Operai sfruttati, patteggiamento per due
Un anno e sette mesi a D’Errico e Otescu. Appalto Palazzo Combattenti: tutti scagionati dal gup
L’AQUILA. L’inchiesta sullo sfruttamento di operai nei cantieri della ricostruzione si avvia alla definizione. Infatti, nella giornata di ieri, davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale Giuseppe Romano Gargarella, due imputati hanno chiesto di patteggiare un anno e sette mesi di reclusione con i benefìci di legge. Un patteggiamento che andrà a buon fine visto che c’è il via libera della Procura e che sarà ratificato, salvo colpi di scena, la prossima settimana. Il provvedimento riguarda Antonio D’Errico, 61 anni, residente a Tortoreto (Teramo), e Nicolae Otescu, romeno, 48 anni, difesi dagli avvocati Francesco Valentini e Guglielmo Marconi.
Nella vicenda sono implicate anche altre persone tra le quali i noti costruttori peligni Panfilo Di Meo e Francesco Salvatore. Per questi imputati l’udienza preliminare è rinviata a martedì prossimo quando il gup si pronuncerà sulla richiesta di processo avanzata dal pm. Prima di prendere una decisione il gup deve esaminare della documentazione. Tutti gli accusati sono assistiti dagli avvocati Alessandro Margiotta, Antonio Fiorella, Giovanni Margiotta, Giancarlo Lettieri, Mirco Di Bonaventura. La difesa si fa forte di un provvedimento della Cassazione che annullò gli arresti degli imprenditori originari della Valle Peligna.
Intanto, sempre per restare in tema di ricostruzione, lo stesso gup ha archiviato l’ultima parte dell’inchiesta riguardante presunte irregolarità riguardanti l’appalto per la ristrutturazione del Palazzo dei Combattenti nei pressi della Fontana luminosa. In un primo momento era stato scagionato l’ex presidente della Fondazione Carispaq Marco Fanfani su richiesta dello stesso pm.
Ieri, infine, sono state prosciolte dall’accusa di rivelazione e utilizzazione di segreto di ufficio altre persone inizialmente indagate.
Si tratta di Roberto Piccone (impiegato della stessa Fondazione) e degli stessi imprenditori Panfilo Di Meo e Francesco Salvatore (della ditta Salvatore & Di Meo Snc), Massimo Di Donato e Giancarlo Di Bartolomeo, procuratore il primo, e amministratore unico l’altro, di una ditta edile. Si trattava di un appalto di circa tre milioni di euro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Nella vicenda sono implicate anche altre persone tra le quali i noti costruttori peligni Panfilo Di Meo e Francesco Salvatore. Per questi imputati l’udienza preliminare è rinviata a martedì prossimo quando il gup si pronuncerà sulla richiesta di processo avanzata dal pm. Prima di prendere una decisione il gup deve esaminare della documentazione. Tutti gli accusati sono assistiti dagli avvocati Alessandro Margiotta, Antonio Fiorella, Giovanni Margiotta, Giancarlo Lettieri, Mirco Di Bonaventura. La difesa si fa forte di un provvedimento della Cassazione che annullò gli arresti degli imprenditori originari della Valle Peligna.
Intanto, sempre per restare in tema di ricostruzione, lo stesso gup ha archiviato l’ultima parte dell’inchiesta riguardante presunte irregolarità riguardanti l’appalto per la ristrutturazione del Palazzo dei Combattenti nei pressi della Fontana luminosa. In un primo momento era stato scagionato l’ex presidente della Fondazione Carispaq Marco Fanfani su richiesta dello stesso pm.
Ieri, infine, sono state prosciolte dall’accusa di rivelazione e utilizzazione di segreto di ufficio altre persone inizialmente indagate.
Si tratta di Roberto Piccone (impiegato della stessa Fondazione) e degli stessi imprenditori Panfilo Di Meo e Francesco Salvatore (della ditta Salvatore & Di Meo Snc), Massimo Di Donato e Giancarlo Di Bartolomeo, procuratore il primo, e amministratore unico l’altro, di una ditta edile. Si trattava di un appalto di circa tre milioni di euro.
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