la testimonianza

Parla una parrucchiera locale: la crisi mi costringe a fare così

SULMONA. Ogni mattina esce di casa con la sua borsa professionale e inizia a girare per le case di Sulmona per fare belle le sue clienti. Molto spesso non pranza ma, alla fine della giornata, è...

SULMONA. Ogni mattina esce di casa con la sua borsa professionale e inizia a girare per le case di Sulmona per fare belle le sue clienti. Molto spesso non pranza ma, alla fine della giornata, è soddisfatta del guadagno. È Jacqueline, (nome di circostanza), una delle tante parrucchiere che lavorano a domicilio in maniera clandestina, anche lei finita nel mirino della Guardia di finanza. Ora è preoccupata per le possibili conseguenze che potrebbero arrivare dall'iniziativa dei finanzieri. «Ho avuto un negozio fino a qualche anno fa ma l'ho dovuto chiudere perché con i soldi che incassavo riuscivo a malapena a pagare l'affitto e le tasse».

Perché poi ha deciso di continuare in maniera clandestina?

«All'inizio sono state alcune clienti alle quali piaceva il mio modo di pettinare, che mi hanno convinta a lavorare a domicilio. Poi, con il tempo, il giro si è allargato e anche io mi sono organizzata meglio accettando un sistema di lavoro che era conveniente sia per me che per le mie clienti che risparmiavano».

Così facendo però toglie lavoro e crea problemi alle attività che operano con regolare licenza e pagando regolarmente le tasse.

«Mi sono chiesta tante volte se era giusto comportarsi in questo modo. Poi ho pensato che come me c'erano tante altre ragazze che facevano la stessa cosa. Ho deciso di continuare, anche perché con i soldi dello stipendio di mio marito era sempre più difficile andare avanti».

Ma è proprio così difficile lavorare nel rispetto delle regole?

«Il nostro settore è molto particolare e c'è una grande concorrenza. A fronte di obblighi fiscali e amministrativi abnormi rispetto al giro d'affari che si riesce a produrre nelle nostre zone». (c.l.)

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