La manifestazione si terrà di nuovo a piazza Palazzo con l’obiettivo di portar via un po’ di calcinacci
Ora la protesta viaggia sulle carriole
Ma nei comitati c’è chi fa un passo indietro: troppi edifici pericolanti
L’AQUILA. Prima il blitz e la protesta sulle montagne di macerie che ricoprono piazza Palazzo, poi l’iniziativa delle «Mille chiavi per riaprire la città» che ha spinto oltre un migliaio di persone a violare la zona rossa, al grido «rivogliamo L’Aquila». Domenica un nuovo appuntamento nella «città fantasma», dove si arriverà muniti di carriole e cofani per portar via qualche palata di calcinacci.
La decisione di tornare per la terza domenica di fila a piazza Palazzo, dove persino la statua di Sallustio è quasi sparita sotto i cumuli di macerie, è stata confermata l’altra sera nel corso dell’assemblea cittadina che si è tenuta a piazza Duomo. La manifestazione comincerà alle 10 proprio a piazza Duomo dove sarà allestito anche un banchetto per la raccolta di firme volte a promuovere l’istituzione di una tassa di scopo per la ricostruzione della città.
Ma il rischio, questa volta, è di non poter oltrepassare le transenne ai Quattro Cantoni. E questo perché ci sarebbero troppi edifici pericolanti, a cominciare dall’ala della biblioteca provinciale che si affaccia proprio su piazza Palazzo. E a complicare le cose ci sarebbe anche l’impossibilità di creare un cordone di sicurezza per impedire alla gente di infilarsi nei vicoli e nelle stradine dove molti sono i palazzi non ancora messi in sicurezza. Ragioni per le quali c’è chi - come nel caso di Eugenio Carlomagno, del comitato «centro storico da salvare» - ha prima lanciato l’idea della protesta con le carriole e poi ingranato la retromarcia.
«Raccoglieremo le firme a piazza Duomo per ottenere la tassa di scopo» dice Carlomagno «e chiederemo anche a tutti i parlamentari abruzzesi di attivarsi affinché il governo dia la possibilità agli enti locali di poter risolvere, attraverso una deroga alla normativa, la questione delle macerie. Andare a raccogliere i calcinacci nella zona rossa è un gesto simbolico che possiamo attuare anche in un’altra parte della città dove non c’è il pericolo di crolli».
Diametralmente opposta la posizione degli altri comitati e dei tanti cittadini che in modo spontaneo domenica scorsa hanno deciso di ridarsi appuntamento a piazza Palazzo, davanti la sede municipale e la torre civica. Domani, proprio per poter preparare al meglio l’iniziativa, ci sarà una nuova assemblea alla tensostruttura a piazza Duomo, che in molti chiedono venga utilizzata come «spazio aperto» ad uso di tutta la città. Domenica la manifestazione partirà da piazza Duomo. Da lì gli aquilani si muoveranno fino ai Quattro Cantoni per approdare poi, superando in qualche modo le transenne e la vigilanza dei militari, nella zona rossa.
«Vogliamo solo entrare per caricare carriole e cofani con un po’ di macerie che andremo poi a svuotare nei cassoni collocati alla Villa Comunale, davanti alla sede della Regione», affermano alcuni componenti del 3e32. «Il sindaco Cialente l’altra sera, intervenendo alla nostra assemblea, ha detto che si trova nell’impossibilità di consentire l’accesso nella zona rossa, perché c’è il rischio che qualcuno possa farsi male. Ma la gente non correrà pericoli. Resteremo lì poco tempo e saremo noi a creare un cordone di sicurezza».
La decisione di tornare per la terza domenica di fila a piazza Palazzo, dove persino la statua di Sallustio è quasi sparita sotto i cumuli di macerie, è stata confermata l’altra sera nel corso dell’assemblea cittadina che si è tenuta a piazza Duomo. La manifestazione comincerà alle 10 proprio a piazza Duomo dove sarà allestito anche un banchetto per la raccolta di firme volte a promuovere l’istituzione di una tassa di scopo per la ricostruzione della città.
Ma il rischio, questa volta, è di non poter oltrepassare le transenne ai Quattro Cantoni. E questo perché ci sarebbero troppi edifici pericolanti, a cominciare dall’ala della biblioteca provinciale che si affaccia proprio su piazza Palazzo. E a complicare le cose ci sarebbe anche l’impossibilità di creare un cordone di sicurezza per impedire alla gente di infilarsi nei vicoli e nelle stradine dove molti sono i palazzi non ancora messi in sicurezza. Ragioni per le quali c’è chi - come nel caso di Eugenio Carlomagno, del comitato «centro storico da salvare» - ha prima lanciato l’idea della protesta con le carriole e poi ingranato la retromarcia.
«Raccoglieremo le firme a piazza Duomo per ottenere la tassa di scopo» dice Carlomagno «e chiederemo anche a tutti i parlamentari abruzzesi di attivarsi affinché il governo dia la possibilità agli enti locali di poter risolvere, attraverso una deroga alla normativa, la questione delle macerie. Andare a raccogliere i calcinacci nella zona rossa è un gesto simbolico che possiamo attuare anche in un’altra parte della città dove non c’è il pericolo di crolli».
Diametralmente opposta la posizione degli altri comitati e dei tanti cittadini che in modo spontaneo domenica scorsa hanno deciso di ridarsi appuntamento a piazza Palazzo, davanti la sede municipale e la torre civica. Domani, proprio per poter preparare al meglio l’iniziativa, ci sarà una nuova assemblea alla tensostruttura a piazza Duomo, che in molti chiedono venga utilizzata come «spazio aperto» ad uso di tutta la città. Domenica la manifestazione partirà da piazza Duomo. Da lì gli aquilani si muoveranno fino ai Quattro Cantoni per approdare poi, superando in qualche modo le transenne e la vigilanza dei militari, nella zona rossa.
«Vogliamo solo entrare per caricare carriole e cofani con un po’ di macerie che andremo poi a svuotare nei cassoni collocati alla Villa Comunale, davanti alla sede della Regione», affermano alcuni componenti del 3e32. «Il sindaco Cialente l’altra sera, intervenendo alla nostra assemblea, ha detto che si trova nell’impossibilità di consentire l’accesso nella zona rossa, perché c’è il rischio che qualcuno possa farsi male. Ma la gente non correrà pericoli. Resteremo lì poco tempo e saremo noi a creare un cordone di sicurezza».