’ipotesi di danneggiamento delle formazioni minerali vietato dalla disposizione citata."
Importante anche il passaggio della sentenza sulla protezione delle rarissime specie animali presenti, come la Vipera ursinii. Scrivono i giudici che il "Sia (lo studio di impatto ambientale, ndr) dà atto che l’esecuzione delle opere di scavo comporta l’uccisione di esemplari di vipera ursinii e che le misure di mitigazione potrebbero solo limitare, ma non evitare tale evenienza, come anche confermato nelle integrazioni del 4.6.2019 che ritengono di mitigare l’impatto dell’intervento sulla specie con la “rilocazione di individui accidentalmente rinvenuti” durante i lavori. È però in assoluto incompatibile con le misure di tutela della specie, oltre che inaccettabile per le conseguenze irreversibili che potrebbero derivarne, il rischio di soppressione di un numero indeterminato di esemplari trattandosi di una tra le specie di serpente più minacciate d’Europa e quella che in Italia corre i maggiori rischi di estinzione".