Pace in curia, tutti con Molinari

I preti: sei tu il nostro pastore. C'è anche una lettera di solidarietà

L'AQUILA. Il codicillo del defunto arcivescovo dell'Aquila Mario Peressin ritirato fuori da un gruppo di sacerdoti 10 anni dopo la morte del presule, ha fatto il miracolo: nella curia aquilana è scoppiata la pace. Quasi tutti i parroci hanno espresso solidarietà a Molinari.

Nel cosiddetto codicillo di Peressin, che è un'aggiunta manoscritta al testamento spirituale e materiale del presule che ha guidato la diocesi dell'Aquila per quasi venti anni, l'arcivescovo emerito, ormai in pensione, esprimeva giudizi durissimi sul suo successore (Molinari) e su altri prelati.

Il codicillo, che nella sua versione integrale era sconosciuto ai più è stato allegato a una lettera anonima fatta recapitare a decine di persone (e che il Centro al contrario di quanto afferma la Curia non ha pubblicato limitandosi a riferirne l'esistenza). Ma evidentemente il fantasma di Peressin ancora agita i sonni di chi oggi è ai vertici della diocesi e quindi è partita una controffensiva iniziata con la raccolta di centinaia di sms (vedi articolo a sinistra) a sostegno di una nota di solidarietà all'arcivescovo Molinari.

Le firme virtuali diffuse sul sito della diocesi sono del 90 per cento dei parroci (una ottantina) e di laici vicini alla Curia aquilana.

Ecco il testo: «Vogliamo esprimere la nostra solidarietà all'arcivescovo Molinari destinatario di lettere anonime pubblicate dalla stampa locale. Non condividiamo né il contenuto né il metodo di questi attacchi alla persona dell'arcivescovo e alla Chiesa aquilana tutta. In particolare noi sacerdoti parliamo anche a nome delle comunità parrocchiali a noi affidate che continuano a sostenere con l'affetto e la preghiera il nostro Pastore, apprezzandone il ministero episcopale. Sappiamo bene che l'arcivescovo è sempre disponibile al confronto sui vari problemi riguardanti la gestione della diocesi che di volta in volta gli vengono presentati. Invitiamo, infine, gli autori delle lettere anonime a uscire allo scoperto e a non utilizzare il nome del clero diocesano per sferrare attacchi all'arcivescovo a cui rinnoviamo la nostra stima e il nostro affetto».
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