Ore di fila per una visita medica

In centinaia al Cup in piedi e senza servizi igienici

SULMONA. File interminabili e ore di attesa in piedi in una piccola stanza. Esplode la rabbia degli utenti del Cup (Centro unico prenotazioni), finito sotto la lente degli inquirenti dopo una denuncia alla Procura «sui luoghi angusti e senza servizi» del Tribunale per i diritti del malato. Un problema che si trascina da anni.

In questi ultimi giorni c'è una media di 150 persone in fila, gestite da tre sportelli su quattro. Ma è da tempo che le file chilometriche sono una costante nel Cup di Sulmona.

«Chi viene qui è malato», rivendica la signora Maria Masciosci, in fila da quasi due ore, «questa attesa va contro ogni diritto dei cittadini. Nel mio caso, poi, se non mi accompagnasse mio marito che fa la fila dentro, mi sentirei persa». In questi giorni, ad esempio, per rendere più vivibile l'ambiente per le persone in coda, gli impiegati hanno dovuto aprire la porta laterale dell'ufficio.

Ma non è bastato a mandare via il «cattivo odore nella stanza», lamentano in coro gli utenti del Centro prenotazione, stanchi dell'attesa, e insistono: «Anche l'apertura della porta non risolve granchè, visto che siamo in centinaia ad affollare ogni giorno questo piccolo locale». Una situazione «aberrante», dice Luigi Fallavollita, in fila da più di un'ora, «la gente non può essere trattata in questa maniera. Io mi sono dovuto sedere sul muretto esterno per riposarmi».

Ciò che salta all'occhio subito, è il fatto che in fila ci sono soprattutto disabili e persone ovviamente con varie difficoltà di salute. Oltre 150 pazienti in attesa, e solo qualche sedia disponibile nell'angusta stanza del Cup. Risultato: la maggior parte delle persone resta in piedi. L'opinione espressa in coro: «È il delirio».

Fra gli utenti in fila ci sono anche tante persone anziane. Per loro non è difficile solo stare in piedi, per salute e per età; ma anche doverci stare senza poter usare un bagno. Il Cup di Sulmona ne è, infatti, sprovvisto. «Tribolazioni quotidiane», dicono alcuni anziani, «che non possiamo più sopportare». Ma a fare la fila per ore al Cup ci sono anche persone di mezza età o più giovani, costrette a chiedere permessi dal lavoro o a saltare lezioni all'Università per prenotare gli esami. C'è chi è entrato la mattina presto, ha preso il biglietto, è rientrato a lavoro e dopo due ore è tornato al Cup: ore di differenza fra un momento e l'altro per vedere procedere la fila di pochi utenti. «Un'assurdità», dicono. Gli impiegati agli sportelli vengono, però, scagionati. «Non dipende da loro», il signor Rosario De Amicis ne è sicuro.

E allora da chi? Qual è il problema? «Siamo stretti come sardine, mica siamo animali», insiste De Amicis. E dopo tante ora di attesa, c'è anche chi è costretto a a tornare il giorno dopo.

«È da ieri che mi trovo in questa situazione», ammette Elena Agnesi, «mi sono fatta accompagnare da mio marito per darci il cambio in fila. Ma non è giusto».

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